Europa, melograno di lingue
E’ di un poeta, Andrea Zanzotto, l’immagine dell’Europa linguistica come il meraviglioso frutto del melograno che accoglie nella sua polpa tanti semi, tenendoli tutti insieme. La pluralità di lingue, per di più, tutte di cultura scritta, è una straordinaria ricchezza del nostro continente: ogni lingua racchiude ed esprime una particolare visione del mondo, che da un popolo viene offerta ad altri popoli. Sicchè, la perdita di una lingua è una perdita per tutti, paragonabile alla distruzione di una serie di capolavori d’arte, dovunque essi siano collocati.
Sappiamo che in Europa tanta diversità di lingue e culture è stata, nei secoli, anche fonte di rivalità e incentivo al verificarsi di scontri feroci. La tragedia del secondo conflitto mondiale, scatenato dalla Germania nazista, sembra aver convinto tutti i popoli europei della necessità di volgere decisamente al positivo le differenze, per sommarne i valori.
Chi studia più lingue ha la prova di questo accrescersi di ricchezza, ancor più se affianca alla loro utilizzazione pratica la conoscenza delle storia, che rivela le trame profonde della storia dei rispettivi popoli. Lo dimostra il confronto essenziale fra le vicende di formazione e affermazione di alcune lingue a noi vicine e le vicende dell’italiano, molto diverse per un fatto ben preciso: per gli altri popoli l’assestamento e l’evoluzione delle rispettive lingue si collegò presto al formarsi di uno Stato politico, che creò un centro di riferimento per la vita di un’intera comunità; per noi, per lunghissimo tempo, tutto è avvenuto con maggiore difficoltà e solo per la spinta delle energie culturali espresse da una ristrettissima classe colta.
TRATTO DA: Lezione di italiano. Grammatica, storia, buon uso, di Francesco Sabatini- Mondadori