giovedì, Novembre 21, 2024
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#andràtuttobene

Quando giorno 4 marzo io e i miei compagni di classe abbiamo ricevuto la notizia che dal giorno dopo non si doveva andare a scuola eravamo felicissimi, e ancora increduli, aspettavamo la circolare ufficiale sul sito della scuola.

Pensavamo di saltare una settimana di scuola ma a poco a poco abbiamo scoperto che non sarebbe stata solo una settimana ma che sarebbero seguite delle proroghe. La causa di tutto questo era il Coronavirus, o Covid19 sviluppatosi in Cina, nella città di Wuhan già dal mese di novembre. Il nome scelto dall’OMS per denominare la malattia è CoVid 19: co e vi per indicare la famiglia dei coronavirus, d per indicare la malattia in inglese (disease) e infine 19  per indicare l’anno 2019.

Questo virus iniziava ora a diffondersi pericolosamente colpendo l’Italia. I primi casi si erano manifestati in Lombardia e Veneto e in seguito anche in Emilia Romagna. In queste regioni le scuole erano già chiuse da fine febbraio ed erano stati presi seri provvedimenti come la quarantena per limitare i contatti e quindi la diffusione del virus tra la popolazione. Purtroppo però il virus si diffondeva sempre più e insieme al numero dei contagiati aumentavano anche i decessi. Il 4 marzo è stata presa dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte la decisione di chiudere le scuole in tutta Italia, di evitare i luoghi pubblici e uscire solo se necessario.  Il Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna erano divenute zone rosse e il 9 marzo il provvedimento viene esteso a tutta l’Italia. In seguito a quest’ultimo decreto non si può uscire di casa senza un motivo valido come fare la spesa, comprare farmaci, portare il cane a passeggio o per motivi di lavoro. Solo con queste restrizioni si potrà combattere il virus e impedirne la diffusione.

 Adesso la situazione è critica perché è tutto nelle mani della sanità e dei medici che combattono eroicamente nonostante i posti rimasti nelle terapie intensive siano sempre meno. Anche la Cina ha inviato medici e attrezzature come mascherine, ventilatori, defibrillatori e medicine che aiutano a fronteggiare quest’emergenza.

#andràtuttobene

 Sono passati già tredici giorni dalla sospensione didattica, e a dire la verità io e tutti i miei compagni siamo preoccupati. Passiamo le nostre giornate a guardare molti film, fare videochiamate per tenerci in contatto con i nostri amici e i nostri parenti. Ci sbizzarriamo in cucina o disegnando. Anche se le classi sono vuote, la scuola non si è fermata grazie alla didattica a distanza. Continuiamo dunque a studiare, ci vengono assegnati i compiti e approfondimenti sul registro della scuola e su altre piattaforme virtuali come Weschool. Come avremmo fatto senza le piattaforme digitali? Non ci sarebbe stata garantita la continuità del diritto allo studio. Mi chiedo però se tutti i ragazzi e i bambini hanno le stesse possibilità di accesso e le capacità di utilizzare questi strumenti. Credo tuttavia che, nonostante tutti stiamo facendo un lavoro nuovo e straordinario, niente possa sostituire il rapporto umano, l’intesa che si crea in una classe. Però adesso mi manca la normalità, la routine di tutti i giorni, incontrare i miei compagni e i miei insegnanti a scuola. Ho un po’ paura per l’incolumità dei miei familiari, ma so e spero che questa situazione si risolverà prima possibile. Mi auguro che i contagiati diminuiscano, che possano guarire e alla fine di tutto questo ci risveglieremo da questo brutto sogno e potremmo veramente capire quanto è bello uscire, anche solo per fare una passeggiata all’aperto.

Irene Isgro’ III B Scuola Media “Verga”

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