Graziella Recupero: un tuffo nella memoria per vincere l’oblio
Graziella Recupero giovane studentessa di Barcellona Pozzo di Gotto, sessantaquattro anni fa precisamente il 25 giugno del 1956 si perpetrava un terribile fatto di sangue, un “femminicidio” – diremmo oggi – ai danni della giovane Graziella. Un innamorato respinto, suo coetaneo, metteva infatti fine alla vita di questa bella ragazza diciannovenne prossima all’esame di maturità, facendo precipitare la città nell’angoscia. Di questo male oscuro, che aleggiava sulla testa della fanciulla e minacciava la serenità della famiglia, ne sono state recentemente voce Flaviana Gullì e Gaetano Mercadante, i due autori del libro “Una rosa bianca.
Liberamente ispirato al femminicidio di Graziella Recupero”, pubblicato da Giambra Editori, un editore che con la sua intensissima attività ci permette di conoscere eventi e luoghi spesso dimenticati del territorio. Le parole si susseguono di pagina in pagina, mettendo così fine ai contrapposti racconti orali che nascevano e nascono inevitabilmente in una cittadina molto provinciale come Barcellona. Come riferiscono gli stessi fratelli Pino e Elio, Graziella era una meravigliosa creatura, considerata dalla famiglia un fiore dedicato perché da piccola fu afflitta da una malattia e salvata dalle preghiere della madre rivolte a San Antonio da Padova, tanto che la ragazza riconoscente si recava ogni domenica presso il convento del quartiere dove risiedeva per partecipare alla Santissima Messa, accompagnata sempre da qualche familiare, come era uso. La giovane non si concedeva molte altre uscite e non solo il padre, ma anche i fratelli, erano con lei molto protettivi, perché a quell’epoca le donne che si divertivano al di fuori della famiglia erano considerate delle “poco di buono”. Quindi le giornate di Graziella si svolgevano passando dai momenti di studio, ai lavori domestici per imparare l’arte della buona moglie, alle conversazioni con la sua migliore amica, l’unica alla quale aveva raccontato le continue interferenze del giovane Carmelo e la sua volontà a respingerlo. Diversamente da lei, questi era un ragazzo fanatico, che amava pronunciare comizi, un egocentrico che cercava in ogni modo di attirare l’attenzione su di sé e preferiva al sonno le canzoni e le poesie, tanto che gli stessi compagni lo avevano soprannominato “Cantalanotte”. Ma al di là di questa maschera che indossava, era una persona debole, con problemi di instabilità emotiva. Carmelo, nei confronti di Graziella, era diventato negli ultimi tempi come un martello, voleva ad ogni costo conquistarla e ogni suo rifiuto era come un giro di carica ed intensificava le sue azioni.
La stessa Graziella si sentiva braccata ed aveva paura. In un pomeriggio di sole e caldo, di fronte all’ennesimo rifiuto, ormai in uno stato di agitazione frenetica, armatosi di coltello egli si presentò di fronte alla giovane e, estratta l’arma, la colpì. Poi, senza fermarsi, la inseguì nella casa in cui lei aveva cercato riparo ma, ormai folle, inflisse altre coltellate ponendo fine alla vita della bella amata.
Fu un brutale assassinio premeditato ma per molti anni la vicenda, che allora sconvolse direttamente o indirettamente la vita della sonnolenta cittadina del Longano, improvvisamente toccata dalla violenza, volutamente o meno venne lentamente lasciata scivolare nell’oblio: Graziella fu dimenticata, il suo assassino quasi giustificato dal suo essere “impazzito per amore”, la famiglia andata via lontano per far riacquistare una certa serenità agli altri figli…
Il tempo aveva reso l’episodio ormai sconosciuto alle nuove generazioni, e da qui la decisione un paio di anni fa dei due autori di “Una rosa bianca” di ricordare e ridare vita a Graziella. Flaviana Gullì e Gaetano Mercadante, aiutati da chi aveva ancora ricordo dei fatti, in gran parte familiari e compagni di scuola, hanno perciò ricostruito la storia e i pensieri di questa ragazza diciannovenne, che sognava un’esistenza tranquilla e un grande amore ed è diventata invece vittima di un “amore malato”.
La triste vicenda di Graziella Recupero rimanda quindi al purtroppo oggi attuale e deplorevole fenomeno della “violenza di genere”, caratterizzato da sempre più frequenti episodi di inaudita gravità ed efferatezza.
Nel sostenere con forza il valore dell’educazione delle coscienze al rispetto, alla libertà ed alla pacifica convivenza, e per onorare la memoria della giovane donna barcellonese mantenendone vivo il ricordo, perchè “esso stesso sia da monito per le presenti e future generazioni”, si è deciso pertanto di collocare il 29 settembre 2019 una targa commemorativa proprio all’incrocio fra la via Statale Sant’Antonino e via Medici, dove Graziella fu aggredita e colpita a morte.
L’associazione che ha preso l’iniziativa e che ha curato questo riconoscimento è stata il “LIONS Club” di Barcellona Pozzo di Gotto, il cui presidente Giuseppe Quattrocchi ha evidenziato come da sempre i LIONS si battano contro la violenza di genere con tante campagne e che è proprio compito e obiettivo dell’associazione condannare ogni forma di sopruso nei confronti delle donne. A svelare la targa è stato il fratello Elio Recupero, in rappresentanza della famiglia di Graziella, mentre Padre Giuseppe Currò, Vicario Foraneo, presente insieme a Padre Tindaro Iannello, Arciprete della Basilica di San Sebastiano, ha benedetto la targa e ha consegnato al ricordo, anche visivo di coloro che si troveranno a leggerla, la memoria di una giovane esistenza prematuramente spezzata.
Miriana Furnari Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.