La “Giornata internazionale dei Diritti Umani”
Ogni 10 dicembre ricorre la “Giornata internazionale dei Diritti Umani” in ricordo della data in cui, nel 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato a Parigi la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” (UDHR o DUDU). La “Dichiarazione” è un documento fondamentale che proclama i diritti inalienabili a cui tutti hanno diritto in quanto “esseri umani” – indipendentemente da razza, colore, religione, sesso, lingua, opinione politica o di altro tipo, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita o altro status. Disponibile in più di 500 lingue, è il documento più tradotto al mondo.
I diritti umani quindi sono “innati” e nessuno ce li può togliere. Essi ci proteggono da persone che vogliono danneggiarci o farci del male, ci aiutano ad andare d’accordo tra di noi e a vivere in pace.
Proprio perché nata dopo le grandi violenze della Seconda guerra mondiale e lo sterminio del popolo ebraico, sull’onda emotiva dello sdegno e del rifiuto di ogni violazione dei diritti, la DUDU comprende quattro fondamentali pilastri: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza.
Nella società di oggi ci si aspetterebbe che questi diritti vengano sempre riconosciuti e rispettati e venga data loro l’importanza che meritano. Purtroppo, però, non sempre è così: le forme di violazione sono diverse e riguardano categorie di persone particolarmente indifese, basti pensare alla tortura o alla discriminazione razziale o alla violazione dei diritti dei bambini o delle donne.
Gli articoli principali sono proprio l’articolo 1 e 2.
Articolo 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.”
Articolo 2: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà, senza distinzione di razza, il colore della pelle, il sesso, la religione, la lingua e l’opinione politica.”
Altri diritti fondamentali sono enunciati negli articoli 3-17, relativi ai diritti alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, contro le uccisioni e le torture tipiche della guerra. Ad essi si aggiungono anche il diritto all’eguaglianza davanti alla legge per combattere la discriminazione di una persona per la sua etnia e il diritto di difendere i propri diritti in tribunale. Infatti, l’ONU afferma che “ogni individuo ha il diritto di avere una proprietà sua personale”, della quale non può esserne privato.
Gli articoli 18-21 della “Dichiarazione” elencano poi tutte le libertà di cui un individuo non può fare a meno: sono la libertà di pensiero di coscienza e di religione. Secondo quanto stabiliscono le Nazioni Unite, ciascuno di noi ha infatti la libertà di cambiare religione e credo e la libertà di manifestare il proprio culto. L’individuo ha diritto anche alla libertà di opinione e di espressione e, come la “Dichiarazione”stabilisce, “la libertà di riunione e di associazione pacifica”; inoltre “ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti”.
Questi valori della DUDU erano così importanti da trovarsi già anche nella Costituzione italiana, entrata in vigore anch’essa nel 1948, dove nell’articolo 3 si stabilisce il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Nel 1966, poi, vennero adottati due diversi Patti, entrati in vigore nel 1976: il “Patto internazionale sui diritti civili e politici” e il “Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali”.
Oggi è possibile individuare un’evoluzione storica del concetto di diritti umani e dividerli in tre categorie o “generazioni”. La “prima generazione” di diritti umani risale alla Rivoluzione Francese, in particolare alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” e si tratta di diritti civili e politici. Quelli di “seconda generazione” sono i diritti sociali, economici e culturali e vengono riconosciuti dal “Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali” e includono anche il diritto al lavoro, di associazione, all’educazione e all’assistenza sociale.
I diritti umani di “terza generazione” riguardano la collettività e la solidarietà e proteggono le categorie vulnerabili come le donne, i bambini, le popolazioni indigene, i rifugiati e i migranti.
Ancora oggi, tuttavia, nel mondo molti Stati si rifiutano di riconoscere come vincolante la “Dichiarazione universale dei diritti umani”,anche se è in vigore da oltre settant’anni pure la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”, che stabilisce e riconosce i diritti dei cittadini della UE.
Il fatto stesso che venga rispettata in moltissimi paesi rende la “DUDU”vincolante per la Comunità Internazionale, ma pensare che in molti luoghi del pianeta ancora ci siano uomini che sono privati dei loro diritti innati da altri individui o gruppi di persone o governi deve fare riflettere tutti noi su quanto il cammino verso l’universalità dei diritti sia purtroppo difficile.
Chiara Cambria
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G