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Una pagina amara della storia italiana

Molti, soprattutto giovani, non sanno che la legge n.56/2007 riconosce il 9 maggio come “Giornata della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo”, data che ricorda l’azione più significativa ed eclatante di quel periodo tormentato che è passato alla storia come “gli anni di piombo”: il rapimento e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e l’uomo politico più importante in quel momento già da tempo tormentato. Ma perché è stato necessario fissare un “giorno del ricordo” in tale ricorrenza? Forse perché la memoria è debole e bisogna sempre rafforzarla per non dimenticare pagine, soprattutto amare, del passato.

Gli anni ‘70 segnarono infatti per l’Italia un periodo molto triste e buio sul quale ancora oggi si fatica a fare luce. Parliamo di anni nei quali la democrazia del nostro paese è stata messa in grosso pericolo, attaccata prima dai terroristi di destra e in seguito da quelli di sinistra. Entrambi per far valere le loro idee facevano leva sulla “strategia del terrore”, anche e in modo diverso, tenendo conto che già nel ‘68 il mondo politico è in fermento e la destra giovanile si contrappone alla sinistra con manifestazioni e cortei che sfociano quasi sempre in violenza. Ma è nel dicembre del ‘69 che il “terrorismo nero” fa un salto di “qualità” quando viene fatta esplodere una bomba in pieno giorno nella “Banca Nazionale dell’Agricoltura”.

A seguire nel 1974 a Brescia un’altra bomba fu fatta esplodere in piazza della Loggia e nello stesso anno un’altra sul treno Italicus, mentre fu nel 1980, con la strage alla stazione di Bologna, che vennero registrate in maggior numero di vittime, ottantacinque.

Il terrorismo di destra puntava a portare nel paese una svolta autoritaria, ma ad oggi molti di questi crimini sono rimasti impuniti, in quanto si pensa che i terroristi siano stati appoggiati dai Servizi Segreti italiani ed esteri che non volevano che l’Italia divenisse un paese comunista. Dall’altro lato si contrapposero i terroristi di natura comunista, conosciute meglio come Brigate Rosse (B.R.).

volantino delle brigate rosse

Queste operarono maggiormente dal 1977 in poi e tra i loro obiettivi troviamo giudici, ricordiamo Francesco Coco e Emilio Alessandrini, poliziotti, come Calabresi, avvocati, docenti universitari, giornalisti… Chi non veniva ucciso, spesso veniva “gambizzato”, come il giornalista Indro Montanelli; altre volte invece venivano rapiti per subire dei veri e propri “processi popolari”, pensiamo al dirigente della Fiat Ettore Amelio.

ritrovamento On. Aldo Moro

Ma la svolta si ebbe nel 1978, con il rapimento del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, che dopo 55 giorni di prigionia fu barbaramente ucciso e fatto trovare nel bagagliaio di un’automobile. La “colpa” di quest’ultimo fu quella di aderire al “compromesso storico” promosso dal segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer. Con questo compromesso la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano si unirono per dar vita ad un governo di solidarietà Nazionale che aveva come scopo principale quello di fermare il terrorismo nel nostro paese. La politica non seppe trattare in maniera unitaria il caso Moro: vi erano delle discordanze su chi era favorevole a trattare con le Brigate Rosse e chi invece si opponeva fermamente; anche il papa fece udire la sua voce scrivendo una lettera alle B.R. nella quale chiedeva la liberazione di Moro. Fortunatamente i terroristi, sia quelli di destra quanto quelle di sinistra, non trovarono appoggio nel popolo italiano e lo Stato dopo l’omicidio Moro diede vita ad una controffensiva guidata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che indebolì molto le BR, portando all’arresto di molti dei suoi esponenti sconfiggendola definitivamente.

Gen Dalla Chiesa

Tutt’oggi nelle nostre prigioni si trovano però degli esponenti di quest’ultime organizzazioni eversive, alcuni dei quali non hanno mai rinnegato il loro passato e non hanno mostrato neanche segni di pentimento per i terribili crimini che hanno commesso. Non bisogna quindi mai abbassare la guardia perché le giovani generazioni, ignare della situazione storica di 40 anni fa, potrebbero essere facile terreno di ideologie pericolose per la democrazia.

Monica Paratore

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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