Il 25 marzo, Dante Alighieri e l’Inferno
Dante nacque a Firenze tra il 21 maggio e 21 giugno del 1265, periodo in cui il sole è nella costellazione zodiacale dei Gemelli, come egli stesso ci racconta all’interno della Divina Commedia. Viene definito il Sommo Poeta e proprio per questo è stata istituita in Italia in data 17 gennaio 2020, con una direttiva approvata dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro Dario Franceschini, la giornata nazionale a lui dedicata, il “Dantedì”, la cui ricorrenza annuale è il 25 marzo. Proprio in questo giorno, infatti, gli studiosi individuano l’inizio del viaggio ultraterreno di Dante nella Divina Commedia, poema che ancora oggi può essere considerato il più famoso in tutto il mondo.
La Divina Commedia è composta da tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso. È il racconto di un viaggio immaginario attraverso il quale Dante vuole salvare sé stesso e l’umanità. Infatti, come Dante stesso dice nell’epistola in latino che invia al signore di Verona, Cangrande della Scala: il fine della Commedia è quello di “rimuovere gli uomini finché sono ancora in vita dalla condizione di infelicità e accompagnarli allo stato della beatitudine”.
La prima delle tre cantiche è l’Inferno e, a mio avviso, può essere considerata la più avvincente e appassionante.
L’inferno è una voragine divisa in vari livelli, chiamati gironi, dove i dannati vengono puniti con castighi terribili. Dante assegna a loro pene eterne in base ai peccati compiuti in vita secondo “la legge del contrappasso”.
Nella cantica dell’Inferno, per la prima volta, i peccati sono resi veri e carnali attraverso la descrizione delle punizioni delle anime dannate. Infatti, nelle opere precedenti e nella stessa Bibbia, l’inferno viene citato molte volte, ma mai veramente descritto, invece il poeta lo rappresenta come un luogo fisico, come un maestoso scenario in cui numerosi sono gli incontri straordinari con creature ispirate alla mitologia greca e con personaggi realmente vissuti.
A realizzare un’opera d’arte incredibile fu Botticelli che disegnò una vera e propria mappa dell’inferno dando peso ed autenticità alle parole di Dante.
Soprattutto con la descrizione dell’Inferno, Dante si è trasformato in una sorta di mito perché con la sua “visione” è andato a formare un modello al quale gli artisti hanno potuto attingere. La versione dantesca dell’inferno è entrata nella cultura popolare e viene spesso citata nella musica rock, nel cinema e in generale in tutte le forme artistiche.
Nastasi Gabriele
Classe II B MM