La Bella Angelina, di Rossella Jannello, Carthago Edizioni
Inizia come un romanzo ma un romanzo non è.
La bella Angelina, pagina dopo pagina, si rivela essere un docu-romanzo in cui Rossella Jannello, giornalista, scrittrice e counselor siciliana, propone un’esperienza d’approfondimento consistente nel racconto della storia di Angelina Mioccio, figlia di una famiglia benestante di origini ebraiche, morta suicida lanciandosi dal torrione del Castello di Leucatia, dono del padre per l’imminente matrimonio della figlia con un buon partito.
L’atmosfera e le suggestioni ricostruite nelle prime pagine sono quelle di altri tempi, riportano ad una Sicilia in cui la donna doveva ancora sottostare al volere del padre e accettare un matrimonio combinato e in cui la vita scorreva gattopardaniamente.
La narrazione biografica, passata attraverso il processo letterario, propone una storia di amore e morte che, poi, con un colpo di scena inatteso, attraverso documenti e testimonianze, avvicinano al dramma di una giovane donna morta suicida e imbalsamata per volere del padre…
“Il mio corpo era diventato un corpo di bambola”, imprigionato in una cappella gentilizia-cella del cimitero monumentale di Catania, soggetto, nel corso del tempo, prima alla razzia e poi all’oblio, ma mai comunque del tutto dimenticato anche perché legato indissolubilmente al castello di Leucatia, oggi sede della biblioteca Rosario Livatino e, nell’immaginario collettivo, a presenze misteriose raccontate e percepite dai più e dalla stessa scrittrice.
Appropriato, pertanto, l’aggiunta al titolo “Sono morta per restare”.
Da scenario la Catania della Bella Epoque, sempre viva e affascinante, ma anche la Catania dei giorni nostri nelle pagine-documentario che corredano la storia della Bella Angelina.
La scelta di narrare in prima persona per ricomporre il normale distacco fra i lettori e la storia biografica, la volontà di confrontarsi con quanto è stato raccontato della storia della Bella Angelina e la profonda sensibilità che traspare dalla penna dell’autrice accordano all’opera di Rossella Jannello quella nota poetica che ha il merito di indurre nei lettori la giusta e sensata riflessione sulla vicenda umana ed esistenziale di una donna, Angelina Moccio, e di tante altre donne che, con la scelta estrema di porre fine alla propria esistenza, hanno espresso il disagio e la difficoltà di essere donna in una società costruita a misura d’uomo.
Franca Genovese