Una Giornata Mondiale per ricordare le vittime di amianto
Nonostante il diritto al lavoro e la sicurezza siano tra i principi fondamentali della nostra Costituzione e gli articoli da 35 a 38 sostengano che ogni persona ha il diritto a lavorare ed essere retribuita, ogni lavoratore ha diritto al riposo, e la donna deve avere gli stessi diritti e la stessa retribuzione dell’uomo, spesso questi principi vengono disattesi e ancora oggi ci sono, purtroppo, molte problematiche legate al mondo del lavoro.
Una di queste riguarda le morti dovute ad amianto. Di amianto, infatti, si muore ancora, ogni giorno, in tutto il mondo e anche in Italia, dove l’asbesto è stato messo al bando ormai da 30 anni nel 1992. Il conteggio delle vittime però non si è mai fermato, non solo perché dall’esposizione alla patologia conclamata – cioè mesotelioma e carcinoma polmonare – possono passare decenni, ma anche perché la diffusione della sostanza rimane ampia e i programmi di smaltimento sono andati per lungo tempo a rilento.
Il 28 aprile è stata istituita la “Giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto” proprio per non smettere di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e ricordare che i numeri delle vittime di questo killer invisibile sono altissimi. Si stimano almeno 125 milioni di lavoratori esposti e 100mila i morti, secondo le stime dell’OMS, di cui 6.000 in Italia. Nonostante queste cifre considerevoli, però, l’amianto è ancora prodotto in Cina, Brasile, Kazakistan e Russia e ne vengono utilizzati più di due milioni di tonnellate.
Si tratta di un minerale naturale a struttura microcristallina e di aspetto fibroso appartenente alla classe chimica dei silicati e alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli, e si ottiene a seguito di un’attività estrattiva. Nei decenni passati è stato molto utilizzato, con il nome di ETERNIT, grazie alla sua proprietà di resistenza al fuoco, di isolamento termico ed elettrico, per la facilità di lavorazione, di resistenza agli acidi ed alla trazione, poiché è facilmente mescolabile ad altre sostanze, come ad esempio al cemento, è dotato di capacità fonoassorbenti e, per ultimo motivo ma non trascurabile, presentava un basso costo. L’amianto, tuttavia, è molto pericoloso per l’uomo e può portarlo anche alla morte perché in grado di lasciare fibre inalabili. Non sempre è nocivo, ma lo diventa sicuramente quando disperde le fibre nell’ambiente per effetto di qualsiasi tipo di sollecitazione. Per questo motivo la lavorazione, la produzione e la vendita sono fuori legge in Italia dal 1992.
Nonostante ciò l’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) ricorda che l’absesto, la sostanza di cui l’amianto si compone, continua a uccidere silenziosamente non solo i lavoratori delle aziende che lo producevano, e indirettamente anche chi entrava in contatto con i loro indumenti ricoperti dalla polvere azzurrina come accaduto a numerose mogli, ma tuttora anche vittime ignare costrette a permanere in ambienti lavorativi e non ricoperti con il materiale incriminato, che si trasforma in fibre invisibili causa, se inalate od ingerite, di tumori del polmone, tumori della laringe, dello stomaco e del colon, per non parlare dei danni respiratori e delle complicanze cardiocircolatorie.
Secondo l’”Osservatorio Nazionale Amianto”, il picco di patologie ad esso correlate non arriverà prima del 2025-2030 e la “Giornata mondiale vittime dell’Amianto” serve pertanto a mettere sotto i riflettori le morti silenzioso ma anche per tenere alta l’attenzione sui rischi presenti e futuri. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato, infatti, che oltre ai milioni di lavoratori esposti quotidianamente all’asbesto a livello globale, il pericolo costante è la produzione e l’esportazione illegale di questo materiale, che sembra non voler cessare di mietere vittime e continua a rendere il lavoro quotidiano in certi settori un rischio per la salute e per la vita.
Sebastian De Pasquale Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)