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La nuova pace mondiale

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina ed ancora una volta la pace mondiale è in pericolo.

Le motivazioni ufficiali fornite da Putin sono la denazificazione dell’Ucraina e la protezione delle minoranze russofone nella regione del Donbass. In diversi comunicati ufficiali il governo russo ha comunicato di aver iniziato in Ucraina una “operazione militare speciale”, evitando di usare le parole “guerra” e “aggressione”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un breve messaggio alla nazione diffuso sui maggiori social network, ha cercato di infondere tranquillità al popolo ucraino: “… La Russia ha colpito le nostre infrastrutture e le nostre aree di confine … Gli Stati Uniti d’America hanno già iniziato ad unire il sostegno internazionale oggi … Sarò costantemente in contatto con voi … Siamo pronti a tutto…” Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva rivelato di avere proposto un colloquio telefonico a Putin: “… ma non mi ha risposto…” poi si era rivolto ai russi nella loro lingua, in un drammatico messaggio video diffuso sul suo canale Telegram: “… Vi è stato detto che l’Ucraina può rappresentare una minaccia per la Russia. Non è successo in passato, non esiste ora e non accadrà in futuro. Il nostro obiettivo è la pace in Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini …”

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In tutto il mondo occidentale si susseguono manifestazioni di solidarietà nei confronti dell’Ucraina e si condanna l’invasione russa di un altro paese sovrano. L’Unione europea ha predisposto sanzioni economiche pesantissime contro la Russia, che hanno l’obbiettivo di far desistere Putin da questa aggressione. Il presidente americano: “…Attacco ingiustificato, la Russia ne renderà conto…”.

Premesse storiche ed economiche

Nel 1991 (mentre si scioglieva l’Unione Sovietica) l’Ucraina diventava uno stato sovrano iniziando un lungo cammino verso la democrazia. Il Parlamento ucraino adottò l’Atto d’indipendenza dell’Ucraina ed un referendum con la prima elezione presidenziale ebbero luogo il 1º dicembre 1991. Quel giorno, più del 90% dell’elettorato espresse il proprio consenso all’Atto d’Indipendenza. Con un meeting a Brest, in Bielorussia l’8 dicembre, seguito dall’incontro di Alma Ata del 21 dicembre, i leader di Bielorussia, Russia e Ucraina dissolsero formalmente l’Unione Sovietica e formarono la  Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).

Nel novembre 2004, dopo proteste popolari per sospetti di brogli, vennero sospesi dalla corte suprema i risultati delle elezioni presidenziali. Il 26 dicembre 2004 vinse le nuove elezioni Viktor Juščenko e l’Ucraina divenne una Repubblica parlamentare. Durante la presidenza Juščenko ed il conseguente orientamento dell’Ucraina verso l’Unione Europea, la soc. Russa Gazprom iniziò ad aumentare la tariffa del gas all’Ucraina.

In questi anni post-sovietici alcuni individui, in alcuni casi membri del vecchio Partito Comunista, si sono impadroniti delle maggiori risorse economiche del paese. In Ucraina sono presenti giacimenti di materie prime, manodopera qualificata a basso costo ed una solida rete infrastrutturale. L’Ucraina è tra i principali produttori mondiali di cereali e nel suo territorio sono presenti importanti industrie pesanti (acciaieria Azovstal, etc.).

Nel 2013 e 2014 vi furono energiche proteste contro il presidente Janukovyc politicamente filo-russo, che aveva istituito la polizia speciale Berkut, A novembre il governo sospese un accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Le proteste sfociarono in feroci e violenti scontri con stragi nei giorni 18-19-20 febbraio 2014. Il 22 febbraio il presidente Janukovyc scappò da Kiev, così incrementandosi la tensione tra Russia e Ucraina.

