lunedì, Dicembre 16, 2024
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Giornata della memoria: riflessioni dalla scuola “A Martino” di Rodì Milici – I.C. Capuana

Per non dimenticare

Il 27 gennaio è la giornata della Memoria, ricorrenza istituita nel 2005 dall’ Organizzazione delle Nazione Unite, per ricordare il massacro del popolo ebraico e per non dimenticare ciò che accadde nel corso del 900. Lo sterminio degli ebrei viene definito GENOCIDIO cioè la distruzione di un popolo inerme. L’idea folle del popolo tedesco e in particolare di Adolf Hitler insieme all’Italia di Mussolini era quella di dover dividere l’umanità in razze e di realizzare un mondo ‘purificato’ da tutto ciò che non fosse ‘ariano’.  Oltre agli ebrei, vennero sterminati anche persone portatrici di handicap, omosessuali e rom. Le vittime venivano prima recluse nei ghetti e poi portate nei campi di concentramento. Qui venivano divisi i soggetti in grado di lavorare, prima di essere uccisi, e i soggetti che per età o malattie venivano uccisi subito, finendo nelle camere a gas. I lavoratori venivano spogliati di tutti i loro averi persino degli abiti, picchiati e privati della loro identità. Tutto questo ebbe fine quando il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono nel campo di Auschwitz e liberarono i prigionieri rivelando così al mondo intero le atrocità che erano state commesse.

La nostra scuola, l’Istituto Comprensivo I. C. Capuana, il 23 gennaio, insieme ad altri istituti ha potuto partecipare ad una conferenza organizzata dal liceo Classico Impallomeni di Milazzo per incontrare due vittime e testimoni delle persecuzioni razziali, il signor Giordano D’Urbino e la signora Bruna Cases, che ci hanno raccontato della loro esperienza durante la seconda guerra mondiale. Giordano D’Urbino all’inizio della guerra aveva 7 anni e dovette frequentare una scuola   privata perché ai bambini ebrei non era più concesso frequentare le scuole pubbliche. Un giorno che suo padre era fuori casa, due poliziotti, fingendo di dover arrestare lui e sua madre andarono a casa loro ad avvisarli di fuggire. Allora durante la notte partirono verso le Alpi e quando arrivarono al confine cercarono di rompere la rete di divisione per raggiungere la Svizzera che era un paese neutrale. Quando giunse il buio dormirono in una vecchia e fredda capanna in mezzo al bosco, la mattina dopo ripartirono per arrivare a valle. Mentre viaggiavano incontrarono due poliziotti svizzeri, a quel punto suo padre si terrorizzò pensando fossero tedeschi, ma non fu così, infatti li accolsero e diedero loro del cibo. Arrivati a valle lui e i suoi fratelli rimasero fuori a mangiare una minestra mentre i loro genitori discutevano per cercare di avere il permesso di soggiorno che venne loro concesso. Quando finì la guerra tornarono a Milano. Bruna Cases nel 1938 aveva 4 anni e non frequentava ancora la scuola. Nel secondo anno di guerra lei avrebbe dovuto iniziare a frequentarla ma non potendo farlo la sua famiglia decise di partire per la Svizzera. Qui vennero accettati e portati in dei capannoni aperti dove si dormiva su dei letti di paglia e si vivevano tanti disagi. Anche lei finita la guerra tornò in Italia.

I due coniugi alla fine del loro racconto hanno  risposto alle domande poste da alcuni ragazzi  e ci  hanno ricordato quanto sia importante sensibilizzare le giovani generazioni nei confronti del tragico evento che ha portato allo sterminio di un intero popolo perché come afferma Primo Levi “L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”.
Riccardo Privitera

