La pandemia che sconvolse il mondo…
Tutto iniziò il 31 dicembre 2019. In Cina, già da alcune settimane, i medici ipotizzavano che i frequenti casi di polmonite non fossero solo un caso, ma l’inizio di una nuova malattia. Il nuovo ceppo di coronavirus fu annunciato dai media cinesi il 9 gennaio. Non poco tempo dopo si ipotizzò che il virus circolasse da Novembre, o persino da ottobre, e che fosse nato nel mercato di Wuhan da un prodotto di origine animale venduto nel mercato. Pochi giorni dopo l’annuncio, l’OMS divulgava la notizia. Intanto la Cina si bloccava: vennero chiuse strutture, venne impedito lo svolgimento del capodanno cinese, sia a Wuhan, che in altre zone. Le misure restrittive divenivano sempre più severe, fino a quando venne impedito perfino di uscire dalle città. La situazione si aggravava di giorno in giorno: vennero fatti numerosi controlli e vennero creati ospedali temporanei per far fronte all’emergenza. Mentre la Cina veniva lentamente distrutta dalle conseguenze del virus, il resto del mondo non ne era per nulla toccato. Solo il 29 gennaio vennero riscontrati due casi allo Spallanzani di Roma: una coppia di turisti cinesi che presentava sintomi simil-influenzali è risultata positiva ai tamponi.
Il 30 gennaio l’OMS dichiarava lo stato di emergenza globale e l’Italia bloccò i voli per e dalla Cina, ma permise agli italiani residenti in Cina di rimpatriare. Pochi giorni dopo l’Oms annunciò che la situazione in Cina stava lentamente migliorando, poiché il numero di contagiati diminuiva.
L’11 febbraio, il virus che veniva chiamato Coronavirus, venne rinominato come Covid-19 (Covi indica la famiglia dei cornavirus, D per indicare la malattia, disease, e 19 per indicare l’anno della scoperta). All’epidemia si affiancava un altro tipo di problema: l’informazione, che è spesso minacciata da numerose fake news, che circolavano sul web. Infatti l’OMS coniò il termine “infonde mia”, il sovraccarico di informazioni molto spesso false.
L’epidemia colpì l’Italia il 21 febbraio 2020, giorno in cui i contagi in Italia iniziavano ad aumentare: in pochi giorni la Lombardia divenne il focolaio italiano. L’unico modo che ci fu di arginare il Covid-19 fu quello di rimanere a casa. Per far fronte all’emergenza l’Italia ricevette dall’Unione Europea 25 miliardi di euro e supporto dalla Cina, che era riuscita a bloccare i contagi.
L’11 marzo venne dichiarato lo stato di Pandemia dall’OMS. Entro maggio il mondo venne messo alle strette da un nemico invisibile. Non si poteva uscire di casa, tranne per fare la spesa. L’economia mondiale crollò, e con essa anche le Borse di tutto il mondo. La vita non era più la stessa e il cambiamento era ormai definitivo: era evidente che la vita sociale sarebbe stata totalmente stravolta dopo l’epidemia, dato che si mantenevano le distanze di sicurezza.
Non venne compiuto nessun progresso: il 25 luglio il numero dei contagiati superava il milione. Nessuno sembrava vedere la luce in fondo a un tunnel, la fine della pandemia. I progressi nella ricerca del vaccino erano molto lenti.
Ad aprile in Cina si vietò la vendita di animali selvatici, causa del virus, ma nonostante ciò i “wet market” non furono mai chiusi, cioè proprio i luoghi in cui si sono generate le epidemie sorte decenni dopo la scomparsa del Covid-19.
A settembre 2020 si capì che l’anno scolastico non avrebbe potuto iniziare in una situazione del genere ma, invece di non svolgerlo, si preferì far seguire le lezioni online. Si continuò la quarantena fino a luglio del 2021, quando in un laboratorio statunitense venne conclusa la sperimentazione di un vaccino che avrebbe cambiato le sorti del mondo. La produzione di questo vaccino si avviò subito a in maniera massiccia. Dopo la scoperta del vaccino le cose più difficili furono far ripartire l’economia e il ritorno alla vita quotidiana: inaspettatamente la cosa più complicata fu la seconda, dato che il Covid-19 aveva creato nella popolazione una fobia sociale e una germofobia tale che ci vollero molti anni prima che le persone tornassero anche solo a stringersi la mano, anche solo con i guanti.
Questa pandemia, però, oltre che a lasciarci l’uso delle mascherine, divenute d’uso quotidiano, ci ha anche insegnato che uniti si può attraversare qualsiasi situazione.
Irene Calabrese
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.