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Giorno del Ricordo

Giorno 10 febbraio 2023 le classi terze dell’Istituto Comprensivo “Capuana” hanno partecipato all’incontro per commemorare il “Giorno del Ricordo” nell’Aula Magna del plesso “G. Verga” alla presenza del Dirigente scolastico Dott.ssa Carmela Pino, del Vice Questore Antonio Rugolo e dell’Assistente Capo La Cava.  Questa giornata è stata istituita il 30 marzo 2004, e viene celebrata il 10 febbraio di ogni anno con lo scopo di conservare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe che sono stati colpiti da una feroce rappresaglia dai partigiani jugoslavi del maresciallo Tito dopo la seconda guerra mondiale.  Fu scelta proprio questa data, per la commemorazione, perché il 10 febbraio 1947 fu firmato il trattato di Parigi con il quale l’Italia cedeva l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia.  

Il Vice Questore Antonino Rugolo ci ha parlato dell’importanza del preservare la memoria dei fatti del passato affinché questi possano non ripetersi e anche dell’importanza e del ricordo di uomini speciali che hanno agito per il bene degli altri sacrificando la propria vita, come il funzionario di polizia, divenuto reggente della questura di Fiume, Giovanni Palatucci (1909-1945). Quest’eroe, nato in provincia di Avellino, ha lottato per salvare le vite di migliaia di ebrei riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione nei campi di concentramento. Proprio per questo il 22 ottobre del 1944 fu messo in carcere per alto tradimento e poi deportato nel campo di sterminio a Dachau in Germania dove morì a causa di un’iniezione letale. Egli fu per i suoi gesti eroici riconosciuto come “Giusto tra le Nazioni”, ed è in corso un processo di beatificazione. Il Vice Questore, dopo averci presentato la figura di questo poliziotto eccezionale che si è speso per salvare gli altri, si è soffermato a ricordare le migliaia di vittime innocenti italiane che vivevano in Istria, in Dalmazia e nella città di Fiume che dopo la seconda guerra mondiale furono costrette ad abbandonare le loro terre e i loro averi, furono torturate e poi gettate nelle fosse naturali chiamate foibe con una procedura terrificante. Il metodo principale e più conosciuto era quello di legare più prigionieri con un lungo il fil di ferro stretto ai polsi e di sparare al primo della fila il quale cadendo a sua volta trasportava con sé tutti gli altri. Molti arrivavano ancora vivi al fondo delle cavità ed erano condannati a sopravvivere per giorni tra sofferenze inimmaginabili sui fondali delle voragini prima di morire. A conclusione di questo significativo incontro il Vice Questore ha esortato noi ragazzi a mantenerne sempre vivo il ricordo del passato ma anche al rispetto della legalità che costituisce un valore fondamentale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune.

Stefano Rappazzo

Classe 3 ^ “A. Martino “Rodì Milici

I.C. Capuana

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