giovedì, Novembre 21, 2024
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I giovani e il diritto al voto

Perché è la scuola il luogo in cui si diventa cittadini!

Appare evidente come ad oggi ciascun individuo sia in possesso della possibilità, derivata dall’impiego delle tecnologie, di poter usufruire in maniera istantanea tramite internet, mass media, social, televisione e radio di qual si voglia informazione. Ed è altrettanto evidente come ciò abbia contribuito ad alimentare nell’opinione pubblica, e in particolare tra i più giovani, la falsa convinzione per cui la scuola e lo studio sono visti come oramai privi della loro utilità e validità.

Di fatto ciò ha comportato un cambiamento nelle modalità di approccio allo studio delle nuove generazioni: ne è un esempio la tendenza sempre più diffusa tra gli studenti di non dedicarsi alla lettura di libri. È opportuno precisare però che, come è facile intuire, quanto espresso finora riguardo la validità della scuola non coincida con la realtà. Tra i tanti meriti che non si può fare a meno di non riconoscere all’istruzione scolastica è quello di svolgere oggi un ruolo di fondamentale importanza, cioè quello di rafforzare le capacità di ognuno di interagire nella società, considerare i bisogni del singolo individuo e, al tempo stesso, promuovere la formazione dell’uomo e del cittadino così come previsto dalla Costituzione.

Perché è la scuola il luogo in cui si diventa cittadini. Qui gli studenti entrano in possesso delle conoscenze e competenze necessarie a costruire il proprio futuro. L’istruzione è dunque riconosciuta in molti Paesi del mondo come un diritto imprescindibile dell’essere umano nonché del cittadino ed è su questo principio che si basa l’obbligo formativo, assicurato dallo Stato per favorire una scolarizzazione di massa. Si precisa comunque che la formazione include non solo quella del singolo individuo di per sé ma anche quella dell’uomo come cittadino del domani, chiamato a vivere pienamente in uno Stato. L’istruzione, in particolar modo quella di base, deve quindi impegnarsi nel promuovere una formazione fondata, oltre che sul trasmettere conoscenze di carattere scientifico o letterario, anche sull’acquisizione di abilità, capacità e atteggiamenti: sociali, morali ed intellettuali volti allo sviluppo integrale della personalità.

La scuola rappresenta così una risorsa capace di favorire l’inserimento dell’individuo in società, decisiva per il futuro dei giovani e quindi del Paese intero. Risulta importante non tanto sottolineare la stretta, anzi strettissima correlazione esistente tra un’istruzione e un’educazione di qualità e la qualità della cittadinanza, quanto piuttosto evidenziare il ruolo strategico che scuola e istruzione rivestono nella costruzione di una cittadinanza piena, matura, e nella realizzazione di condizioni sociali, politiche, economiche e culturali che di fatto consentano ai cittadini l’esercizio dei loro diritti fondamentali, tra cui il voto.

Eppure ad oggi a rappresentare un dato allarmante e di preoccupazione in tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Paese e la buona salute della democrazia è proprio il forte disinteresse dei giovani per la vita politica. È sicuramente un fenomeno che in prima analisi può apparire di non facile comprensione, perché interessa parte di una generazione che tra i molti diritti acquisiti e rivendicati sembra dimenticare proprio l’impegno minimo di decidere chi governerà, chi avrà il potere di fare le leggi e di gestire il Paese. I più anziani, al contrario, pur di recarsi alle urne fanno sacrifici considerevoli, anche (e soprattutto) fisici.

Un confronto generazionale che sottolinea ancora più il carattere paradossale di un simile atteggiamento.  Tra i giovani pochi sono coloro che si presentano alle urne per godere del loro diritto di libero voto, forse non consapevoli di come questo stesso diritto sia un privilegio di cui ancora oggi, nel 2021, milioni di persone non possono godere. Gli anziani invece, che conservano ancora il ricordo di un’epoca in cui anche in Italia tale diritto era stato loro sottratto, continuano ancora con passione e interesse ad esprimere il loro voto.

Come in Italia ciò accade anche nella maggior parte democrazie occidentali, in cui i rappresentanti nei rispettivi parlamenti sono ormai eletti da una minoranza della popolazione, anche proprio per la scarsa partecipazione del voto giovanile. 

Una tra le ragioni che scoraggiano molti giovani ad andare a votare è senza dubbio il forte senso di insoddisfazione sociale e le delusioni politiche accumulate negli anni. Ma un’altra causa sui cui in genere poco si riflette è un tratto culturale, tipico delle nuove generazioni, e cioè quel senso di impotenza e di indifferenza che le spinge più a realizzarsi ai margini della società e a non esercitare in essa un ruolo attivo e partecipe. Tale disinteresse ha però purtroppo una pesante conseguenza: produrrà infatti inevitabilmente una società sempre meno informata e consapevole delle proprie decisioni di voto, perché le giudica erroneamente come irrilevanti. Ma questo non può essere interpretato come giustificazione all’abbandono del proprio diritto ad esprimere la propria posizione, perché la cura a quei mali sta proprio nella maggiore partecipazione alla vita politica del Paese, a cui deve essere accompagnata una migliore informazione. Perché, se non fosse chiaro già abbastanza, è bene sottolineare che è con le decisioni di oggi che si costruisce il domani, anche se a volte di ciò sembriamo dimenticarci.

Giulio Bonanno V C BS

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