mercoledì, Dicembre 25, 2024
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Il cimitero delle biciclette e la caduta del bike-sharing in Cina

L’allarme di quelle rimaste accese suona a vuoto, nessuno arriverà a raccoglierle. E’ il rumore che fa una bolla speculativa, l’ascesa e la caduta del bike sharing cinese.

BIciclette abbandonate a Wuhan city, nella provincia di Hubei, il 2 aprile 2018 (Imaginechina via AP Images)

Comparse per la prima volta nel 2015 all’Università di Pechino, le bici condivise furono salutate come una delle 4 invenzioni moderne del capitalismo del dragone. Un successo immediato, l’oggetto simbolo della rivoluzione culturale di Mao rispolverato dalla new economy, una nuova rivoluzione a due ruote. Oltre settanta compagnie spuntate in poco tempo sul mercato, ventisette milioni di bici, decisamente troppe in pochi giorni. Le grandi città cinesi si sono trovate travolte, cumuli di biciclette si sono trovate accatastate agli angoli delle strade, le amministrazioni locali hanno dovuto imporre delle limitazioni. Decine di start up sono fallite. Il paradosso, il business verde si è trasformato in un disastro ecologico, discariche di bici zombi sono comparse in tutta la Cina.

Nel 1600 in Olanda scoppiava la prima guerra speculativa del capitalismo moderno, quella dei tulipani; la storia si ripete: dai fiori ai mutui subprime fino alle bici.

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