Brolo, il castello e i suoi Musei per rivivere l’epoca medievale
BROLO: molti sono stati i castelli e le fortezze che videro la luce di epoca medievale in Sicilia: di alcuni rimangono solo ruderi, altri sono ad oggi opere maestose che è possibile visitare a testimonianza del passato. Tra questi vi è il “Castello di Brolo”, la cui costruzione risale al X secolo ed è situato su un promontorio a picco sul mare, dal quale domina il borgo sottostante con la sua magnifica torre.
Esso fu sede di nobili, oltre che residenza della principessa Bianca Lancia, moglie dell’Imperatore Federico II di Svevia e madre di Manfredi re di Sicilia. Attratti dalla bellezza del luogo, però, molti viaggiatori ed artisti hanno poi nel vari secoli abitato nell’edificio, che in epoca normanna era conosciuto con il nome “Voab”, il cui significato è appunto “rocca marina“, in virtù della sua posizione geografica e strategica.
Della struttura originaria del castello resta oggi la cortina muraria, i due portali di accesso ed una corte sistemata a giardino con un pozzo esagonale, il tutto sormontato dalla grandezza della torre medioevale, la quale si eleva per quattro livelli finendo in una terrazza merlata. Il grande Castello spiccava, dalla altura rocciosa in riva al mare, su tutta la bellissima conca oggi ricca di ulivi e di agrumeti.
Nei primi del 1600 l’edificio fu poi venduto a Michele Spadafora, marchese della Roccella, ma poi ricomprato tornò alla casa Lancia, ad Ignazio Vincenzo Abate che lo acquistò ad asta pubblica. Attualmente il castello appartiene al Marchese Lungamarini di Palermo e di tutto il complesso edilizio rimane soltanto la grande torre quadrata, che era già in passato il centro e la parte più importante.
Dopo alcuni restauri, il castello appare oggi come una struttura feudale ricostruita nei primi del ‘400 e poi modificata nel ‘600, quando l’uso delle armi da fuoco necessitava della costruzione anche della “scarpa” fortificata. L’accesso alla cittadella è consentito da due porte: una alle spalle del castello che guarda il mare e l’altra dall’ingresso principale con l’arco e gli stemmi araldici dei principi di Lancia.
Il vano inferiore della torre era utilizzato dalla guardia e, attraverso una botola, per un passaggio sotterraneo era possibile la fuga fino al mare. Una scala a chiocciola conduceva invece all’unica altissima sala e alla sovrastante terrazza, punto di vedetta. Sull’arco della porta figura una rettangolare lastra di marmo con quattro stemmi e sopra un’altra porta un bellissimo scudo anch’esso di marmo con raffigurato lo stella dei Lancia. Al secondo piano della torre si trova altresì la bellissima sala di rappresentanza ed il balcone panoramico, dal quale è possibile ammirare un tratto della Costa Saracena in direzione di Messina.
Al balcone del Castello di Brolo è legata anche la leggenda di Maria La Bella, figlia di Francesco I. Secondo il racconto la principessa era solita aspettare affacciata al balcone il suo amante che sopraggiungeva dal mare e lo spasimante, una volta raggiunta la torre, si aggrappava alle lunghe trecce dell’amata per raggiungerla in segreto. Il fratello di Maria, accortosi di quanto accadeva, tese però un agguato al giovane, aspettandolo sullo scoglio antistante il Castello e ferendolo a morte. La principessa aspettò per lungo tempo invano il ritorno del suo amato e si narra che lo spirito innamorato della bella Maria appaia ancora nella notte ai pescatori del luogo.
Il Castello, attualmente di proprietà privata, ospita oggi al suo interno anche le collezioni di due interessanti musei. Il primo è il “Museo della Pena e della Tortura”, che raccoglie alcuni strumenti di esecuzione capitale, oggetti di tortura, morte e scherno. L’esposizione, di grande impatto per il visitatore, testimonia la vera storia di orrori che per molti secoli furono i metodi di violenza fisica o psicologica, allo scopo di punire o di ricavare delle informazioni o confessioni. Tra i vari strumenti è possibile osservare la “garrota”, tipica dell’Inquisizione spagnola, lo “schiaccia pollici”, la “sedia inquisitoria”, la “gogna”, forse tra le più conosciute macchine da tortura e le maschere di schernimento, come la “botte dell’ubriacone”, il “violone delle comari” e il “cavallo spagnolo”.
Altro museo presente nel Castello di Brolo è poi il “Museo delle Fortificazioni Costiere della Sicilia”, che invece riunisce gli esempi più significativi di fortificazioni, il cui scopo nei secoli fu quello di difendere le coste dell’isola dai continui attacchi della pirateria.
Sicuramente quindi, pur essendo spesso frutto di restauri maldestri o di abbandono, il grande patrimonio storico e artistico che i castelli e le rocche di Sicilia ancora rappresentano non va sicuramente trascurato e va anzi conservato e conosciuto dalle nuove generazioni perché importante testimonianza del passato e della cultura di un popolo e di un luogo.
Paola Governali
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.