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Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Luigi XIV veniva chiamato “Re Sole” perché era per la Francia ciò che è il sole per il sistema solare, ovvero il centro attorno a cui girano i pianeti. Per costruire e mantenere la sua immagine di sovrano assoluto, tenere intorno a sé la nobiltà e soffocare ogni pretesa di quest’ultima di limitare il suo potere, la sua giornata nella Reggia di Versailles – fatta costruire con questo scopo – era allestita come uno spettacolo a cui tutti i nobili dovevano assistere: risveglio, vestizione, pasti.. tutto si svolgeva con solennità, sfarzosità nel lusso e nella ricchezza. Tutto quello che il re faceva era molto importante, per questo le sue funzioni, anche quelle più intime e personali, erano di dominio pubblico. Non solo ogni minimo attimo era della massima importanza, ma costituiva anche un esemplare universale di comportamento corretto. Il tutto richiedeva un’ambientazione che fosse a pari merito ufficiale, così che ogni semplice movimento pubblico sembrasse eccezionale agli occhi dell’individuo qualunque.

Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Ogni mattina alle 8:00 il primo valletto di camera, che dormiva ai piedi del re in un letto di veglia, apriva le tende e annunciava: ”Sire è ora”… e il domestico già sveglio da un’ora avvertiva chi doveva entrare. Quando il monarca era ancora a letto, potevano entrare solo le persone più intime o quelle che avevano degli annunci importanti. Nella prima entrata arrivavano il primo medico e il primo chirurgo, che controllavano la salute del sovrano. A volte il medico doveva strofinare il re perché solitamente durante la notte questi sudava, poiché era costretto a dormire in cuscini di piume per alleviare il dolore della gotta. Il medico provvedeva a frizionarlo prima che entrassero il gran ciambellano e i primi gentiluomini di camera. Bussando con discrezione entravano poi i familiari, i figli legittimi e i camerieri che lo aiutavano durante l’alzata: i primi domestici di camera, il gran ciambellano, il primo gentiluomo della camera dell’anno, il padrone del guardaroba e il primo valletto di guardaroba di camera. Alle 8:30 c’è una seconda entrata più numerosa, dedicata a marescialli, sergenti, ufficiali e altre persone altolocate. I figli illegittimi e le loro famiglie entravano da un’altra entrata: dalla porta secondaria. Chi era nella stanza non usciva per lasciare il posto alla persona che entrava e ciò dimostrava che la stanza era piena di persone. Luigi XIV si lavava le mani con l’aceto, recitava la sua preghiera, poi il barbiere gli presentava varie parrucche tra le quali scegliere quella che avrebbe indossato. Arrivava il momento della colazione, al quale assisteva la terza categoria di persone: le persone di “qualità”. Dopo la colazione e la seduta di mezz’ora, si ha la vestizione, un rito maniacale lentissimo in cui il monarca non si alzava dalla sua poltrona, ma veniva vestito dai membri del servizio d’onore; per esempio il maestro del guardaroba gli infilava la manica destra e la manica sinistra, invece, era infilata dal primo cameriere. I duchi avevano l’onore di porgere al sovrano la camicia, la cravatta o il fazzoletto.

Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Alle 10:00 la messa. Immediatamente dopo le udienze, il re si recava a messa, dove tutti i cortigiani erano tenuti ad assistere. Venivano celebrate diverse messe al giorno, ma la più importante era quella del re: un lungo corteo seguiva il sovrano che era circondato dalle guardie del corpo. Era un momento privilegiato durante il quale ogni cortigiano cercava di avvicinarsi al sovrano per chiedergli qualche grazia. Sguardi e parole erano tutti filtrati dal capitano delle guardie o dal primo cameriere. Il re non assisteva alla messa al pianterreno, se non per momenti di grandi feste o occasioni di alcune domeniche, ma la maggior parte delle volte si trovava al primo piano, allo stesso livello del suo appartamento. La messa si svolgeva in basso celebrata da un cappellano della cappella oratorio e servita da due chierichetti. Uno dei parecchi mottetti erano suonati sotto la condotta di uno dei quattro maestri di cappella. Solitamente solo il re guardava il coro perché tutti i cortigiani avevano gli occhi sopra il sovrano.

Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Alle 11:00 il re si riuniva al consiglio con i suoi ministri nel gabinetto adiacente alla sua camera del lato nord. Solo le grandi politiche si tenevano in questo spazio, altre nei diversi posti del palazzo dove il sovrano non era richiesto, ma una poltrona vuota rappresentava la presenza reale. Luigi XIV lavorava sette giorni su sette agli affari del regno. Ogni giorno era dedicato a un consiglio particolare e il più importante era il consiglio di Stato in cui si trattavano i principali affari del regno e che si teneva il lunedì ogni quindici giorni.

Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Al termine dei consigli, alle 13:00, era tempo di pranzare. Il re mangiava in camera sua seduto al tavolo da solo, mentre i cortigiani lo guardavano disposti tutti a cerchio; solo il fratello poteva mangiare seduto vicino a lui su uno sgabello, mentre la sera aveva diritto alla poltrona. Il pranzo era composto da quattro piatti di minestre, due fette di prosciutto, un pezzo di montone con sugo e aglio, un piatti ricolmo di pasticcini, frutta e qualche uovo sodo. Il sovrano aveva tempo di digerire tra un piatto e l’altro giacché il pranzo era servito con una lentezza esasperante. Ogni portata prevedeva un preciso allestimento scenico e il pranzo reale impegnava quindici persone fra le guardie, l’usciere il maggiordomo, ecc. Visto che i locali delle cucine erano piuttosto lontani dalla stanza reale, i servitori dovevano compiere un lungo tragitto dalla cucina al sovrano. Il tragitto era studiato al chiuso e all’aperto, in modo che i cortigiani potessero assistere allo spettacolo del pranzo. Quando il re chiedeva da bere il cerimoniale ricordava quello dell’offertorio durante la messa poiché, con inchini solenni e passaggi di mano in mano, il bicchiere veniva servito su un piattino d’oro e accompagnato da due caraffe di cristallo una d’acqua e l’altra di vino. Occorrevano circa otto minuti per porgere al sovrano un bicchiere di vino e una catena di 498 persone per cucinargli e servirgli il pranzo. Le donne non presenziavano, ma pranzavano da sole. Il monarca era servito direttamente dal suo grande ciambellano o all’occorrenza dal suo primo gentiluomo di camera dell’anno. Finito il pasto raggiungeva i suoi appartamenti per prepararsi alla caccia o alla passeggiata indossando una nuova parrucca, un nuovo abito e stivali adatti. Luigi trascorreva anche un po’ del suo tempo con i propri cani, dandogli personalmente da mangiare, in modo che gli animali lo riconoscessero e lo assistessero fedelmente durante la caccia al cervo. Il re amava molto la caccia e la praticava almeno tre volte a settimana; in rare occasioni arrivava anche a fermare il consiglio per approfittare della bella giornata. Le prede uccise le donava alle dame di corte che partecipavano alle battute.

Una ordinaria giornata di Luigi XIV alla Reggia di Versailles

Il re passeggiava nel parco di Versailles accompagnato da una coda di ospiti ai quali era offerto un ricco rinfresco in mezzo al verde. Questo libero accesso alla sua persona, rispondeva al principio che autorizzava ogni suddito del regno di Francia a vedere il suo re. Finita la caccia o la passeggiata nel parco, verso le 18 riprende il lavoro con qualche ministro mentre alle 19, con i cortigiani invitati, il re si dava allo svago. Queste serate costituivano un momento privilegiato tra il sovrano e i suoi sudditi: il re si intratteneva con i cortigiani, si tenevano concerti, balli, giochi di società e d’azzardo accompagnati da buffet. Luigi XIV era un grande appassionato di biliardo e i cortigiani puntavano anche grosse cifre al gioco perdendo enormi fortune.

Ore 22 la cena. Era sfarzosissima e raggruppava tutta la famiglia reale.

Ore 23: il re si corica. L’andata a letto del re si svolgeva nello stesso modo dell’alzata, ma in senso inverso, la camera del re veniva invasa da una folla di cortigiani e, dopo essersi sbarazzato del cappello, guanti, bastone, cinturone e spada, Luigi XIV raggiungeva l’alcova del suo letto per fare la sua preghiera. Era già notte e il grande ciambellano o il primo gentiluomo della camera attendeva le comande del re che gli faceva l’onore di tenere il “piccolo candeliere”. Il cerimoniale del piccolo candeliere era considerato un privilegio ottenuto fra le più grandi distinzioni a corte. Ogni sera il re così onorava un principe, un grande signore, un ambasciatore straniero o qualcuno che voleva insignire di questo grande privilegio. Il primo cameriere affidava allora il piccolo candeliere al felice eletto. La camera si svuotava progressivamente per finire con gli intimi del re e gli uscieri, che declamavano: ”Andiamo signori, passate”. Luigi XIV, dopo aver dato le sue istruzioni per il giorno dopo, si coricava comunicando la parola segreta per la notte all’ufficiale delle guardie, il primo cameriere chiudeva i catenacci dall’interno e si coricava in un lettino ai piedi del re.

Così si concludeva verso mezzanotte una giornata ordinaria del Re Sole.

Samanta De Gaetano

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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