lunedì, Dicembre 16, 2024
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RIFLESSIONI DI UN’ALUNNA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Che destino crudele!

Fino a ieri ero una donna libera, avevo una famiglia. E ora sono in una cella, aspettando la morte.

Tutti i sogni che avevo, tutti i progetti, le idee per il futuro… non posso più fare nulla. L’unico futuro che mi aspetta sono le fiamme, il pubblico curioso, contento di vedermi morire lentamente. E poi sono io quella che parla con Satana.

Sarò una di loro: una “strega”! Una delle donne uccise perché, a detta della chiesa, “in contatto con il diavolo”.

Chissà se finirà mai. Sono mesi che va avanti così. Mesi di sterminio, di terrore. Noi, giovani donne, abbiamo paura di poter essere considerate peccatrici, eretiche, di essere torturate e arse vive.

Non ho ben capito come si riconosce una strega. Non so neanche io perché sono qui. E’ stato tutto così veloce che mi sono ritrovata in una squallida carrozza che mi avrebbe portato nel carcere senza rendermene conto. So solo che tutte le cosiddette Streghe sono delle ragazze di bell’aspetto, giovani e intelligenti.

Che destino crudele!

Qui l’unica cosa che posso fare è pensare e il mio pensiero è rivolto al futuro. A cosa accadrà quando tutto sarà finito.

Io so che il mondo cambierà. Nonostante tutto ho fede nell’uomo.

Nessuna ingiustizia, niente violenza. Solo persone che si amano l’un l’altro. Niente leggi bigotte, dovute alla inutile superstizione della chiesa. Riesco a immaginare uomini e donne che vivono in armonia. Persone che Vivono con le vere leggi di Dio: amore e rispetto.

Intanto però mi tocca vivere nel presente. E in questo presente, in questa nostra storia le donne sono solo un ornamento. Un qualcosa che sì è utile, che nella società ha degli specifici compiti ma che, in realtà, viene considerato poco e niente.

La violenza nei nostri confronti è drastica e nessuno ci protegge. E’ una guerra impari, tra nobili e persone che non si possono difendere in nessun modo se non facendo sentire la loro voce. Ma la paura è umana. E la morte, per quanto la possiamo idealizzare, è reale.

 Che destino crudele!

In una società che offre delle possibilità di successo solo agli uomini, la natura ha fatto nascere me, uno spirito ribelle, desideroso di creare, di sognare… donna.

Da piccola, quando pensavo al futuro, avevo tanti sogni, tanti progetti che, arrivata ad una certa età, ho capito essere solo sogni che non sarebbero diventati mai realtà. La società voleva altro da me.

E ora più che mai, mentre le guardie mi stanno portando in piazza, mi rendo conto di quanto la vita e le scelte, che compiamo per essa, siano speciali.

Sono doni e si devono saper curare, proprio come si cura una pianta. Una pianta che cresce incolta, spesso, fa più danni che altro. Ma se qualcuno se ne prende cura, la nutre, la direziona con gentilezza, questa pianta potrà essere, magari non la più bella, ma sicuramente una bellissima pianta che, grazie all’amore donatole, spiccherà in mezzo a tutte le piante incolte del giardino.

Ecco quello che non ho potuto fare io come tutte le donne di questo tempo: accudire la nostra vita. Abbiamo dovuto lasciare che altri le facessero prendere una direzione non naturale, piegando i suoi rami con cattiveria e brutalità.

Che destino crudele!

Addio Terra! Mentre le fiamme mi avvolgono guardo a te e le mie lacrime scendono e cercano conforto in te. Io non ci sarò. Io sarò una come altri. Una come tanti. Ma tu ci sarai.

Promettimi, o Terra, che ci sarà un’Era dell’Amore, dell’Armonia. Promettimi che noi Donne avremo la possibilità di riscatto, di libertà. Promettimi che ci sarà giustizia.

Che destino crudele!

Adele Arcoraci – Classe IIIA

Scuola Secondaria di I grado “G. Verga” I.C. “Capuana” – Barcellona P.G.

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