lunedì, Dicembre 23, 2024
I GIOVANI E IL COVIDParliamo di....

COVID-19

La pandemia causata dal virus COVID-19, del 2020 in Italia ha avuto le sue manifestazioni epidemiche iniziali il 31 gennaio 2020. La Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (il territorio focolaio del coronavirus) informava l’agenzia di aver registrato in tutta la provincia di Hubei un rilevante numero di casi di polmonite derivanti da cause ignote. La sorgente di infezione del nuovo Coronavirus non è stata ancora identificata. Si ipotizza che i primi casi in Cina siano derivati da una fonte animale. La suscettibilità all’infezione è molto elevata, lo sviluppo di una forma grave è più frequente. Colpisce bambini, adulti e anziani, ma soprattutto i soggetti immunodepressi, cioè quei pazienti che hanno ridotte difese immunitarie per cause diverse; per esempio in corso di infezioni anergizzanti, malattie croniche o trattamenti chemioterapici antitumorali.

Il covid-19 appartiene alla famiglia dei Coronaviridae, genere Coronavirus, I coronavirus sono virus a RNA positivo dal diametro di circa 80-160 nm. Il nome “coronavirus” si riferisce all’aspetto caratteristico dei virioni (la forma infettiva del virus) visibile al microscopio elettronico, che presenta una serie di glicoproteine superficiali che danno un’immagine che ricorda una corona reale.

Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, penetra nell’organismo per via aerea, dunque interessa le vie respiratorie superiori e le vie respiratorie inferiori. Quando infetta un ospite umano, il primo passo nel processo parte dalla proteina virale ‘spike’ (o “S”) che si lega al recettore umano di Ace2. Dunque proprio l’Ace2 è il punto di ingresso nelle cellule umane per il virus Sars-Cov-2.  La persona sana si può contagiare principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio tramite:

          la saliva, tossendo e starnutendo

          contatti diretti personali

          le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi.

Le stime attuali del periodo di incubazione (quel periodo di tempo che intercorre fra l’esposizione all’agente eziologico e lo sviluppo dei sintomi clinici) indicano che i sintomi del COVID-19 possono comparire dai 2 agli 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni dopo l’esposizione al virus.

I sintomi più comuni sono febbre, stanchezza e tosse secca. Alcuni pazienti possono presentare indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, mal di gola e diarrea. Questi sintomi sono generalmente lievi e iniziano gradualmente. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite interstiziale (sindrome respiratoria acuta grave) insufficienza renale e persino la morte. Alcune persone si infettano ma non sviluppano alcun sintomo -poiché sono portatori asintomatici- ma possono trasmettere ugualmente l’infezione.

L’11 marzo 2020 il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito la diffusione del Covid-19 non più una epidemia confinata ad alcune zone geografiche, ma una pandemia diffusa in tutto il pianeta.

In Cina l’approccio cinese per limitare i contagi è stato quello di isolare, a partire dal 23 gennaio, Wuhan, la metropoli epicentro dell’epidemia, e in un secondo momento altre città della provincia Hubei, per evitare la diffusione all’intero Paese. Ciò ha comportato la chiusura delle attività commerciali e dei servizi ritenuti non essenziali, che a metà marzo hanno iniziato a riaprire. Ad oggi la situazione appare ovunque pressoché più o meno stabilizzata (circa 30 casi/giorno).

In Spagna il 15 marzo 2020 si è stabilito un decreto che ricalca il DPCM 11 marzo e impone pesanti limitazioni della mobilità simili a quelle in vigore nel nostro paese. Solo i servizi essenziali sono garantiti. Le elezioni in programma in Galizia sono state rimandate.

In Francia le misure intraprese hanno riguardato, in un primo momento, solo i soggetti rientrati da zone considerate a rischio, che avevano l’obbligo di essere posti in quarantena per due settimane. Sono state lanciate campagne informative sulle strategie di prevenzione. Provvedimenti più stringenti hanno riguardato le aree più colpite, in cui sono state chiuse le scuole, è stato raccomandato il telelavoro, laddove possibile, e sono stati vietati assembramenti.

In Germania le misure intraprese inizialmente sono consistite nell’isolamento dei casi positivi, nel rintracciamento dei contatti e nella predisposizione di piani di emergenza delle strutture sanitarie. Il 17 marzo, come in Italia, supermercati, farmacie, banche, negozi di animali e tutte le attività essenziali sono autorizzati a prolungare gli orari di apertura, mentre le attività commerciali non essenziali devono stare chiuse.

