martedì, Dicembre 17, 2024
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PICCOLI NARRATORI CRESCONO

DUE FAMIGLIE NEMICHE IN MONTAGNA

Un giorno una famiglia, composta da mamma Carla, papà Mario e due figlie, Elena e Marta, decise di fare una escursione in montagna, qui incontrò un’altra famiglia, con la quale c’erano stati in passato degli screzi. Una di queste pensò di cambiare strada. Papà Mario chiese alla figlia Marta di andare a prendere un po’ di legna per accendere un bel fuoco. La figlia andò ma, durante il tragitto nel bosco, cadde in un pozzo profondo e si ruppe una gamba, si fece davvero male. I genitori, preoccupati che la ragazzina non fosse ancora tornata, andarono a cercarla. La figlia urlò chiedendo aiuto. La mamma sentì e capì che sua figlia era in pericolo, così con la guida delle urla disperate della ragazza, la trovarono… Non persero tempo e chiamarono i soccorsi. Giunse sul luogo anche la polizia, il tenente e l’ambulanza che la trassero in salvo e la portarono in ospedale per accertamenti. Il papà tornò a casa mentre la polizia con il tenente non convinti dell’incidente, cercarono di trovare indizi… A terra vicino al pozzo trovarono un ciondolo blu, il tenente indossò i guanti, lo raccolse e lo mise in un sacchetto trasparente per portarlo alla scientifica e farlo analizzare. Il giorno seguente convocarono il papà per un interrogatorio e gli domandarono se quel giorno in montagna avevano incontrato qualcuno. Questi rispose che avevano incontrato una famiglia con la quale in passato avevano avuto dei problemi ma che l’altra aveva cambiato strada… Aggiunse: – Non ci siamo scambiati nessuna parola! Poi chiese perché gli avessero rivolto quella domanda. Il tenente rispose perché nel posto dove sua figlia era caduta c’era un ciondolo blu che dagli accertamenti hanno riscontrato l’appartenenza ad un uomo di nome Luca Moretti. Gli chiesero se lo conoscesse e lui disse che era del figlio della famiglia incontrata in montagna. La polizia insieme al tenente si recò subito a casa del giovane e dopo averlo fatto confessare, lo arrestarono. questi dichiarò che aveva gettato Marta nel pozzo perché era innamorato follemente di lei ed era stato sempre respinto dalla ragazza. Il giovane venne condannato dal giudice a 8 anni di reclusione, la ragazza guarì e fu dimessa dall’ospedale e il tenente fu ringraziato per aver risolto il caso.

Martina Mirabile

IL COMPAGNO VENDICATORE

Il 27 maggio del 2017 in una scuola delle medie un ragazzino di nome Alejandro di 15 anni era nei bagni della scuola. Il ragazzino stava limando un coltello molto grosso e ad un certo punto vide il suo acerrimo nemico Maicol Jhonson. Loro una volta erano migliori amici. A un certo punto uscì dal bagno col coltello in mano e gli tagliò il collo gettando a terra il coltello sporco di sangue, poi ritornò in classe dicendo che in bagno c’era Maicol disteso a terra con a fianco un coltello sporco di sangue. L’insegnante chiamò la polizia e l’ambulanza. Quando la polizia arrivò disse che anche l’ambulanza stava arrivando. Il tenente disse: – non c’è tempo entrate!!!!! La polizia entrò e andò in bagno dove vide il ragazzino morto con un coltello lì vicino. Il tenente chiamo il detective Giuseppe la Macchia e lo invitò ad osservare la scena del delitto. Il detective indossò i guanti e, prendendo le bustine di plastica trasparente, prese il coltello e lo mise dentro la bustina poi fecero delle foto e presero pure il cadavere. I genitori di Maicol, piangendo, dissero che poteva essere stato il suo nemico Alejandro. Il detective, insospettito, chiamò i genitori del ragazzo in caserma. Loro andarono e interrogarono il ragazzino e gli fecero vedere le foto del cadavere mentre lui diceva di essere innocente tante volte. Ha un certo punto entrò una ragazza dicendo che gli esami della scientifica erano pronti e li diede al detective che usci dalla porta dicendo: – il caso è chiuso!!! Gli altri poliziotti invece dissero che il caso non era chiuso !! il detective rispose cosi perchè dalle indagini risultava che il coltello lo avesse toccato Alejandro. Il detective allora entrò nella sala dell’interrogatorio: – ti dichiaro in arresto per omicidio di minore, qualsiasi cosa dirai sarà usato contro di te in aula del tribunale! Il ragazzino andò nel carcere minorile e tutti gli altri andarono al funerale di Maicol, tristi ma felici perchè il loro compagno aveva avuto giustizia. Il detective sorrise e avvicinandosi ai genitori di Maicol affermò che il colpevole avrebbe fatto l’ergastolo.

Maria Magistro

Classe IV A – Scuola primaria “S. Antonino” – Istituto Comprensivo “Foscolo” Barcellona P.G. (ME)

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