venerdì, Novembre 15, 2024
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L’anoressia non è solo rifiuto del cibo

I disturbi alimentari, sono diventati molto frequenti negli ultimi anni, divenendo devastanti per la salute e la vita di adolescenti e giovani adulti. Uno tra i più comuni disturbi alimentari è l’anoressia, e se non viene curata e trattata in tempi e con metodi adeguati, in casi molto gravi si può arrivare alla morte. E’ una malattia molto complessa e di conseguenza porta a condizioni di disagio psicologico ed emotivo, che richiedono un trattamento sia del problema alimentare che della sua natura psichica.

Lo scopo è quello di portare il paziente, attraverso delle terapie mirate a modificare i comportamenti e le abitudini sbagliate e trovare soluzioni di gestione dei propri stress emotivi che non siano dannose per la propria salute e a ristabilire un equilibrato comportamento alimentare. Vengono colpite soprattutto giovani ragazze tra i 15 e i 25 anni, perché spesso per il desiderio di avere un fisico perfetto e quindi essere più magre possibili, cominciano a raggiungere il loro obiettivo con dell’esercizio fisico e con delle diete più disparate, e così l’anoressia si diffonde più velocemente. La diffusione della malattia si evidenzia anche che per cause genetiche, per influenze negative da parte di altri componenti familiari e sociali. Per esempio la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa, o al contrario di essere fortemente trascurati dai propri genitori, sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica o di non poter raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e apparenza. Per molte persone, si tratta di un’autodistruzione che le porta a cambiare il proprio comportamento alimentare o ad abusare di alcol o droghe. Si parla senz’altro di persone psicologicamente “deboli”, che subiscono delle situazioni traumatiche a cui non riescono a reagire se non con un aiuto medico. Fisicamente, i danni causati da queste malattie comportano: ulcere intestinali e danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente, disidratazione, danneggiamento di gengive e denti, seri danni cardiaci, al fegato e ai reni, problemi al sistema nervoso, con difficoltà di concentrazione e di memorizzazione, danni al sistema osseo, con accresciuta probabilità di fratture e di osteoporosi, blocco della crescita, emorragie interne, ipotermia e ghiandole ingrossate.

Psicologicamente, invece, causano depressione, bassa autostima, senso di vergogna e colpa, difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari, sbalzi di umore, tendenza a comportamenti manichei e maniacali, la paura di non essere perfetti. Individuare l’anoressia non è affatto semplice nei soggetti molto giovani, perché i cambiamenti fisici che accompagnano l’adolescenza possono mascherarne le prime fasi. Nella ragazza comincia il più delle volte, se è adolescente, con una difficoltà a riconoscersi nel proprio corpo. Il corpo cambia, avviene qualcosa che non possiamo controllare, i segni della funzione riproduttiva appaiono e modificano la relazione della ragazza con se stessa e con gli altri. Il tentativo di tenere sotto controllo questo cambiamento può prendere la forma del controllo dell’alimentazione, che viene ridotta al limite della sopravvivenza. Il cibo viene assunto in maniera saltuaria, preferibilmente in solitudine, dando la preferenza ad alimenti a basso contenuto calorico. Più la fame cresce più cresce l’importanza di dominarla. La ragazza che riesce a tenere sotto controllo la propria relazione con il cibo in maniera così estrema spesso è molto brillante in altri campi. L’anoressia è in questo senso una difesa ben strutturata nei confronti di un dolore che non riesce ad esprimersi, come tutte le difese, viene costruita per soffrire di meno e, come la maggior parte di esse, ciò di cui ci priva è maggiore di ciò da cui ci protegge. Essendo una difesa molto funzionante non è facile liberarsene e anche se chi ci sta vicino capisce la nostra sofferenza e cerca di raggiungerci, la strada non è così lineare. Spesso le ragazze e le bambine che soffrono di anoressia sono state correttamente accudite dal punto di vista pratico ma non hanno avuto lo spazio dove manifestate il loro dolore e il loro disagio, che sono cresciuti dentro fino a trasformarsi in un comportamento così drammaticamente autolesivo. E’ possibile però ritrovare il filo del non detto e del non accolto sia in terapia familiare che in terapia individuale. Non bisogna dimenticare che se troviamo la forza per desiderare di guarire, anche se è più difficile di quanto possa pensare una persona che non ha mai subito una cosa del genere, guarire è possibile.

Aurora Biondo

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G

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