Nel Regno Unito sono stati presi diversi provvedimenti, come la chiusura delle scuole, il telelavoro, la limitazione degli incontri in cui è prevista la partecipazione di un gran numero di persone. Il premier Boris Johnson ha annunciato, in data 16 marzo, lo stop di tutti i viaggi non necessari, il lavoro da casa “per chiunque possa” e la rinuncia a contatti sociali pubblici.

Negli USA è stata decisa in un primo momento la sospensione di tutti i voli dall’Europa, con esclusione del Regno Unito, per un periodo di trenta giorni ed è stata raccomandata la limitazione dei contatti sociali.

 In Italia Il primo caso rilevato di trasmissione autoctona sul nostro territorio è stato registrato il 18 febbraio 2020 a Codogno, in provincia di Lodi. Presto l’epidemia si è diffusa in particolare in alcuni comuni delle regioni Lombardia e Veneto.

Venerdì 21 febbraio 2020 è una data centrale per la vicenda italiana legata al nuovo coronavirus. In questa data sono emersi diversi casi di coronavirus nel lodigiano, in Lombardia: un nuovo focolaio.

4, 8 e 9 marzo sono invece le tre date chiave dei provvedimenti presi in Italia.

Il contagio si è diffuso nel nostro paese, soprattutto nel Nord, ma inizia anche in altre regioni. Per questo, mercoledì 4 marzo il governo ha dato il via libera alla chiusura di scuole e università in tutta Italia fino al 15 marzo. Mentre domenica 8 marzo arriva il decreto che prevede l’isolamento della Lombardia, in assoluto la più colpita, e di altre 14 province, che diventano “zona rossa”.

Un’altra data importante per l’Italia è quella di lunedì 9 marzo. In questa giornata, intorno alle 22, Conte annuncia in televisione di aver esteso a tutto il paese le misure già prese per la Lombardia e per le altre 14 province, tanto che tutta l’Italia diventerà “zona protetta”. Le nuove norme sono contenute nel nuovo decreto Dpcm 9 marzo 2020, entrato poi in vigore il 10 marzo. Di fatto la regola è contenuta nell’hashtag #iorestoacasa, si può uscire solo per comprovate ragioni di necessità come per fare la spesa, per esigenze lavorative, per l’acquisto di farmaci o per altri motivi di salute.

Dunque non si può uscire di casa, se non per necessità. Come me, anche altri milioni di persone nel mondo hanno dovuto cambiare drasticamente e improvvisamente le proprie abitudini: il modo di lavorare, il modo di studiare poiché le lezioni si svolgono a casa attraverso lo smart-working, dobbiamo limitare e giustificare le nostre uscite e gli incontri e rispettare tutte le regole per evitare il sovraffollamento. In alcuni paesi, tra i quali l’Italia, l’epidemia di Covid-19 è l’evento più grave che si sia verificato dal dopoguerra a oggi e con il più profondo impatto sulle vite di tutti. Da mesi non si parla d’altro. La situazione è molto grave: in diversi paesi i contagi continuano ad aumentare, i sistemi sanitari sono in grande difficoltà e moltissime persone hanno perso la vita.

La pandemia ha portato dunque molte conseguenze:

  • Conseguenze economiche: crisi, disoccupazione, povertà, interventi statali e dell’Unione Europea, debito pubblico.
  • Conseguenze sociali: povertà (è un fenomeno tanto economico quanto sociale); solitudine e isolamento; scontro generazionale; sostanziali cambiamenti delle nostre abitudini.
  • Conseguenze politiche: la pandemia mette in discussione i nostri modelli politici.
  • Conseguenze sanitarie: il covid-19 sta aggredendo i sistemi sanitari nazionali di tutto il mondo.

Date tutte le conseguenze, il Consiglio dei Ministri ha stanziato 25 miliardi di euro per far fronte all’emergenza sanitaria. Per aiutare l’Italia dalla Cina arrivano medici e infermieri e due diversi voli cargo, con 20 tonnellate di materiale sanitario. Inoltre nella battaglia contro il Covid, l’Openjobmetis ricerca e seleziona 200 infermieri e operatori socio-sanitari per affrontare l’emergenza sanitaria. Vengono reclutati gli specializzandi, precettati i medici in pensione e costruiti nuovi ospedali in tempi brevi come il progetto dell’ospedale in Fiera. Altri medici in arrivo dal mondo per salvare l’Italia, un aiuto immane che non varrà a nulla se non vengono rispettate le regole.  A tal proposito Attilio Fontana (presidente della regione Lombardia) chiede al premier Conte l’utilizzo massiccio dell’esercito per garantire il rispetto delle regole.

