Riservatezza scolastica
Per la civile convivenza di qualsiasi gruppo è necessaria la codificazione del segreto sia professionale che, semplicemente, personale. Nel nostro ordinamento giuridico il segreto è soventemente contestualizzato nei diversi ambiti con precise prescrizioni comportamentali (segreto industriale, professionale, etc.). Nell’ambito scolastico vi sono norme generali (art. 622 C. p. comma 1 e D. Lgs. 196/2003) che disciplinano il comportamento di ogni cittadino. Anche il più imperfetto conoscitore di ogni norma giuridica che opera nell’ambito scolastico dovrebbe farsi guidare dal più normale riserbo, concetto universalmente conosciuto, nel trattare ogni notizia o fatto di cui sa in ambito scolastico. Si tratta di un’obbligazione deontologica e morale ancor prima di divenire obbligo giuridico.
Il segreto professionale è sicuramente vigente nell’ambito dell’attività scolastica. Tuttavia, è bene rilevare in questa sede che l’obbligo del segreto non è riferito solo al docente, è, infatti, esteso anche a qualunque altro partecipante all’attività scolastica (allievi, genitori, collaboratori, etc.) che, in ragione della propria partecipazione, potrebbe essere informato di alcune notizie riservate. Tutta l’attività scolastica ha un solo fine: istruire e formare le coscienze degli allievi.
Tenere una lezione frontale tipicamente nozionistica è opera agevole, ma, formare le coscienze di uomini senza pregiudizi e realmente liberi è ben più difficoltoso. Per conseguire questo obiettivo gli insegnanti devono, a volte, distaccarsi dal rigido protocollo istruttivo della lezione frontale, al fine di svegliare le coscienze ed avviare il procedimento di maturazione personale degli allievi.
L’opera degli insegnanti si svolge nel ristretto contesto dell’aula scolastica con pensieri, parole, opere e omissioni che esclusivamente in quell’ambito hanno un preciso significato educativo. Le stesse argomentazioni in altro contesto potrebbero avere significati totalmente diversi. Tra l’altro l’art. 33 della Costituzione della Repubblica disciplina la libertà d’insegnamento, per cui tutta l’attività educativa svolta dagli insegnanti, le particolari metodologie ed i linguaggi utilizzati (tranne che in presenza di illegalità) sono senza alcun dubbio contenuti da non divulgare all’esterno dell’aula.
Questo è il motivo per cui tutta l’attività svolta in aula deve essere considerata oggetto di “segreto scolastico”. La decontestualizzazione di tutto ciò che avviene a scuola può essere estremamente pericolosa ed i recenti accadimenti sono un drammatico esempio di ciò che può realmente accadere.
Il 16 ottobre 2020 a Conflans-Sainte-Honorine, un sobborgo di Parigi è stato ucciso Samuel Paty, un insegnante di storia ed educazione civica.
Qual’è il motivo? Samuel Paty aveva spiegato in aula ai suoi allievi la libertà di espressione mostrando ai suoi studenti una vignetta di Charlie Hebdo raffigurante il profeta islamico Maometto.
La lezione è stata ripresa da alcuni studenti e pubblicata sui social media (WhatAapp, Facebook, etc.) provocando reazioni negative tra i Musulmani di Francia. Qualche giorno dopo Samuel è stato decapitato con un coltello da Abdoullakh Abouyedovich Nazaro (18 anni), musulmano di origine cecena già da diversi anni residente in Francia. Pochi minuti dopo Anzorov è stato ucciso dalla polizia francese.
Non si può entrare nel merito di tali eventi, molto complessi, ma, sicuramente si può affermare che la decontestualizzazione dell’attività scolastica può avere conseguenze drammatiche. Le diverse sensibilità spesso portano gli esseri umani ad esprimersi in modo forte. Purtroppo a volte le espressioni portano a confliggere, ma è dentro la scuola che si deve imparare a convivere nella diversità. La scuola è da sempre il luogo in cui si formano le coscienze degli esseri umani.
Solamente negli anni di permanenza scolastica si può imparare a convivere nelle diversità, accrescendo la capacità di comprensione degli altri, così estirpando da sè stessi il motivo del conflitto e riuscendo a scorgere la bellezza della armoniosa convivenza tra tutti gli esseri umani.
Alberto Gullino