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Una “Giornata internazionale” per riflettere sulla violenza di genere

La “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, così come oggi viene attualmente denominata, viene celebrata il 25 novembre, data stabilita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare la società e mettere a conoscenza di tutte le violenze fisiche e psicologiche che tante donne subiscono, molte volte in silenzio, in ogni parte del mondo. Questa data non è stata scelta per caso. L’ONU ha scelto questo giorno probabilmente per ricordare le tre sorelle Mirabal, uccise il 25 novembre 1960 per aver avuto il coraggio di ribellarsi al regime del dittatore Trujillo.

La donna fin dal passato ha dovuto lottare per non essere considerata inferiore rispetto all’uomo ma, nonostante il progresso della nostra società e il passare del tempo, continua ad essere vittima, molte volte inconsapevole, di persone a lei vicine e che malgrado tutto continua a difendere. In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa e dall’inizio del 2022 sono state uccise 77 donne, 42 di queste morte per mano del partner o dell’ex. Si parla dunque di “femminicidio”, cioè l’uccisione di una donna in quanto tale da parte di un uomo che non riesce a considerare la donna un essere umano esattamente come lui.

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La violenza, però, non è però soltanto fisica, la violenza sono tutte le azioni che si commettono contro la volontà di una donna. Le donne che subiscono violenza, molto spesso, non hanno il coraggio di denunciare e rimangono in silenzio. Alcune di queste donne hanno la forza di reagire grazie soprattutto all’aiuto di tante associazioni che quotidianamente si impegnano organizzando manifestazioni contro il femminicidio.

Durante la “Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne” sono molte le città d’Italia che posizionano simbolicamente nelle piazze scarpe, drappi e panchine rosse per rappresentare le vittime di violenza e di femminicidio, un modo per non dimenticare e ricordare a tutti che non si può rimanere indifferenti di fronte a un fenomeno così preoccupante. Ma non un solo giorno all’anno: sempre.

In classe abbiamo affrontato la tematica da molti punti di vista: documentandoci, guardando video e spot ma, soprattutto, abbiamo letto con la nostra insegnante il racconto “La storia di Martina”, una specie di favola amara che una nostra concittadina molto impegnata a supportare il Centro Antiviolenza “Frida Onlus”, Carmen Giulia Fasolo, ha voluto scrivere qualche anno fa per avvicinare i ragazzi più giovani alla problematica. Mentre leggevo il racconto mi veniva da piangere, perché non riuscivo a capire come un papà potesse fare del male alla propria figlia. E Martina come ha fatto a non capire che quello di suo padre non era amore? Ma neanche quello di suo marito lo era. Martina non era capace di ribellarsi. Solo quando rimane incinta pensa che non avrebbe mai permesso che fosse fatto del male a sua figlia. Così trova il coraggio e la forza di reagire.

Veronica Biondo

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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