SABATO 21 MARZO Conte emana un altro decreto ove afferma la chiusura di tutte le aziende che non sono essenziali. Dal 23 marzo invece vi è il divieto di spostamenti tra comuni. Vengono costruiti nuovi ospedali, arrivano altri medici di base volontari: si amplia così la rete di assistenza per il covid. Il 23 marzo è inoltre la prima giornata positiva di un mese durissimo, per la prima volta è in calo il numero dei pazienti ricoverati e in aumento i posti di terapia intensiva all’Ospedale di Circolo di Varese, ben 132 nuovi posti letto.

Multe da 400 a 3mila euro per chi viola le misure restrittive anti contagio. Oltre agli aiuti sanitari, e non solo, da parte di diverse nazioni, arrivano aiuti anche da diverse aziende italiane manifatturiere che hanno modificato il loro elaborato e producono mascherine dato che non sono più disponibili e solo la Lombardia ne consuma 100.0000 al giorno. Le aziende cosmetiche non producono più cosmetici ma disinfettanti. Decathlon regala 10mila maschere da snorkeling alle regioni. Per coordinare disponibilità e utilizzo dei posti letto in ospedale per l’emergenza COVID-19, il Dipartimento della Protezione civile ha attivato la “Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario per il coordinamento dei soccorsi sanitari urgenti nonché dei Referenti Sanitari Regionali in caso di emergenza nazionale” (CROSS). Grazie alla Centrale remota operazioni soccorso sanitario i pazienti vengono trasportati attraverso ambulanze medicalizzate delle associazioni di volontariato di protezione civile, elicotteri del 118 e mezzi aerei dell’Aeronautica Militare.

 Nonostante ciò i contagi non si arrestano. Diminuiscono anche gli accessi alla terapia intensiva, è sempre stato il dato più critico dall’inizio dell’epidemia a causa del numero esiguo di posti letto rispetto all’andamento della crescita del numero dei pazienti. La diffusione del virus Covid – 19 (coronavirus) in Italia comporta provvedimenti e decisioni delle autorità per limitare le possibilità di contagio.

A partire dal 21 aprile in Lombardia saranno effettuati 20.000 test sierologici al giorno, cominciando dagli operatori sanitari e socio sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro. A Cocquio comincia lo screening sierologico. Si tratta di test finalizzati a individuare le IgM e IgG prodotte dall’organismo contro alcune proteine dell’involucro virale. Inoltre la sperimentazione della terapia con il plasma, ricco degli anticorpi sviluppati da chi ha sconfitto il virus, ha offerto dei segni positivi. Infine Il Dpcm 26 aprile 2020 introduce, a partire dal 4 maggio ha inizio la fase 2, con diverse novità, tra le quali, la possibilità delle visite ai propri congiunti che vivono nella stessa Regione e la riapertura di parchi e giardini pubblici, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie ed evitando comunque gli assembramenti. Giorno 16 maggio il premier Conte emana un nuovo decreto il quale prevede che a partire dal 18 maggio le attività economiche, produttive e sociali potranno riaprire, dovendo svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio.

Essa sarà poi seguita da una 3°fase, quella della ricostruzione e del rilancio. 

Dal momento che si parla di una malattia nuova, non esiste ancora il vaccino e per realizzarne uno i tempi possono essere anche relativamente lunghi (si stima 12-18 mesi). Dunque possiamo parlare solo di interventi di profilassi generale.

Le norme preventive generali consistono in una serie di interventi atti ad evitare il contatto diretto tra i portatori ed i soggetti sani. In particolare, oltre a rispettare le comuni norme di igiene personale (tra queste, lavare accuratamente e frequentemente le mani, per circa 40-60 secondi, con sapone o con soluzioni a base di alcol per eliminare il virus) è importante evitare il sovraffollamento.

