martedì, Novembre 5, 2024
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UN VIRUS HA CAMBIATO LE NOSTRE ABITUDINI

Nel Trecento e anche nei secoli successivi a fare paura agli uomini era la “peste nera”, oggi è il “Corona Virus” che anche nella nostra meravigliosa penisola ha già mietuto numerose vittime e creato una situazione di paura e diffidenza. Come già scrisse Boccaccio nel suo capolavoro, il “Decameron”, in queste circostanze “ognuno si cura solo di sé” e con questa espressione egli metteva in evidenza la reazione del popolo di fronte alla peste che colpì Firenze ai suoi tempi e che è paragonabile a quello che accade anche oggi, giorni in cui la paura scatena l’egoismo. Nella raccolta di novelle si racconta come sette donne e tre uomini scapparono da Firenze e si rifugiarono nelle campagne per allontanarsi dal contagio e abbiano impiegato il loro tempo in racconti, mostrando senso di responsabilità nell’isolarsi senza perdere la ragione. Oggi, invece, bombardati dalle notizie dei telegiornali e dagli articoli presenti sui social, siamo quasi folli con le corse al supermercato e le varie ordinanze di chiusura, che sicuramente sono importanti per evitare che l’epidemia si diffonda.

UN VIRUS HA CAMBIATO LE NOSTRE ABITUDINI

Tuttavia, se ci ragioniamo sopra, questa battaglia che ci troviamo improvvisamente ad attraversare noi italiani ci ha sconvolto le abitudini ma ci fa anche riflettere su alcune cose con una prospettiva diversa. Certo, il nuovo virus sta portando brutte notizie ma, come si dice, a volte “non tutto il male viene per nuocere” e almeno una cosa buona la sta facendo: mostra chiaramente come il sistema sanitario italiano sia poco efficiente, soprattutto in alcune regioni. Basta infatti leggere un quotidiano, un articolo online o guardare la tv per rendersi conto che le strutture ospedaliere, i medici, gli infermieri, forse non sono sufficienti a sopperire tale emergenza.

UN VIRUS HA CAMBIATO LE NOSTRE ABITUDINI

E mentre prima ci si arrangiava, ora “grazie al Coronavirus” – ci si sta rendendo conto che molte cose devono cambiare in futuro per garantire una giusta assistenza sanitaria.

UN VIRUS HA CAMBIATO LE NOSTRE ABITUDINI

Ed ancora… Vedere le città semivuote è surreale e affascinante allo stesso tempo, poichè le città vuote, libere dai mezzi di trasporto e dalle persone che ogni giorno popolano e accalcano i vicoli, le strade, le fabbriche ormai chiuse o che lavorano a ritmi di produzione lenti, ci permettono di osservare ciò che ci circonda con occhi diversi. Questo nuovo tenore di vita produce un abbassamento dei tassi di inquinamento e ciò ci farà godere di aria pulita, a cui spesso non siamo più abituati.

Altro lato positivo importante sarà poi quello della tecnologia. Già molte città si sono attrezzate per comunicare tramite Skype, molte scuole insegnano tramite tablet, pc, cellulari – ovvero in un’unica espressione “didattica a distanza” – cosicché gli alunni non rimangano indietro con il programma, molte aziende hanno attuato il lavoro da casa. Ci sono, infine, altri due aspetti positivi nella situazione creata dall’emergenza Covid-19 sui quali riflettere. Il primo è la condivisione, poichè questa esperienza ci aiuterà a riscoprire il senso della collaborazione e dell’unione, per le quali basti pensare alle innumerevoli idee quali flashmob che permettono di sviluppare tra la popolazione un senso di positività. Ma tutto ciò ci permette soprattutto di godere a pieno dei momenti in famiglia, poichè prima del decreto emanato dal Governo i continui impegni non ci hanno spesso permesso di soffermarci a relazionarci anche nelle piccole cose con i nostri cari. Stiamo quindi cambiando le nostre abitudini e, nel cercare di occupare il tempo libero, ci dedichiamo ad attività tutt’altro che negative, come la lettura di libri che erano da tempo depositati sulla nostra scrivania. Chissà, forse provare a vedere in questa situazione drammatica anche degli aspetti positivi, è importante soprattutto per noi ragazzi per non lasciarsi prendere dallo sconforto e credere che alla fine #andràtuttobene e torneremo presto alla vita quotidiana svegliandoci come da un brutto sogno.

Miriana Furnari Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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