Pregiudizio e razzismo
L’aspetto di una persona, il colore della sua pelle, la religione che professa sono tutti elementi che spesso vengono usati per giudicare una persona e discriminarla.
Il pregiudizio è letteralmente un giudizio che si esprime prima di conoscere una persona, prima di sapere quello che ha dentro, che persona è realmente. Esso è insito nella natura umana: l’uomo ha sempre giudicato i suoi simili sin dall’inizio dei tempi.
Un esempio? Durante le ore di Storia, abbiamo studiato le Civiltà precolombiane.
Queste civiltà si definiscono così perché abitavano il Nuovo Mondo prima della venuta di Colombo e dei Conquistadores. Esse erano gli Aztechi, che popolavano l’Altopiano messicano, i Maya che vivevano nello Yucatàn e gli Inca che abitavano tra la fascia costiera e le Ande, negli attuali stati di Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia e Cile. Questi popoli vennero completamente sterminati dai Conquistadores perché ritenuti esseri inferiori. Non venne cioè riconosciuta la loro cultura, diversa da quella occidentale, ma pur sempre una cultura.
Il pregiudizio è molto frequente nel lungo cammino della storia umana, ma è nella storia contemporanea che mostra il suo volto più crudele.
Nel 1933, in Germania salì al potere il partito nazista, guidato da Adolph Hitler, che instaurò una dittatura: tutti i diritti democratici vennero soppressi, i partiti e la libertà di stampa aboliti e ogni forma di opposizione al regime annientata. Nel 1935, con le leggi di Norimberga, in nome del mito della razza ariana venne abolito ogni diritto civile degli ebrei, ma vennero discriminati anche gli zingari, gli omosessuali e i Testimoni di Geova.
Iniziò così una spietata persecuzione che portò orrore e morte. Nella teoria di Hitler era centrale il concetto della purezza della razza ariana e il considerare gli ebrei un pericolo per l’umanità, gli indesiderati, coloro che andavano eliminati dal genere umano. La Shoah ancora oggi rappresenta un momento orribile della storia umana che dovrebbe essere un monito per l’intera umanità affinché non accadano più orrori simili.
Invece viviamo in una realtà in cui episodi di razzismo sono all’ordine del giorno, per strada, nello sport, nel modo disumano di parlare di molti di noi, specie dei giovani. La storia ci insegna che le civiltà in cui si è instaurato un dialogo sono state più longeve e gloriose.
Tutti noi, soprattutto le nuove generazioni dovremmo essere aperti a dialogare senza pregiudizi guardando alla diversità come ricchezza e comprendere che la “razza” non esiste il “razzismo” purtroppo si.
Cosmin Melinte
II B Scuola Media “Verga”- Barcellona P. G.