Gli assembramenti di gente e in generale i contatti tra individui molto ravvicinati rappresentano dei comportamenti a rischio molto elevato e sono assolutamente da evitare. Probabilmente per evitare il virus non è sufficiente neanche la distanza minima di un metro ed è consigliabile distanziarsi ancora di più gli uni dagli altri.

Bisogna rispettare le norme previste dal governo, per cercare di ridurre i contagi, tra queste: 

  • restare a casa, uscire solo per esigenze lavorative, motivi di salute e necessità.
  • usare la mascherina se si sospetta di essere malati, se si presta assistenza a persone malate o se si esce per necessità. La mascherina è importante utilizzare quella a valvola in modo tale che non passi nessun tipo di microrganismo.
  • mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro;
  • igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie);
  • non prendere farmaci antivirali a meno che siano prescritti dal medico;
  • pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;

inoltre se si presenta febbre, tosse o difficoltà respiratorie e si sospetta di essere stato in stretto contatto con una persona affetta da malattia respiratoria Covid-19:

bisogna rimanere in casa, non recarsi al pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiamare al telefono il medico di famiglia, il pediatra o la guardia medica. Oppure chiamare il numero verde regionale. I numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario.

Nell’ambito delle sperimentazioni cliniche sui farmaci per il trattamento della malattia COVID-19, è stato autorizzato dall’Aifa il 3 aprile (L’Agenzia italiana del farmaco) l’utilizzo del Tocilizumab nel trattamento della polmonite da Covid-19. Quel farmaco anti-artrite che è in grado di inibire diverse cascate di segnali infiammatori, avendo quindi un ruolo importante nel modulare l’infiammazione articolare alla base dell’artrite reumatoide. Ha fatto registrare miglioramenti importanti nei pazienti a cui è stato somministrato per la prima volta in Italia a Napoli e prima ancora solo in Cina.

Inoltre vengono utilizzati antivirali contro il covid-19, lo stesso che viene somministrato ai pazienti affetti da AIDS (Zidovudina) ma è poco reperibile poiché i casi sono troppi.

Viene inoltre utilizza l’eparina un’anticoagulante allo scopo di contenere la replicazione virale e spegnere l’infiammazione esuberante scatenata dal virus, in modo da proteggere i pazienti dai danni di una coagulazione eccessiva o abnorme.

La terapia a base di plasma dei guariti per il trattamento dell’infezione Covid-19 prevede il prelievo del plasma da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione (dopo una serie di test di laboratorio, anche per quantizzare i livelli di anticorpi “neutralizzanti”, e procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente) a pazienti affetti da Covid-19 come mezzo per trasferire questi anticorpi anti-SARS-Cov-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto. Tale meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace nei confronti del SARS-COV-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti.

Sono morte centinaia di persone al giorno, accompagnate esclusivamente dalla più profonda solitudine, anche i più giovani non vengono risparmiati. I corpi sono stati portati lontano, trasportati dagli autocarri dell’Esercito, durante una macabra “sfilata di morte”, manchevoli di una degna sepoltura, di una lapide sulla quale ritornare a poggiare un fiore. Gli alleati, invece, si riconoscono, hanno una divisa diversa: hanno camici verdi, mascherine chirurgiche, guanti bianchi monouso e portano addosso il peso della fiducia di quanti si affidano a loro.

Il loro viso è irrigato dalle lacrime e dal sudore, le loro mani profumano di umanità ed i loro occhi trasmettono speranza. Sono quelli che stanno combattendo questa guerra per ognuno di noi, in quelle corsie di ospedale, dove i pazienti, malati di COVID-19, si aggrappano alle loro mani, anelanti di vita.

 È evidente che l’emergenza del Coronavirus – Covid-19 ha cambiato profondamente le nostre vite, mettendoci in una condizione che ci servirà da lezione per il futuro.

Dobbiamo evitare che questa situazione non diventi un’occasione di ulteriore isolamento ed emarginazione reciproca, in particolare per i più poveri e dimenticati, è importante trarre dalla vicenda che stiamo vivendo qualche motivo di riflessione. Si tratta di una crisi per molti aspetti nuova, spiazzante, che investe per la prima volta in questa forma anche il nostro mondo ricco e industrializzato; e che per di più ci mette “dalla parte sbagliata” del mondo, tra coloro che sono rifiutati e criticati in maniera anche un po’ ingiustificata e generalizzata e questo non può che farci riflettere.

Rimaniamo uniti.

Francesca Cusumano 4° D BS

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