lunedì, Dicembre 16, 2024
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Dal Sistema 0-6 alla Scuola primaria, l’eccellenza del sistema educativo italiano

Buone notizie per la scuola Italiana: i nostri bambini della scuola primaria, rispetto ai coetanei di altri Stati del mondo, sono tra i migliori, in quanto a nove anni di età (quarta primaria) sanno leggere e comprendere un testo correttamente.

Questo dato emerge dai risultati della rilevazione internazionale quinquennale IEA PIRLS 2021 (Progress in International Reading Literacy Study) promossa dalla IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) e diretta dal TIMSS & PIRLS International Study Center presso il Boston College – sulla literacy in lettura degli studenti.

I dati sulle rilevazioni curate in Italia dai ricercatori INVALSI sono stati presentati martedì 16 maggio 2023 presso l’Auditorio dell’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma ed hanno coinvolto, nel 2021, 57 Paesi di tutto il mondo, inclusa l’Italia. Nel nostro Paese, in particolare, hanno partecipato alla rilevazione gli alunni della scuola primaria di 222 istituti.

Le rilevazioni sono state effettuate per aree geografiche del nostro Paese, divise in due raggruppamenti: Nord Ovest (550), Nord Est (542) e Centro (543), che ottengono punteggi medi statisticamente simili tra loro e superiori al punteggio medio delle aree del Sud (527) e del Sud Isole (513).

I dati relativi alle scuole del Sud e del Sud Isole bisogna, però, leggerli tenendo conto dell’eterogeneità in questi territori delle scuole, in quanto, ad eccellenze formative consolidate, si accostano scuole con alunni in evidente difficoltà di apprendimento e con elevato indice di dispersione scolastica, al quale il Governo italiano sta facendo fronte con gli investimenti a valere dei fondi del PNRR destinati ai divari territoriali.

Nonostante queste criticità, i risultati sono straordinari. I nostri studenti ottengono un punteggio medio pari a 537 punti, che li colloca al 14° posto in una classifica che vede ai primi tre Singapore, Hong Kong e la Federazione Russa, con un punteggio in linea con quello medio di altri Paesi europei ad eccezione di Finlandia (549), Polonia (549) e Svezia (544) che ottengono un risultato medio lievemente superiore a quello dei nostri studenti.

Il dato è importante in quanto ci restituisce un quadro chiaro dell’efficacia del sistema educativo di istruzione e di formazione italiano, che raggiunge punte di eccellenza negli ECEC del sistema 0-6 con le strutture di Reggio Children, invidiatoci da  tutto il mondo, e la nostra scuola dell’infanzia, la cui diffusione capillare sul territorio nazionale è talmente gradita alle famiglie italiane che, pur non essendo la frequenza della stessa obbligatoria, è frequentata da tantissimi bambini in età prescolare che muovono i loro rimi passi nei campi di esperienza della conoscenza umana.

Conoscenza che continua con la scuola primaria e la sua didattica laboratoriale per competenze, per poi subire un decremento delle prestazioni degli studenti nei percorsi successivi, soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, come emerge dai posizionamenti ottenuti nelle rilevazioni internazionali OCSA PISA successivi.

Dati che si rilevano anche nel ciclo successivo, nel quale subentra tra l’altro la dispersione scolastica degli studenti che, non raggiungendo il successo formativo sperato, alimentano una disaffezione allo studio che li porta, inevitabilmente, ad abbandonare la scuola.

E’ significativo come dei bambini motivati, pieni di iniziativa, dopo la scuola primaria, e con l’introduzione progressiva delle conoscenze epistemologiche disciplinari, si allontanino sempre più da quell’amore per lo studio che è alla base dei processi motivazionali sottintesi ad una frequenza e studio efficaci.

Un ruolo significativo lo hanno sicuramente gli ambienti di apprendimento, dalle sezioni colorate della scuola dell’infanzia, con le pareti ricchi di stimoli, agli ambienti dei primi anni della scuola primaria, con i cartelli delle lettere alfabetiche e i cartelloni dei prodotti significativi realizzati dagli studenti, alle pareti spoglie della scuola secondaria, che mostrano un disinteresse verso l’apprendimento significativo, verso la didattica per competenze, con la scuola che reitera se stessa in pratiche secolari di trasmissione del sapere, con il suo rituale della lezione frontale, dei compiti a casa, delle interrogazioni e delle verifiche scritte che, pur mantenendo la sua validità per alcuni concetti disciplinari, risulta obsoleta rispetto agli strumenti offerti dalla società tecnologica digitale di oggi.

