lunedì, Dicembre 23, 2024
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Glaucoma, nuove speranze della terapia genica.

È stata sviluppata da un team di ricerca guidato da Richard Eva, Keith Martin e James Farwcett del John van Geest Center for Brain Repair presso l’università di Cambridge una nuova tecnica basata sulla terapia genica per rigenerare il nervo ottico danneggiato, cosa che potrebbe aiutare lo sviluppo di nuovi trattamenti per il glaucoma.

Il glaucoma é una malattia del nervo ottico nel quale si verifica una perdita delle fibre, con incremento dell’escavazione della papilla ottica e riduzione del campo visivo, le cellule nervose nella retina ossia le cellule gangliari della retina, estendono i loro assoni dall’occhio al cervello attraverso il nervo ottico per trasmettere ed elaborare le informazioni visive.

Un importante fattore di rischio é l’incremento della pressione intraoculare ovvero la pressione dei liquidi che riempiono l’occhio oppure la malattia può decorre anche in assenza di ipertensione endobulbare e viene definito glaucoma a pressione normale.

I ricercatori si sono concentrati sugli assoni, le fibre nervose del SNC adulto che, a seguito di malattie o lesioni gravi, possono non rigenerarsi causando un danno irreversibile, ma diversi scienziati hanno mostrato che la rigenerazione è possibile con determinate tecniche di stimolazione, tramite il gene responsabile della produzione di una proteina, la protrudina, che induce a stimolare gli assoni onde prevenirne la morte cellulare a seguito delle lesioni. Per indagare se la protrudina potrebbe stimolare la riparazione nel sistema nervoso centrale danneggiato in un organismo intatto, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica di terapia genica per aumentare la quantità e l’attività di protrudina nell’occhio e nel nervo ottico.

“La nostra strategia si basa sull’utilizzo della terapia genica, un approccio già in uso clinico –  hanno affermato di comune accordo i ricercatori- per fornire protrudine negli occhi. È possibile che il nostro trattamento possa essere ulteriormente sviluppato come un modo per proteggere i neuroni retinici dalla morte, oltre a stimolare i loro assoni a ricrescere. È importante sottolineare che questi risultati avrebbero bisogno di ulteriori ricerche per capire se potrebbero essere sviluppati in trattamenti efficaci per gli esseri umani”.

Gisella Siracusa V C BS

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