“Un eroe del nostro tempo”, ricordato in Aula Magna il Generale Dalla Chiesa a quarant’anni dalla strage
Nel quarantennale della strage di via Carini, l’Aula Magna dell’Università di Messina ha ospitato il ricordo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa con l’evento “Un eroe del nostro tempo”.
Dopo i saluti istituzionali da parte del Rettore, Salvatore Cuzzocrea, sono intervenuti il prof. Luigi Chiara, ordinario di Storia contemporanea dell’Ateneo Peloritano, la dott.ssa Simona Dalla Chiesa, figlia del Generale e giornalista, il dott. Emanuele Crescenti, Procuratore della Repubblica del Tribunale di Palmi ed il Generale C.A. Riccardo Galletta, Comandate Interregionale Carabinieri “Culquaber”. L’iniziativa è stata moderata dal dott. Nuccio Anselmo, giornalista della Gazzetta del Sud.
In Aula Magna erano presenti, anche, studenti dell’Università e alunni degli Istituti scolastici locali che stanno portando avanti un progetto sulla legalità.
“Ringrazio tutti i presenti – ha detto il Rettore – in particolare la dott.ssa Simona Dalla Chiesa per essere qui a donarci la sua testimonianza. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa era un uomo di Stato ed è grazie a uomini e donne come lui che, oggi, la Sicilia è un po’ più libera e consapevole. Lui, come le altre vittime della mafia, sapeva di rischiare, ma ha deciso di proseguire la sua battaglia, insieme anche alla moglie Emanuela Setti Carraro ed alla famiglia. Il Generale Dalla Chiesa disse una frase che è rimasta impressa nella mia mente: ‘ Certe cose si fanno non perché si è coraggiosi, ma per avere il coraggio di guardare in faccia i figli ed i figli dei propri figli’. Queste parole descrivono appieno la sua statura morale e la forza di tutte le famiglie che piangono le vittime della mafia’. Anche per questo, è importante organizzare eventi come questo, nelle università e non solo, e far comprende ai ragazzi l’importanza di questi eroi ed il loro lascito per tutti noi”.
“Sin dal mio arrivo – ha dichiarato la dott.ssa Dalla Chiesa – ho avvertito l’affetto ed il calore di questo Ateneo. Come in altre opportunità, sono lieta di poter parlare di fronte ai giovani che rappresentano il futuro. Spesso mi domandano come sia stato possibile per la mia famiglia non opporsi al percorso intrapreso da mio padre e la risposta è stata ben esplicitata dalla frase citata dal Rettore Cuzzocrea. Quando si vive in una famiglia, ovvero quella dell’Arma dei Carabinieri, che oltre ad essere privata è anche allargata, si impara a far propri alcuni valori che ti accompagnano per tutta la vita. Non avremmo mai potuto bloccare la sua attività o il suo cammino, poiché era sospinto da ideali divenuti anche nostri. C’è anche chi mi chiede come è stato possibile gestire il dolore dopo la sua morte e ricordo che è stato davvero pesante. Vi erano due strade: lasciarsi trasportare dal sentimento di rabbia e dal desiderio di vendetta, oppure, nel nostro piccolo, cercare di portare avanti il suo messaggio, di farlo conoscere e di raccontarlo. La tristezza ha rischiato di schiacciare i suoi insegnamenti, ma sono talmente forti che abbiamo deciso di percorrere la seconda strada per parlare di lui ai più giovani e far sì che il percorso virtuoso della memoria non si arrestasse mai”.
“Ringrazio tutti coloro i quali sono qui e l’Ateneo di Messina – ha aggiunto il Generale Galletta – che, nel quadro di un comune sentire, ci ospita in questa grande Aula per ricordare il Generale Dalla Chiesa ed il suo sacrificio per ciascuno di noi. Mi rivolgo, in particolare, ai ragazzi per raccontare come lui incarnasse l’uomo di Stato nel senso più ampio e nobile del termine; era serio, votato alla difesa della libertà e delle istituzioni. Lo incontrai, la prima volta, il 30 aprile 1981, pochi mesi prima che ricevesse l’incarco per ricoprire il ruolo di Prefetto di Palermo. Ho riconosciuto subito le sue qualità e sono rimasto colpito dal suo carisma e dalla sua autorevolezza che facevano da contraltare ai sorrisi ed alla disponibile leggerezza che riservava ai giovani che approcciavano l’Arma. Dalla Chiesa è stato il precursore di quei metodi divenuti fondamentali nella lotta ai fenomeni del malaffare e la sua vita lo portò, sia sul piano temporale che su quello territoriale, a conoscere bene i fatti ed a comprendere il modo più efficace per agire”.
Il prof. Luigi Chiara ha tracciato il contesto storico in cui si è compiuta la parabola che ha portato all’assassino del Generale Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo.
Il Procuratore Emanuele Crescenti ha, invece, illustrato i risvolti giudiziari della vicenda ed il metodo investigativo del Generale, il cui operato ha contribuito a formare la cosiddetta ‘generazione antimafia’.