Impariamo a non dare nulla per scontato
In questi giorni stiamo vivendo una gravissima emergenza sanitaria a causa della diffusione di un virus, il Covid-19. Questo virus, dapprima diffuso in Cina, si è velocemente propagato in tutto il mondo, provocando migliaia di vittime. Gli scienziati prima credevano che fosse poco più di un’influenza e forse per questo, sottovalutato da tutti i governi.
Con l’aumentare delle vittime, purtroppo ci si è resi conto che è una delle tipologie più aggressive di polmonite. Subito dopo la Cina il paese più colpito è l’Italia, soprattutto la Lombardia che pur avendo un servizio sanitario d’eccellenza, si trova allo stremo. È veramente un’immagine di guerra vedere un corteo di carri militari che nel silenzio tombale della città di Bergamo, trasportano bare contenenti corpi senza vita in cimiteri di altre città. Se ne vanno in silenzio, senza il conforto di una persona cara, senza un ultimo saluto, senza una funzione religiosa che per noi cristiani rappresenta uno dei momenti più importanti.
Mi soffermo a pensare come faccia un essere così piccolo che nella scala degli esseri viventi occupa l’ultimo gradino, a mettere in ginocchio e ad obbligare nazioni così potenti come la Cina, l’America e l’intero continente europeo a rifugiarsi e a mettere in pratica ordinanze di protezione per la tutela di tutta la cittadinanza. In questo momento tutto il mondo sta vivendo un periodo buio, ma nonostante questo, molta gente tende a sottovalutare la situazione e la cosa che mi fa più male è l’assenza di rispetto per tutte le persone ammalate che lottano per la vita, per i medici, gli infermieri che come guerrieri, scendono in campo per salvare quanto più vite possibili, per tutte le vittime e per l’intera nazione. Io proprio non riesco a capire cos’altro ancora vogliono vedere quei cittadini che con comportamenti menefreghisti mettono in pericolo l’intera comunità.
Mai come adesso ognuno di noi si sofferma a pensare quanti granelli di felicità si nascondevano nella quotidianità della nostra vita, fatta di piccole cose, quasi come fiori minuscoli, che adesso comprendi quanto fossero davvero grandi e importanti, ma soprattutto per niente scontati. Sì, questo purtroppo è il grande difetto degli uomini: ci si accorge di quanto importanti erano quelle piccole cose, quando le perdiamo. Tutta la nostra vita è cambiata repentinamente: non è possibile prendere un caffè al bar, fare una passeggiata con gli amici, andare dai nonni, fare la spesa insieme a tutta la famiglia, giocare al campo e soprattutto per me che amo il calcio, fare i miei allenamenti settimanali. Sembra di vivere un incubo e se mi affaccio alla finestra o vado in balcone, il silenzio che sento, così surreale, così strano mi dà fastidio. Ieri su Instagram ho letto un post che mi ha fatto pensare. C’era scritto che il mondo e la natura seguono il loro corso anche senza di noi. Infatti il sole sorge e tramonta comunque, la primavera è arrivata, gli uccelli e le rondini che hanno fatto il nido sotto casa mia sono già tornate, ignare di tutto. È forse vero, come diceva il post, che il mondo ci vuole lanciare un messaggio: l’uomo deve ricordarsi sempre, quando tornerà, che è solo un ospite in questo mondo, non il padrone.
Per uno come me che stava poco in casa, anche tralasciando i compiti a scapito della pagella, sempre contro le esortazioni di mamma, per me che avevo ritmi accelerati, che amo stare fuori all’aria aperta, vivere così è molto pesante perché la giornata diventa lunghissima. Resto tutto il giorno in pigiama, ho tempo per tutto, per fare tutti i compiti, anche quelli che in tempi normali non avrei mai fatto, per guardare un film, per fare una videochiamata con i compagni, per leggere e soprattutto per seguire il telegiornale.
Certo ho riscoperto il piacere di trascorrere i pomeriggi in famiglia, preparare torte con la mamma, impastare il pane e disegnare e mi piace vedere il popolo italiano che sembra più unito che mai, un’unica cosa sotto la stessa bandiera. Mi manca però tanto il calcio, le risate con gli amici, anche i rimproveri dei vigili, dei carabinieri, delle persone anziane o delle zitelle che ogni pomeriggio ci proibivano di giocare in piazza col pallone. E non l’avrei mai detto, mi manca anche la quotidianità della scuola con professori, bidelli e compagni.
Spero proprio che tutto questo possa finire al più presto e soprattutto spero che #andràtuttobene possa preservare dal virus molte persone. Mi si chiede quali sono le prime cose che farò alla fine dell’emergenza. Non farò cose straordinarie, solo cose che facevo prima ma li vivrò in maniera diversa, attimo per attimo, intensamente, dando il giusto valore alle piccole cose e con la consapevolezza che nulla è scontato.
Mauro Torre scuola media Castroreale