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Il centenario di Giovanni Verga, il cantore della Sicilia

Oggi 27 gennaio 2022 ricorre il centenario dalla morte dello scrittore Giovanni Verga, nato a Catania il 2 settembre 1840 e morto nella città etnea il 27 gennaio 1922. È il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo, movimento che fondò con lo scrittore Luigi Capuana.

Giovanni Verga, nasce, a Catania da una famiglia agiata: il padre era infatti un ricco proprietario terriero.

Crescendo, impara ad amare le opere letterarie e la fotografia.

Infatti, dopo la sua morte, vennero ritrovati moltissimi scatti nella sua residenza che dimostrano il suo amore per la fotografia.

Sin da giovanissimo coltiva anche l’amore per la narrativa e all’età di sedici anni, scrive il suo primo romanzo intitolato Amore e Patria.

Si appassiona così tanto alla scrittura che incomincia a dedicarsi soltanto ad essa, lasciando persino l’università e gli studi di Legge che aveva intrapreso.

Nel corso della sua vita Giovanni Verga scrisse moltissime opere molte delle quali di fondamentale importanza per la storia della nostra Letteratura.

Tra le sue opere ricordiamo:

  • Una peccatrice, Torino, Negro, 1866;
  • Storia di una capinera, Milano, Lampugnani, 1871;
  • Eva, Milano, Treves, 1873;
  • Eros, Milano, Brigola, 1875;
  • Tigre reale, Milano, Brigola, 1875;
  • I Malavoglia, Milano, Treves, 1881;
  • Mastro-don Gesualdo, Milano, Treves, 1889;
  • La duchessa di Leyra, incompiuto, in Federico De Roberto, Casa Verga e altri saggi verghiani, Nedda. Bozzetto siciliano, Milano, Brigola, 1874;
  • Rosso Malpelo in “Fanfulla”, 2-5 agosto 1878;
  • Vita dei campi. Nuove novelle, Milano, Treves, 1880. [Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, Cavalleria rusticana, La lupa, L’amante di Gramigna, Guerra di Santi, Pentolaccia];
  • La roba, in “Rassegna settimanale di politica, scienze, lettere ed arti”, 26 dicembre 1880;
  • Libertà, in “Domenica letteraria”, 12 marzo 1882;
  • Novelle Rusticane, Torino, Casanova, 1883. [Il Reverendo, Cos’è il Re, Don Licciu Papa, Il Mistero, Malaria, Gli orfani, La roba, Storia dell’asino di S. Giuseppe, Pane nero, I galantuomini, Libertà, Di là del mare]

A queste opere si aggiungono anche numerosi testi teatrali tra cui ricordiamo Cavalleria Rusticana, la cui prima interprete fu la grande attrice Eleonora Duse. Quest’opera è stata poi messa in musica dal compositore Pietro Mascagni, esponente del Verismo in Musica.

La poetica e lo stile di Verga sono caratterizzati da una costante sfiducia nei riguardi del mondocittadino, che lo spingono preferire il mondo contadino siciliano. Per descriverlo Verga fa appello alla tecnica dell’impersonalità (cioè non esprime giudizi) e della regressione, effettuata tramite un abbassamento costante del punto di vista. Egli, infatti, sceglie di parlare dal punto di vista del popolo.

I MALAVOGLIA

Nella poetica di Verga il progresso è paragonato a un fiume che travolge i vinti, coloro che non riescono ad adattarsi e a rimanere al passo con esso. Proprio dei vinti Verga sceglie di parlare nei suoi romanzi e nelle novelle, così da ripagare in qualche modo la loro sconfitta.

Rispetto a Zola, esponente del Naturalismo, che preferisce per il suo narratore sempre un punto di vista esterno e onnisciente, Verga adotta per i suoi scritti la regressione del punto di vista. Per capire il perché di questa fondamentale differenza, bisogna ricordarsi che Zola ritiene possibile per la letteratura intervenire sulla realtà, mentre per Verga, a prescindere da tutto, la realtà non è modificabile.

Attratto dal Naturalismo francese, preferisce così occuparsi della questione meridionale e dei vinti, alimentando così la nostalgia per la sua amata terra. La prima novella che testimonia questo ritorno alle origini è Nedda.

Come già accennato, Verga sfrutta le tecniche narrative dell’impersonalità e della regressione, tipiche del suo stile. Per descrivere il mondo siciliano, fisso nei propri valori, secondo l’autore è necessario uno stile di scrittura oggettivo, spogliato da opinioni e sentimenti dell’autore. Serve che l’autore si metta da parte, senza influenzare in alcun modo il racconto con le sue conoscenze o i suoi giudizi, per guardare al mondo contadino e dei pescatori da una certa distanza, allo scopo di restituire la “verità, il fatto nudo e crudo in sé”.

Verga si cala nei panni del contadino o del pescatore, arrivando a parlare con la loro bocca e vedere con i loro occhi, e suscita così nel lettore un effetto di straniamento. Un esempio fondamentale per capire questo meccanismo è l’incipit del celebre racconto Rosso Malpelo:

“Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo.”

L’originalità del suo stile e il suo pensiero hanno cambiato il modo di scrivere, ma soprattutto hanno puntato i riflettori sulla sua amata Sicilia, sulla sua gente che Verga ha descritto con struggente verità.

Francesco Giaco

Simone Giaco

Marika Chiofalo

Carmen Longo

Classe IIC Scuola Media “G. Verga” I.C. “L. Capuana” Barcellona P.G.

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