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Gli anziani e il Covid-19

Come ben sappiamo tutti noi italiani stiamo vivendo un periodo molto critico, pieno di tristezza, paura e solitudine, a causa di un virus invisibile e difficile da sconfiggere che è stato chiamato Covid-19. Noi ragazzi vorremmo poter uscire, essere liberi, rivedere tutti i nostri amici e non essere costretti a stare chiusi in casa, ma per evitare il contagio e le sue conseguenze ormai da diverse settimane rispettiamo le indicazioni degli esperti e aspettiamo che questa “tempesta” passi. Fortunatamente la situazione sta migliorando, i malati diminuiscono, basterà aspettare ancora un po’ e presto potremmo riprenderci la nostra libertà.

In questo momento difficile il nostro pensiero va però soprattutto a tutte quelle persone che sono più a rischio, ai più deboli, in particolare gli anziani. L’Istituto superiore della sanità ha, a questo proposito, reso pubblico il terzo rapporto sul contagio da Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie in Italia, che ospitano prevalentemente persone in età avanzata, spesso con patologie invalidanti. I dati si riferiscono a un campione di 1.082 strutture, il 33% di quelle contattate. L’Iss ha scoperto che, dal primo febbraio al 14 aprile 2020, in questi centri ci sono stati in tutto 6.773 decessi tra i residenti. Nel 40,2 per cento dei casi le morti sono causate da Covid o da manifestazioni simil-influenzali. I morti non sono pochi, però a darci speranza è una signora messinese, Maria Concetta Lenzi, che lo scorso 22 marzo è stata costretta al ricovero e il 28 marzo ha festeggiato i suoi 100 anni nel Covid Hospital del “Policlinico G.Martino” di Messina.

Gli anziani e il Covid-19

Giorno 22 aprile è guarita ed è diventata uno dei simboli della lotta al coronavirus negli ospedali siciliani. Lei era una degli ospiti della casa di riposo “Come d’incanto”, dove c’è stato un focolaio del Covid-19 al quale purtroppo non è stata data la giusta attenzione. La sua uscita dall’ospedale si è trasformata addirittura in una festa e ad attenderla, oltre a uno dei suoi figli, c’erano anche il direttore generale del Policlinico di Messina Giuseppe Laganga, il direttore sanitario Nino Levita ed il cappellano, che le ha regalato un rosario benedetto. Il dottore Giuseppe Nunnari, direttore del reparto di Malattie infettive, ha dichiarato che si può guarire anche a cento anni dall’infezione da Coronavirus ed infatti la signora Maria Concetta ne è una dimostrazione, anche se non è stata l’unica paziente di una certa età che sono riusciti a dimettere. Lei però è stata particolarmente simpatica e tutto il reparto l’aveva praticamente adottata. Una importante sfida per tutto il reparto di Malattie Infettive del Policlinico di Messina e per tutti i “Reparti Covid” o di terapia intensiva in Italia.

Purtroppo, però, il Covid19 non causa solo decessi ma anche tristezza e depressione in tutti quegli anziani che, anche se sono a casa, non possono vedere i propri figli, parenti e nipoti, e soprattutto in quelli che sono costretti a stare nelle case di riposo perché magari i figli lavorano e, dato che le persone avanti con gli anni non sono facili da gestire, specialmente se con patologie degenerative, vengono affidate a centri a questo adibiti. Quello che lì è mancato in questa pandemia a chi è lucido di mente è stato però soprattutto il contatto, spesso l’ultimo, con i propri affetti. Proprio qualche giorno fa su Facebook, sulla pagina del settimanale “Famiglia cristiana”, è stata pubblicata a questo proposito una lettera di un signore anziano che stava per morire a causa del virus in cui affermava che quella casa di riposo la sentiva come una “prigione” dorata, dove non gli mancava nulla, a parte le carezze dei suoi cari e gli abbracci e i baci dei nipotini.

Gli anziani e il Covid-19

Questa dell’epidemia di Covid19 è stata sicuramente una situazione di emergenza sanitaria imprevista, ma ha messo alla luce un problema sociale molto significativo. E’ un dovere infatti prendersi sempre cura dei nonni, più fragili di salute, e bisogna farlo mettendoci il cuore, non dimenticando che dietro il volto stanco, segnato dalle rughe e dalla sofferenza, ci sono esseri umani che un tempo sono state delle madri e dei padri che hanno accudito dei figli, e spesso anche dei nipoti, e che ancora vogliono essere presi per mano. Quelle stesse mani che hanno dato carezze e chiedono amore. Quando è possibile non dimentichiamolo e se ancora #restiamoincasa lo dobbiamo fare per loro.  

Sofia Mammola e Chiara Palella

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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