Vino, cultura e architettura
Vino fa sempre più rima con cultura. Ed ecco che oltre alle visite a musei e a città d’arte anche le grandi cantine firmate dai nomi dell’architettura diventano meta di turisti e appassionati.
Non solo quelle storiche come le cantine Florio in Sicilia, dove un museo ricorda ancora la nascita del marsala così gradito dagli inglesi di allora; per non parlare poi di produzioni enologiche ospitate in ville come quelle venete del 1600, in stile palladiano.
Oggi sempre più le nuove tendenze nel mondo del vino impongono l’arte di saper ricevere e incantare. Così in Sicilia c’è chi ha legato il nome dei vini a quello della difesa dell’ambiente e della biodiversità con vigneti che sorgono all’interno di oasi come quella di Gorghi Tondi nella riserva naturale del lago Preola a Mazara del Vallo. O ancora un esempio in Puglia la tenuta Amastuola dove a disegnare l’architettura del paesaggio sono i vigneti a onde intervallati da centinaia di ulivi secolari salvati dall’estinzione.
C’è anche chi ha voluto puntare sugli effetti speciali, come le cantine supertecnologiche dalla linea aerodinamica come l’Ammiraglia in Toscana, una vera e propria cassaforte ricca di trovate ingegnose per produrre e proteggere preziose bottiglie. Ed è un altro architetto, Mauro Botta, famoso per il restauro della Scala di Milano a firmare la cantina Petra a Suvereto in Toscana, modernissima che richiama una sorta di astronave atterrata su una collina.
Si potrebbe invece definire cantina scultura quella creata in Umbria da Arnaldo Pomodoro, le linee curve richiamano le forme di un carapace, il tutto realizzato a partire da un bozzetto dello scultore e poi grazie a sapienti artigianalità trasformato in una struttura che stupisce per la complessità.
Potenza di un calice di vino che aguzza gli ingegni!