27 gennaio, un giorno per non dimenticare
Il 27 gennaio di ogni anno è un giorno speciale: la “Giornata della memoria”. Essa rappresenta un modo per ricordare le crudeltà avvenute nella seconda guerra mondiale contro gli ebrei. Sono passati ormai molti anni, poichè questa guerra iniziò nel 1939 e terminò nel 1945, forse si potrebbe pensare che non ci riguardi più, invece ancora oggi è importante ricordare cosa accadde in quegli anni. Tutto cominciò a causa delle idee di un tedesco di nome Adolf Hitler che voleva creare una “razza” perfetta e sterminare milioni di persone che non ne facevano parte. Per fare ciò, una volta al potere, creò diversi campi di concentramento sparsi per tutta l’Europa dove vennero portati a morire milioni di ebrei e altre persone indesiderate al Terzo Reich.
Oggi noi abbiamo testimonianza degli atti di crudeltà avvenuti in questi campi anche grazie ad alcuni scritti, tra cui il al famosissimo “Diario” di Anne Frank, una ragazza ebrea che mentre restò nascosta in un rifugio segreto con la sua famiglia per ben due anni, volle raccontare cosa accadeva e riflettere sulla tragedia che avveniva in tutta Europa e di cui avevano notizia da lontano. Poi fu catturata, deportata e non fece più ritorno. Fu suo padre a pubblicare il “Diario”.
Ancora più profonda è poi la testimonianza che viene dagli scritti di Primo Levi, che sopravvisse al più tremendo dei campi di sterminio, Auschwitz Birkenau, e che nel suo libro autobiografico “Se questo è un uomo” ha raccontato con lucidità cosa succedeva a chi aveva la sciagura di arrivare nei lager. Nella poesia iniziale, in particolare, ha lasciato a tutti un messaggio sul dovere di ricordare cosa ha potuto partorire la mente umana.
In Italia la “Giornata della Memoria” è stata istituita per legge solo nel 2005, ma già prima veniva commemorata in tutto il mondo, scegliendo il 27 gennaio perché è la data in cui l’Armata Rossa, nel 1945, liberò gli ebrei imprigionati nel campo di sterminio ad Auschwitz.
Seguiamo allora l’invito di Primo Levi, “meditiamo su quello che è stato” e facciamo in modo che non accada più.
Valentino Alosi
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)