Liliana Segre e Janine
Liliana Segre lavorava con la sua amica Janine in una fabbrica di munizioni, qui anche i minori venivano sfruttati fino alla morte.
Janine era una ragazza francese, addetta alla macchina che tagliava l’acciaio: durante il lavoro si tranciò due dita, ma per coprirsi, prima della selezione, mise uno straccio sulla mano. Le regole nel campo di concentramento erano ferree. Solo i sani passavano la selezione. Purtroppo Janine venne scoperta e gli assassini nazisti la condannarono a morte. Liliana, in quel momento, non si voltò nemmeno per salutarla. Travolta dalla paura, dal dispiacere di aver perso il padre, dalla solitudine, dalla violenza e dallo sconforto, si comportò da egoista, negando un ultimo saluto alla povera Janine.
Liliana, oggi, all’età di novant’anni, ha dichiarato in diverse interviste di essersi pentita molto per non aver dato conforto alla sua dolce amica francese.
Questo dolore, ancora oggi, non l’abbandona:
“È un rimorso che mi porto dentro. Il rimorso di non aver avuto il coraggio di dirle addio. Di farle sentire, in quel momento che Janine stava andando a morire, che la sua vita era importante per me. Che noi non eravamo come gli aguzzini ma ci sentivamo, ancora e nonostante tutto, capaci di amare. Invece non lo feci. Il rimorso non mi diede pace per tanto, tanto tempo. Sapevo che nel momento in cui non avevo avuto il coraggio di dire addio a Janine, avevano vinto loro, i nostri aguzzini, perché ci avevano privati della nostra umanità e della pietà verso un altro essere umano. Era questa la loro vittoria, era questo il loro obiettivo: annientare la nostra umanità.”
(tratto da “Fino a quando la mia stella brillerà“, di Liliana Segre, che oggi è stata nominata senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella)
Francesco De Gaetano
Classe 1C Scuola Secondaria di primo grado “Zirilli”