domenica, Dicembre 22, 2024
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ACHILLE LAURO, il portatore sano di rivoluzione

Angelo-diavolo, peccatore, giustiziere, bene-male, luce-buio, Achille è tutto questo.

Achille Lauro, artista rivoluzionario del panorama musicale italiano, ha cambiato per sempre il nostro modo di vedere. Lui è un portatore sano di rivoluzione, lui è un artista che divide. O lo si ama o lo si odia, non esistono vie di mezzo. Lauro non è solo un cantante, è qualcosa di più, un Artista con la A maiuscola, che merita di essere ascoltato o, perlomeno, bisognerebbe ascoltare la sua storia, la sua musica e poi esprimersi.

Per approcciarsi a Lauro il pregiudizio deve essere messo da parte.

La diversità è ciò che ha distinto sempre Achille dal resto del mondo, già dalla tenera età, quando sorprende suo fratello maggiore e i suoi amici più grandi dimostrando che l’età è solo un numero e che spesso non coincide con la maturità.

Sono io, Amleto! Ci porta oltre i confini dove non serve essere gentili per dire un’amara verità.

La musica è una costante nella vita di Achille, è grazie a lei che ha sconvolto la sua vita, è grazie a lei che ha deciso di cambiare rotta. Angelo-diavolo, peccatore, giustiziere, bene-male, luce-buio, Achille è tutto questo. Raccoglie in sè tutte le contraddizioni del mondo rimanendo coerente a sè stesso. Ogni fase artistica corrisponde ad una nuova fase della vita dell’artista che non chiede permesso per entrare, lo fa e basta. La sua musica è esattamente così, è il suo specchio, il suo riflesso.

Presenti anche moltissimi riferimenti letterali, culturali sia sacri che profani. Inoltre troviamo anche dei rimandi a Gabriele D’Annunzio “vivere la vita come un’opera d’arte”; questa è anche la vita di Lauro, un’opera d’arte. Il cantante anche quest’anno ha partecipato al festival della canzone italiana o meglio conosciuto come festival di Sanremo. Achille Lauro con la sua canzone “Me ne frego” si è classificato all’ ottavo posto della classifica del festival di Sanremo 2020. La canzone racconta di una relazione tossica, una di quelle situazioni amorose problematiche che capitano a tutti, “sono sì ricche di fascino, ma anche pericolosissime, montagne russe emotive sulle quali saliamo e dalle quali non riusciamo più a scendere”.

Il racconto di Achille Lauro parla di un uomo che viene usato dalla sua donna, che viene idealizzato con l’esempio di perfezione fisica maschile del Davide di Michelangelo, la relazione è unidirezionale e l’uomo chiede di essere truffato nei sentimento. Uno dei passaggi più significativi e importanti nel testo “me ne frego“ è : St’amore è panna montata al veleno“ vale a dire: la panna crea volume , è dolce  ma, in fondo, è inconsistente, malsana e tossica , tutta apparenza scenica.

ACHILLE LAURO, il portatore sano di rivoluzione

Achille Lauro, oltre a fare spettacolo musicale, gioca anche con lo spettacolo scenografico, fra trucchi e vestiti. Nella prima puntata del festival scende le scale del Ariston vestito con un mantello nero e dorato che successivamente, durante l’esibizione, toglie. Il palco del festival è talmente importante che gli sembrava giusto usarlo. Voleva portare una canzone che fosse anche un’opera teatrale, un live in 4 minuti. Non voleva solo farla ascoltare ma farla vedere.

E’ facile pensare: questo è pazzo. In realtà, ogni canzone ha un colore. Si tratta di vestirla. Egli interpreta San Francesco. La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi. Il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà. Il titolo “me ne frego “, fu uno slogan fascista, ma la canzone non c’entra con la politica. Non significa “non m’interessa”, significa facciamolo, viviamolo.

Infatti, il brano è il racconto di una relazione d’amore e dell’evoluzione del personaggio.  San Francesco ha rinunciato alla sua ricchezza per vivere una vita povera e libera.

 “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini è la storia autobiografica e drammatica di una donna e del suo rapporto difficile e doloroso con gli uomini. Achille Lauro e Annalisa nella seconda serata del festival ne danno un’interpretazione delicata, intensa e teatrale. Lauro arriva in scena fasciato in un completo di raso verde smeraldo che omaggia David Bowie. Egli esprime il rifiuto degli stereotipi sessuali. Un’ anima ribelle, simbolo di assoluta libertà artistica espressiva e di una mascolinità non tossica. Achille Lauro canta il testo al femminile in un modo così dolente da sembrare quasi raccontare il suo vissuto. In un completo rovesciamento di ruoli, lui, l’uomo, veste i panni della fragilità di questa donna mentre Annalisa, con la sua bella voce cristallina, esprime la sua forza, la sua resistenza. Il risultato è emozionante, commovente.

Alla sua terza esibizione, Achille Lauro ha svelato il senso del terzo simbolo, la maschera. La vita come teatro di sè. La maschera che nasconde, esprime un’identità alternativa ma non per questo meno reale, vera. Il personaggio che ha portato sul palco è la Marchesa Luisa Casati Stampa,  che fu, negli anni ‘20, musa di artisti del Futurismo come Marinetti, Boccioni, Carrà. Quella di Lauro è stata una rappresentazione teatrale e pop di queste libertà estrema, di una vita che diventa arte. Ha sceso le scale come una diva anni ‘20. Quando Lauro si mette il rossetto rosso durante l’esibizione e abbraccia Boss Doms mettendolo anche a lui, si produce un corto circuito culturale che evoca tutti insieme la libertà estrema della Marchesa Casati. Come scrive Lauro, basta un po’ di rossetto rosso per andare oltre il maschile e il femminile, oltre gli schemi omologanti di una sessualità politicamente corretta. Oltre la divisione binaria.

Sanremo arriva alla serata finale e in cima alla scalinata appare Elisabetta I. Con una parrucca rossa 500esca, il volto serio incorniciato da decine di perle incollati direttamente sulla pelle, un abito impalpabile e di chiffon rosa che copre pantaloni rosso fuoco e stivaletti col tacco dello stesso colore. Lascia cadere con grazia la gorgiera di pizzo e la struttura leggera che sta sotto l’abito e poi esegue l’intero brano flirtando con Boss Doms fino a stampargli con naturalezza sorridente un bacio in bocca. Lauro sceglie Elisabetta I per la sua indipendenza, per il suo modo di tener testa agli uomini con cui si confondeva: lo faceva anche attraverso il suo aspetto, indossando abiti larghi sulle spalle, per rendere la propria fisicità imponente quanto la propria personalità e non essere mai inferiore ai propri interlocutori maschili. Una grande regina, che morì per il popolo, per un’idea. Achille Lauro voleva diventare una donna sul palco, estremizzando, esagerando con gli indumenti femminili, come faceva Elisabetta per confondersi con gli uomini. I capi di abbigliamento femminili, il trucco, la confusione di generi sono il suo modo di dissentire e ribadire il suo anarchismo.

Achille Lauro con il suo produttore Boss Doms non voleva vincere Sanremo ma voleva lasciare il segno. Achille Lauro, voleva usare il corpo come tavolozza, darlo all’arte, diventare un quadro sul palco di Sanremo e così è stato.

Davide Rosa IV C BS

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