Riflessioni sulla Shoah di Amato Giada – scuola media Zirilli
Shoah, storia di uno sterminio
Noi ragazzi dobbiamo sempre ricordare e mai dimenticare lo sterminio di milioni di ebrei che in lingua ebraica si chiama Shoah. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale entrarono in vigore le Leggi anti-ebraiche che vietavano agli Ebrei di fare tutto. Iniziò così la persecuzione degli ebrei per mano dei Nazisti. Gli ebrei, come il bestiame, venivano caricati su camion e su treni che viaggiavano su un binario di non ritorno che li conduceva nei campi di concentramento. Qui venivano spogliati delle loro vesti, privati del loro nome e identificati con un numero tatuato sul braccio. Divisi dai loro affetti, uomini, donne e bambini morivano, in quell’aria gelida, per la fame, il freddo, le malattie, le crudeltà subite nelle camere a gas, nei forni crematori e come fumo uscivano dai camini. I fili spinati facevano da cornice a tutto quell’orrore, ammassati in quelle baracche durante la notte su quei giacigli tra pianti, grida e lamenti. Nel corso di questi giorni, ho letto, visionato e ascoltato le interviste e le testimonianze di quei pochi sopravvissuti all’Olocausto, come Liliana Segre che nel libro intitolato “Scolpitelo nel vostro cuore. Dal Binario 21 ad Auschwitz e ritorno: un viaggio nella memoria” afferma di essere “viva per caso”. Ho visto scene di film che non si possono dimenticare che ti fanno scendere le lacrime sul viso. Penso a quanta forza e quanto coraggio è servito a tutta quella gente, ai bambini, ai ragazzini della mia età che hanno vissuto nel terrore.
Ricordiamo Anna Frank privata dei suoi amici, del diritto allo studio, della sua famiglia e della sua vita. Il diario era il suo amico e alla carta confidava, durante il periodo di segregazione in soffitta per sfuggire alla persecuzione nazista, i suoi pensieri e il suo sogno di diventare scrittrice. Morì nel campo di concentramento di fame, freddo e malattia. Il padre sopravvissuto alla Shoah fece pubblicare il diario di sua figlia.
Quanta crudeltà l’uomo ha avuto verso un altro uomo. Gli Ebrei non avevano più diritto a nulla, eppure tutti gli uomini hanno pari dignità sociale, non deve esistere distinzione di razza, di sesso, lingua, religione. Purtroppo ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni tra gli uomini. E’ giusto ricordare perché quello che è stato non debba ripetersi mai più.
Amato Giada
Classe 1^C Scuola Secondaria di primo grado “Zirilli”
Lettera alla senatrice Liliana Segre
Gentilissima Senatrice Liliana Segre,
mi chiamo Giada e sono una ragazzina di undici anni.
Ho ascoltato le sue parole pronunciate durante l’intervista, realizzata a casa sua, trasmessa da un programma televisivo e sono rimasta colpita dal tono della sua voce, dalla commozione che si leggeva nei suoi occhi.
Lei si ritiene una donna fortunata, io la reputo una donna coraggiosa se penso a quanto dolore ha vissuto e quanto ne ha visto negli occhi di tutta quella gente che viveva nei campi di concentramento. Parole che vanno dritto al cuore quando racconta quello che ha vissuta dall’espulsione dalla scuola in quanto ebrea alla paura di essere deportata con la sua famiglia in quell’orrore. Definisce quel binario numero 21 non di partenza ma di arrivo e dal quale non ci sarebbe stato un ritorno.
Non nascondo le mie lacrime quando narra l’episodio legato al ricordo della sua amica Janine, operaia schiava come lei. La immagino con i suoi riccioli biondi appena ricresciuti li in fila insieme quando venne scelta per morire. Mi commuovo nel sentire queste sue parole “Mi sento una vigliacca per non aver trovato il coraggio di voltarmi per salutarla, per dirle Ti voglio bene”.
E poi la liberazione da quell’incubo come la luce che si riaccende e rinasce la speranza e l’inizio di una nuova vita.
Sono d’accordo quando afferma che nella vita non esiste “non ce la possiamo fare” e che “ognuno è forte e responsabile di se stesso e bisogna camminare con una gamba davanti all’altra e non avere mai paura di cadere”, ma credo che non sia facile.
Mi piacerebbe conoscerla di persona e restare lì ad ascoltarla a lungo, mi chiedo se tra tutta quella gente senza pietà c’era qualcuno con un cuore, di certo anche quei mostri avranno avuto una famiglia e degli affetti e una vita da vivere e non avevano certo il diritto di porre fine a quella degli altri.
Amato Giada
Classe 1C Scuola Secondaria di primo grado “Zirilli”