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Barcellona celebra San Sebastiano: Intervista a Padre Tindaro Iannello

La città di Barcellona Pozzo di Gotto si appresta a vivere la festa del santo patrono, San Sebastiano martire. Questa festa, da sempre, rappresenta un momento molto importante per la città del Longano e quest’anno è particolarmente attesa in quanto si potrà rivivere l’emozione dei festeggiamenti esterni. Dopo il periodo di sospensione dovuto alla pandemia, i fedeli potranno infatti accompagnare il simulacro del santo patrono per le vie della città.

Abbiamo incontrato l’Arciprete della Basilica di S. Sebastiano, Padre Tindaro Iannello, per rivolgergli alcune domande sul culto di questo santo.

Padre Tindaro, può raccontarci come il culto di San Sebastiano si è sviluppato a Barcellona?

san sebastiano,

Dopo la peste del 1600, papa Urbano IV proclama San Sebastiano patrono degli appestati.  Barcellona aveva come primo patrono San Nicola di Bari. Il culto di questo santo era stato introdotto dai padri Basiliani che sono arrivati nella città Longano nel 1100 e hanno costruito il monastero di Gala. Così al culto di San Nicola di Bari viene sostituito quello di San Sebastiano perché grazie all’ intercessione di questo santo, Barcellona venne liberata dalla peste.

Dopo tre anni, si svolgerà finalmente la processione del simulacro di San Sebastiano. Quali sono le sue emozioni nel riprendere questa processione?

Sono tante le emozioni perché in questi anni abbiamo vissuto la dura prova della pandemia, un lungo periodo in cui siamo stati limitati e privati delle manifestazioni religiose esterne e quindi riprendere dopo tre anni la processione cittadina del Santo Patrono è un momento bellissimo che ci dà la gioia di sentirci uniti nel percorrere le vie della città con il simulacro di questo importante santo.

La festa di San Sebastiano è un momento importante di aggregazione per Barcellona in cui si intrecciano aspetti sacri e aspetti folkloristici, come la famosa “Ciaurrina”. Qual è il suo pensiero a riguardo?

La religiosità si esprime celebrando la propria fede ma anche nel segno della tradizione che è fatta appunto da gesti semplici come ritrovarsi insieme a tavola per pranzare con i parenti e gli amici. Ci sono poi dei dolci per ogni festa, che sono appunto dolci particolari e per San Sebastiano vi è la famosa Ciaurrina o Giaurrina. Questo dolce, che viene fatto solo per la festa di S. Sebastiano, è realizzato con un impasto di zucchero e miele, che viene poi cotto e lavorato. Sciogliendosi può essere anche un beneficio per la gola, visto il periodo invernale in cui siamo.

Può raccontarci in breve la storia di San Sebastiano?

San Sebastiano era un comandante della guardia dell’imperatore Diocleziano. Poiché era cristiano, portava soccorso agli altri cristiani che erano in carcere al tempo delle persecuzioni dell’imperatore o a coloro che venivano condotti al supplizio e convertiva i prigionieri. Una volta scoperto dall’imperatore, viene condannato al primo martirio che è quello delle frecce. Viene legato ad un albero e gli arcieri gli lanciano tante frecce che Sebastiano non sembrava più un uomo ma un riccio. La vergine Irene sa del martirio e va con la propria serva a sciogliere dall’albero San Sebastiano togliendogli le frecce. In seguito porta il Santo al suo palazzo, sul colle Palatino vicino al Colosseo, per curarlo e così San Sebastiano torna da Diocleziano denunciando la malvagità dell’imperatore nei confronti dei cristiani. Viene quindi condannato al secondo martirio che è quello delle botte, cioè viene picchiato a morte e poi gettato nella fogna Massima anche detta Cloaca, perché il suo corpo non divenisse oggetto di culto per i cristiani. Il suo corpo viene invece raccolto e seppellito nelle catacombe che oggi portano il suo nome e sopra queste catacombe è  stata costruita la chiesa dedicata al Santo.

Cosa si sente di dire a noi giovani che ci avviciniamo al culto di questo importante Santo?

Di prendere esempio da questo giovane soldato valoroso che ha vissuto con coraggio la fede fino al sacrificio della propria vita per vivere il vangelo di Gesù ed è stato testimone del Signore dando la vita per lui.

Ringraziamo padre Tindaro per il tempo che ci ha dedicato e per le sue parole e ci auguriamo che questa festa sia un segno di rinascita e di speranza per Barcellona e per tutti noi.

Antonino Olivieri IIC Scuola Secondaria di I grado “G. Verga”

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