Una guerra che uniti dobbiamo vincere
All’inizio del nuovo anno tutti sperano che sia un anno migliore del precedente, si programmano viaggi, cerimonie, si progettano impegni per il futuro. Tutto ad un tratto succede qualcosa che sconvolge la nostra vita, le nostre abitudini e soprattutto il desiderio di vivere spensieratamente.
Tutto cominciò a dicembre, quando in televisione si sentiva parlare di un misterioso virus che stava mettendo a dura prova la popolazione cinese. Il virus chiamato CORONAVIRUS stava contagiando migliaia di cinesi.
Io, come tutti, all’inizio non ho avvertito la paura collegata a questa notizia, perché non avrei mai pensato che questa drammatica situazione potesse toccare anche l’Italia ed ancor di più il mio stile di vita. Purtroppo però il contagio è arrivato anche qui, ed ancora peggio in tutto il mondo, per evitare la diffusione del quale il governo ha stabilito delle regole da rispettare: la scuola è stata chiusa; si deve uscire solo in caso di necessità; tante attività sono state sospese…
Questo, come si può immaginare, ha sconvolto le mie giornate, che sembrano adesso tutte uguali, e l’unica possibilità che ho di confrontarmi con la scuola è attraverso le videolezioni con i professori che ogni giorno cercano di tranquillizzarci dandoci coraggio.
Tutto quello che prima mi sembrava scontato, adesso lo desidero fortemente: un abbraccio alle mie zie, una carezza ai miei nonni, le “mangiate” fatte in compagnia con tutte i miei familiari, ma e persino una semplice passeggiata al mare. Questo sacrificio è necessario però, lo dicono anche in televisione, perché solo così possiamo vincere questa battaglia.
I miei nonni e i miei bisnonni mi raccontavano sempre le guerre che avevano vissuto nella loro gioventù, nascosti per evitare i bombardamenti, però non avrei mai immaginato che anche ai giorni d’oggi avremmo vissuto una guerra non fatta da armi ma da un nemico invisibile.
Io non so come ne usciremo da questa situazione, ma mi auguro che una mattina di queste mi possa svegliare, accendere la televisione e sentire che è finito tutto.
Una nota positiva da questa situazione è però che ho iniziato ad apprezzare la quotidianità della mia casa che prima nemmeno conoscevo: preparare dolci con la mia mamma, disegnare con mio papà, giocare con mio fratello e godere di quelle piccole cose che prima mi sembravano banali.
Mi dispiace molto anche per tutte quelle famiglie che, colpite direttamente da questa epidemia, hanno perso i loro cari, che da soli hanno sofferto senza poter avere nemmeno il conforto dei loro familiari.
Come molti in questo momento anche io e la mia famiglia cerchiamo però di tirarci su di morale e siamo sicuri che #ANDRÀTUTTOBENE.
Paola Governali
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.