Eppure molte scuole che hanno adottato la didattica laboratoriale, che hanno avviato Cicli di Deming sulle idee del movimento Avanguardie Educative e che si sono lanciate verso una sistematica cura degli ambienti di apprendimento oggi raccolgono i frutti, con climi ideali di apprendimento e forti ricadute sulle relazioni e sullo stare bene a scuola per insegnanti e studenti.

I fondi del PNRR per la scuola rappresentano, quindi, un’occasione di rinnovamento della didattica e degli ambienti di apprendimento, con le aule laboratorio, promosse dal Ministero a partire dalla scuola primaria, con l’aula a quadretti destinata alle STEAM e quella a righe per i saperi umanistici, che diventano aule disciplinari laboratorio nei cicli successivi e che raggiungono l’apice nelle strutture avanzate realizzate in molti istituti tecnici e ITS, giungendo, in alcuni casi, ad avere tecnologie e strumenti cosi sofisticati da competere con la stessa università.

Azioni alle quali si aggiungono le nuove tecnologie del nuovo Piano Nazionale Scuola Digitale che con le sue tre macroaree: Didattiche, Gestione dell’innovazione, Azioni di sistema, accompagnerà i docenti e le scuole ad individuare e strutturare autonomamente il proprio processo di innovazione.

Tornando agli ultimi anni della scuola primaria, è interessante comprendere che è proprio in questa fascia di età che si consolidano nei bambini le competenze di scrittura e lettura iniziate a partire dagli ultimi anni della scuola dell’infanzia con un processo di codifica e decodifica dei fonemi in grafemi e viceversa.

Un’età quindi fondamentale per il futuro successo formativo del bambino in quanto, da qui in avanti, quest’ultimo passa dall’«imparare a leggere» al «leggere per imparare».

Se queste competenze sono consolidate, il bambino sarà in grado di utilizzare la lettura come strumento per apprendere, tenendo conto che questo rimane ancora oggi il mezzo di comunicazione principale del trasferimento della conoscenza umana e che anzi si arricchisce dell’immenso patrimonio di saperi messo a disposizione dal World Wide Web (Internet)

Non a caso lo psicologo David Olson, esplorando le modalità di acquisizione della conoscenza nell’uomo e nel bambino, ha messo in luce lo stretto rapporto di interdipendenza tra sviluppo cognitivo e competenza alfabetica.

Partendo dagli archetipi junghiani caratterizzanti il contesto culturale di appartenenza, la conoscenza e lo sviluppo dei processi cognitivi si sviluppano e caratterizzano utilizzando gli strumenti, gli artefatti e le tecnologie che la cultura fornisce e, dopo che li ha padroneggiati, inevitabilmente, ne produce di nuovi. Il linguaggio scritto allora costituisce e ancora rappresenta, nelle due modalità della lettura e della scrittura, un punto centrale di convergenza di molteplici prospettive di interesse da parte degli psicologi, come Olson, dei pedagogisti e da parte delle istituzioni scolastiche, che ne definiscono gli ambiti d’uso nella scuola e ne accertano i livelli di padronanza attraverso i processi di valutazione e autovalutazione.

Dopotutto l’invenzione del linguaggio scritto, con il fonema che diventa grafema, in grado di cristallizzare il pensiero e la conoscenza dell’uomo e in seguito la sua diffusione attraverso la stampa, e oggi con le nuove e potenti tecnologie digitali sempre più portatili e integrate alla nostra struttura cognitiva, ha offerto all’uomo la forma più potente di tecnologia, la scrittura, che influenza radicalmente il modo di pensare, di costruire e di strutturare la realtà.

Questa consapevolezza del ruolo essenziale della scrittura, nei due momenti della sua comprensione e della sua produzione, spiega perché per tutti i sistemi educativi, oggi, saper leggere e saper scrivere rappresentino, oltre al far di conto, un traguardo irrinunciabile dal quale dipende il successo formativo di ogni studente e di conseguenza lo sviluppo futuro economico e sociale del territorio di riferimento.

Una scuola che cambia, ricca di tante risorse messe a disposizione dal PNRR, con una politica che investe, sono i presupposti di un cambiamento che si avvia ad essere attuato nei limiti delle risorse umane e strumentali che ogni istituzione scolastica, nella sua autonomia possiede e al quale sarebbe opportuno affiancare nuove strutture amministrative che possano farsi carico dei numerosi adempimenti necessari per la conclusione ottimale delle attività negoziali, che, attualmente, si sommano creando una criticità al carico di lavoro ordinario delle segreterie amministrative.

di Bruno Lorenzo Castrovinci

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