Dopo pochi giorni si tennero manifestazioni filo-russe in Crimea. Il 26 febbraio militari russi aggredirono la penisola di Crimea ed il giorno successivo occuparono il parlamento ed il governo locale.  Con l’aiuto dei russi si insediò Aksёnov che annunciò un referendum per una maggiore autonomia da Kiev. L’11 marzo 2014 Aksёnov dichiarò unilateralmente l’indipendenza ed organizzò un referendum sull’autodeterminazione il 16 marzo, a seguito del quale la penisola venne annessa alla Russia con un trattato firmato due giorni dopo. In seguito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione non vincolante che dichiarò non valido il referendum della Crimea. La risoluzione venne approvata con 100 voti a favore, 11 contrari e 58 astensioni tra le 193 nazioni membri ONU.

In questo quadro di instabilità politica all’interno dell’Ucraina e con la crescente crisi economica, una parte della popolazione del Donbass, appoggiata politicamente e militarmente dalla Russia, ha occupato diversi edifici governativi. Pertanto, già dal 2014, in Ucraina dell’est si è creata una invasione de facto del territorio da parte della Russia. La crisi ucraina ha peggiorato le relazioni politiche tra Russia e Occidente. La Russia ribadisce le violazioni del governo di Kiev (definito illegittimo) e l’Occidente accusa la Russia di espansionismo mascherato.

Ipotizzabili sviste sia della Russia che della comunità internazionale

Come già detto, le motivazioni ufficiali fornite da Putin sono la denazificazione dell’Ucraina e la protezione delle minoranze russofone nella regione del Donbass. Tuttavia, tali motivazioni sembrano alquanto formalmente costruite per adombrare l’aggressione ad un altro stato sovrano.

La eventuale presenza di neonazisti nel territorio ucraino è una questione di diritto interno di competenza del governo ucraino da risolversi con misure rieducative e/o punitive.

Considerato che la Russia è parte autorevole della comunità internazionale e membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU con diritto di veto, certamente già dal 2014 poteva chiedere una soluzione pacifica per proteggere le minoranze russofone del Donbass e isolare le minoranze neonaziste presenti in Ucraina.

La protezione delle minoranze linguistiche è una questione internazionale (art. 2 – Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo – 1948), pertanto, la Russia poteva autorevolmente presentarla in sede ONU. Invece la Russia ha preferito invadere l’Ucraina più o meno apertamente.

Tuttavia, anche gli Stati Uniti, qualsiasi altro governo ed anche la stessa Ucraina già dal 2014 potevano presentare la questione in sede ONU per cercare una soluzione pacifica. Forse sarebbe stato più prudente e si sarebbe potuto evitare un conflitto armato che sta causando già tante perdite umane.

La situazione odierna

Probabilmente è arrivato il momento di dotare l’ONU di strumenti operativi finalizzati a prevenire i conflitti armati, considerato che, sin dal 1945, in diverse occasioni non si è riusciti ad evitarli.

Il diritto di veto concesso alle 5 grandi potenze mondiali, probabilmente, doveva da queste ultime essere usato con grande senso di responsabilità e finalizzato alla prevenzione di possibili conflitti, piuttosto che al mantenimento o alla espansione delle c.d. zone di influenza economica e militare.

Proprio in questi giorni si assiste alla corsa ad un nuovo riarmo totale, probabilmente tutti gli arsenali nucleari e tradizionali dovrebbero essere riconsegnati all’ONU e riconvertiti o addirittura distrutti.

Probabilmente invece di spendere in armi sarebbe il caso di utilizzare le risorse economiche di cui l’intera umanità dispone per la prevenzione delle malattie e l’eliminazione della fame nel mondo. Le fonti di energia, ovunque esistenti, non dovrebbero essere utilizzate quali armi economiche aggiuntive ai cannoni, ma, per soddisfare le esigenze di tutti gli esseri umani in qualsiasi parte del globo. Le diverse identità personali, biologiche, culturali, nazionali ed economiche non sono da considerare motivazione di dissidio ma di conoscenza ed arricchimento dei singoli che si integrano nelle comunità umane.

Come sempre la malattia e la povertà sono i nostri nemici non il vicino d’oltre frontiera.

Probabilmente tutti, rinunciando alle nostre avidità ed interessi personali o nazionali, potremmo costruire insieme la nuova pace mondiale iniziando a condividere con gioia i beni che Dio ci ha donato.

Alberto Gullino

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