Unità d’Italia – Una storia lunga 160 anni
Forse ai più non assumerà particolare interesse ricordare la data del 17 marzo 1861, data in cui venne proclamato Il Regno d’Italia e, pertanto, avere una giornata celebrativa del suo 160° anniversario può apparire del tutto inutile. Soprattutto, si potrebbe obiettare, di questi tempi in cui noi tutti siamo alle prese con una pandemia soffocante e snervante e con una campagna vaccinale logorante.
Oggi, infatti, risulterà più facile vedere la nostra cara Italia colorata in fasce gialla, arancione e gialla e una macchiolina bianca piuttosto che vedere la nostra patria colorata col bianco, rosso e verde dell’amato tricolore.
Ma non mi perdo d’animo e, come chi ha sempre guardato all’Italia come alla terra, alla nazione e al luogo, il cosiddetto Bel Paese, che ha dato i natali a grandi e illustri personalità, ha custodito le vestigia della civiltà classica, ha saputo creare realtà imprenditoriali prestigiose e divulgare nel mondo marchi distintivi e identificativi di qualità e originalità non posso fare a meno di volgere il pensiero ad un Paese che, ahimè, nel tempo è diventato sempre meno attento alla propria memoria storica.
Ovviamente non serve ricordare la storia dell’unificazione dell’Italia, ma è necessario fortemente sottolinearne il valore.
Credo oggi più che mai, anche di fronte alle divisioni sulle scelte diverse in più regioni legate alla pandemia, valga quanto recitato nella nostra Costituzione e se ieri “Ieri volemmo farla una e indivisibile, oggi vogliamo far rivivere nella memoria e nella coscienza del Paese le ragioni di quell’unità e indivisibilità come fonte di coesione sociale, come base essenziale di ogni avanzamento tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più arduo e complesso contesto mondiale”.
Ricordo da bambina di aver ammirato un affresco sul soffitto della Sala d’Onore di Palazzo Madama a Roma e di custodire nella mente una smisurata figura simboleggiante l’Italia trionfante e riportante la seguente scritta “Sei libera. Sii grande”.
Sono le parole poste nel lontano 1890 dall’artista senese Cesare Maccari per celebrare l’indipendenza di un Paese sottoposto nei secoli a numerosi dominatori, ma possono essere oggi un monito ad una terra a trarre linfa dalla grandezza del passato, dalle sue radici e rinnovare tutto quel che c’è da rinnovare nella società e nello Stato.
Sei libera, sii grande!
Franca Genovese