Classe 1^ “A Martino” Rodì Milici I.C. Capuana

Giornata della memoria

Il 23 gennaio, in occasione delle commemorazioni per il  Giorno della memoria, ricorrenza istituita 1° novembre 2005, dall’Assemblea generale delle nazioni Unite (ONU) per ricordare le vittime dell’olocausto nazista e fascista, noi ragazzi  dell’Istituto Comprensivo Capuana abbiamo avuto la possibilità di partecipare all’iniziativa promossa dal Liceo Classico G.B. Impallomeni di Milazzo ed incontrare in videoconferenza i coniugi Giordano D’Urbino e Bruna Cases, vittime e testimoni delle persecuzioni razziali. Questa è stata un’esperienza che ci ha permesso di ascoltare dalle parole degli stessi sopravvissuti i loro racconti ricchi di emozione e le domande che alcuni alunni hanno posto loro. In particolare tanti sono stati i dettagli della loro storia che ci hanno colpito, come quando il signor D’Urbino ha riferito che a soli 7 anni è stato espulso dalla scuola dopo le leggi razziali promulgate nel 1938. La loro vicenda li accomuna a quelle di milioni di ebrei che videro sconvolta la loro esistenza senza capire perché venissero trattati in quel modo. I due coniugi dopo aver attraversato tante disavventure riuscirono a sfuggire ai soldati nazisti rifugiandosi in Svizzera e ad avere salva la vita. Una delle cose maggiormente toccanti tra le parole del signor D’Urbino è stata la frase “Il mondo si regge con il fiato dei bambini nelle scuole” una massima ebraica che ci fa capire l’importanza attribuita alla formazione dei giovani anche per preservare la memoria. Infatti noi ragazzi dobbiamo sempre preservare il ricordo di quanto accaduto. Dobbiamo infatti ricordare che nei campi di concentramento e sterminio morirono più di 6 milioni di Ebrei e milioni di persone tra omosessuali, disabili, zingari. Tutto iniziò nel 1935 quando Adolph Hitler emanò leggi razziali contro gli Ebrei con le quali questi furono privati di ogni ricchezza, della libertà di lavorare, di andare a scuola e di tutti i loro diritti. Gli uomini, le donne, i bambini venivano deportati nei campi di concentramento dove molti venivano mandati immediatamente nelle camere a gas perché ritenuti non abili al lavoro, mentre altri più forti venivano costretti a lavori sfiancanti e a condurre una vita che li privava della loro identità. Molti delle vittime furono bambini che spesso venivano usati come cavie per gli esperimenti scientifici da medici senza scrupoli. Tutto questo ebbe fine quando il 27 gennaio del 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, entrarono nel campo di concentramento di Aushwitz in Polonia e liberarono tutti i prigionieri. Noi ragazzi abbiamo avuto modo di conoscere quanto accaduto durante la dittatura nazista proprio grazie alle testimonianze dei sopravvissuti come i coniugi D’Urbino Cases o come quella di Liliana Segre, oggi senatrice a vita,  che ha raccontato la sua esperienze a tanti generazioni di ragazzi o come le testimonianze lette nel diario di Anna Frank che raccontano delle esperienze di questa ragazzina tredicenne che era nascosta in una soffitta per sfuggire ai nazisti, ma dopo due anni, venne catturata, deportata e morì di tifo un mese prima della liberazione da parte dei Russi. L’ incontro a cui abbiamo partecipato è stato molto importante e ha suscitato in noi forti emozioni permettendoci di essere maggiormente consapevoli del fatto che il passato non si deve dimenticare ma si deve preservarne la memoria con testimonianze scritte, orali e materiali, perché ricordare sempre tali sofferenze dove insegnarci a non ripeterle.

Carolina Di Dio

Classe 1^ A “A. Martino” Rodì Milici I.C. Capuana

memoria,

27 gennaio

In prossimità della Giornata della Memoria, la mia scuola, l’Istituto Comprensivo Capuana, il 23 gennaio ha partecipato ad un evento organizzato dal Liceo Classico G. B. Impallomeni di Milazzo, nel quale erano presenti in videoconferenza da Milano i coniugi Giordano D’Urbino e Bruna Cases, vittime e testimoni delle persecuzioni razziali. Durante il collegamento i due coniugi hanno raccontato ciò che hanno vissuto e come sono riusciti a salvarsi. In particolare mi ha molto colpito la storia del signor D’Urbino e la frase “La vita ebrea si basa sullo studio” perché lui era stato costretto a lasciare la scuola pubblica a causa delle leggi razziali fasciste, per poi continuare gli studi in una scuola per ebrei e nel suo racconto ha sottolineato che per i bambini ebrei lo studio era molto importante e si dedicavano ad esso anche nelle tante difficoltà che avevano dovuto affrontare durante le persecuzioni razziali. Insieme alla famiglia era riuscito a scappare da Milano e a trovare rifugio in un campo in Svizzera grazie a una serie di vicende fortunate come l’aiuto dei contrabbandieri che aprirono un varco nella rete di confine senza far suonare l’allarme. L’incontro a cui abbiamo partecipato ci ha aiutato a capire meglio l’importanza della Giornata della Memoria, per ricordare la Shoah, cioè lo sterminio della razza ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale, avvenuta nei campi di concentramento in Germania e in Polonia, da parte delle truppe naziste e fasciste. Questa ricorrenza è stata istituita il 1 novembre del 2005 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, per ricordare tutte le vittime innocenti dell’Olocausto, con l’obiettivo di non dimenticare quanto accaduto. In Italia questa ricorrenza era già stata istituita il 20 luglio del 2000 con la legge n. 211 che prevedeva che in questa giornata fossero organizzate cerimonie, eventi commemorativi e riflessioni rivolti proprio alle scuole con lo scopo di non dimenticare mai questo momento tragico del nostro passato. Molti sono i sopravvissuti che con i loro racconti contribuiscono a preservare il ricordo di quanto accaduto, come la senatrice a vita Liliana Segre, che vive raccontando ai giovani la sua tragica esperienza e ci trasmette il suo insegnamento dicendo che “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”

Davide Munafò

Classe 1 ^A Martino Rodì Milici I.C. Capuana

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