DIVIETO TOTALE DI ABORTO, la Polonia e spunti di discussioni
Il governo polacco ha ritardato la pubblicazione di una sentenza del tribunale che avrebbe introdotto un divieto quasi totale di aborto, dopo alcune delle più grandi proteste di massa viste nella recente storia del Paese. Questo, di fatto, è solo l’ultimo tassello di una vicenda che inizia anni fa e che si è concretizzata lo scorso 22 ottobre, giorno in cui il tribunale costituzionale polacco ha reso illegale l’interruzione di gravidanza in caso di malformazione del feto.
Questa richiesta è arrivata da un centinaio di parlamentari secondo cui l’interruzione di gravidanza a causa di malformazioni fetali è in contrasto con i principi della Costituzione che protegge la vita di ogni individuo.
Ma misure più restrittive sul diritto all’aborto erano state supportate dalla maggioranza di governo in concerto con la Chiesa cattolica. Un binomio che in realtà lavora in questa direzione già da diversi anni. Davanti alla sentenza approvata con 11 voti favorevoli e 2 contrari, che sostiene che non può esserci tutela della dignità di un individuo senza la protezione della vita, la reazione della popolazione è stata enorme e, per certi versi, inaspettata. Sul grido To Jest Wojna, “Questa è guerra”, le proteste di piazza, trainate da movimenti femministi e scioperi nazionali, si sono dilagate a macchia d’olio in tutto il Paese per oltre nove giorni consecutivi.
Seppur il provvedimento non fosse ufficialmente in vigore, le proteste sono riuscite a frenare il governo che alla scadenza del 2 novembre, non ha pubblicato la sentenza per renderla effettiva. “C’è una discussione in corso e sarebbe bene prendersi del tempo per il dialogo e per trovare una nuova posizione in questa situazione che è difficile e suscita grandi emozioni“, ha detto questa settimana Michal Dworczyk, capo dell’ufficio del primo ministro Mateusz Morawiecki. Un’apertura che non convince troppo la piazza che ha già annunciato altre manifestazioni.
Giuseppe Conte V C BS