venerdì, Novembre 15, 2024
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Quando la guerra diventa necessità di sopravvivenza

La guerra esiste da sempre e nei secoli passati e nelle antiche civiltà per conquistare i territori si combattevano sanguinose battaglie. Purtroppo la violenza e la guerra sono innate in ogni popolo, niente è più terribile della guerra e niente è più prezioso della pace.

Le guerre moderne sono però molto più distruttive a causa dei progressi tecnologici. Nel passato esistevano delle regole che venivano rispettate: tregue, scambio di prigionieri, pause nei combattimenti… però, paradossalmente, si celebrava la guerra per la sua natura epica ed eroica, non condannandola per le sue atrocità e, pertanto, ritenendola “giusta”. 

Con i conflitti del Novecento, la Prima Guerra mondiale tra il 1914 e il 1918 e la Seconda tra il 1939 al 1945, vennero coinvolte principalmente le popolazioni civili e le uccisioni di massa, come i bombardamenti su intere città radendole al suolo, le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, il massacro degli ebrei. E così la guerra ha cambiato volto.

Restando innegabile il valore della Pace, oggi la guerra a volte può essere giusta e necessaria, utilizzata per proteggere i propri territori, per difendere la propria cultura, il proprio popolo, la propria nazione, qualcosa di inevitabile. Oggi, ad esempio, l’Ucraina attaccata ingiustamente dalla Russia non può fare altro che difendersi e combattere. 

Spesso, nell’ultimo secolo, le guerre sono state del resto utilizzate con obiettivi pacifici per far terminare altre guerre, o anche nel corso di conflitti per recuperare la pace in Paesi dove esistevano regimi dittatoriali. 

La canzone “ Il mio nome è mai più”, scritta nel 1999 dai cantautori italiani Jovanotti, Ligabue e Pelù in occasione delle guerre nella ex Jugoslavia e dell’intervento della Nato nel conflitto in Kosovo, sottolinea però come la guerra non sia mai necessaria o obbligatoria, e ci si augura che il termine “guerra” non venga più utilizzato e che si cerchi sempre la via diplomatica per risolvere i conflitti.

Le mie idee in tal senso si rispecchiano perfettamente in due commenti alla guerra. Uno è quello espresso proprio da Jovanotti, Ligabue e Pelù sul retro della copertina del disco dove, per rispondere alle accuse di posizione politica, hanno affermato – considerando che a pochi mesi dal giro del millennio la cosiddetta civiltà civile contava al proprio interno cinquantuno guerre in corso mentre, allo stesso tempo, essere contro la guerra, qualsiasi guerra, sembrava voler dire assumere una posizione politica: “Vogliamo essere liberi di sentirci oltre qualsiasi posizione del genere affermando che, per noi, non ci sarà mai un motivo valido per nessuna guerra”.

Ritengo valido però anche quello che scrisse Cicerone sulla guerra: “Se vogliamo godere la pace, bisogna fare la guerra”, perchè fu molto importante nel ‘45 per fermare Hitler o, ai giorni nostri, per fermare tutti i sanguinari dittatori, perchè non c’era e non c’è altro modo che rispondere con la lotta armata per fermare i conflitti causati da chi viola i diritti umani per volontà di predominio.

Ritengo perciò che la guerra possa essere “giusta” o sbagliata in base alle parti interessate. Per fare un esempio attuale, l’Ucraina, secondo me, non ha altro modo di difendersi in attesa di trovare una via diplomatica ed ottenere la pace per salvaguardare e tutelare il suo popolo dall’attacco ingiusto dei russi.

Ogni Paese, insomma, è e deve essere libero di scegliere ciò che è meglio per il suo popolo, senza che nessuno intervenga con prepotenza e invadendo il territorio altrui solo per interessi economici e di potere.

Sempre da una citazione da “Il mio nome è mai più”, ricordiamo però come la pace sia l’unico gesto che fa vivere serenamente e senza alcun tipo di preoccupazione. Ricordiamo che “la pace è l’unica vittoria, l’unico gesto in ogni senso che dà un peso al nostro vivere”. La guerra può essere inevitabile ma la pace resta il nostro miraggio di uomini.

Sofia Bucolo

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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