L’accoglienza, la scuola italiana e la pedagogia del ritorno per i bambini dell’Ucraina
“Mi sta a cuore”, don Milani
“Il pensiero di pace nasce nella scuola e nella scuola diventa azione concreta – dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi –. Continueremo ad accogliere le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti in arrivo dall’Ucraina, assicurando loro il sostegno necessario per proseguire il percorso formativo.”
Sono 15.000 i ragazzi ucraini già inseriti nelle scuole italiane, si tratta soprattutto di bambini fra i 3 e 13 anni, mentre i compagni più grandi stanno seguendo le lezioni a distanza con i propri docenti nelle città in cui ancora funziona la connessione internet.
La scuola italiana è in prima linea nell’accoglienza e lo sarà anche in questa estate con un grande piano dedicato all’inserimento, preparando la riapertura dell’anno prossimo e contando anche che una parte dei ragazzi ucraini rimanga con noi.
E’ il progetto italiano condiviso dall’Unione europea. Il piano dedicherà moltissimo spazio a tutte le attività non strettamente disciplinari, ma capaci di creare comunità. La nostra scuola ha una grande capacità di condividere i momenti difficili così come i momenti dell’accoglienza. Bisogna sforzarsi, ritrovare metodi di comunicazione e condivisione, ha spiegato il ministro Bianchi, per questo il ministero sta lavorando sulla pedagogia del ritorno
La cura educativa ci impone sobrietà, attenzione alle sfumature.
Tornano, finalmente, l’I CARE donmilaniano e l’orgoglio della pedagogia, col suo carico di umanità. Il motto “Mi sta a cuore” deve pertanto essere il principio guida dell’accoglienza e dell’inserimento dei bambini e dei ragazzi ucraini nelle nostre classi, evitando il rischio di una esagerata, e del tutto comprensibile, generosità compassionevole per un’azione invece di accoglienza prudente. Pedagogia del ritorno possibile soltanto se capaci di considerarli “di passaggio” e augurare loro un rapido ritorno nella loro terra e nelle loro case. Un sostegno discreto, capace di ascolto attento, di rispetto delle loro radici, per garantirgli il superamento del trauma e la ripresa di un pensiero autonomo sulla speranza del proprio futuro.