Andromeda di Elodie, spazia fra mitologia e attualità
“Andromeda” di Elodie, per il significato e per la storia che racconta, spaziando fra mitologia e attualità, è il brano musicale del 70° festival di Sanremo che mi ha colpito di più. Per spiegare in maniera completa il significato del brano bisogna partire dalla figura di Andromeda, da cui prende il titolo la canzone.
Andromeda è una costellazione con una particolare connessione alla mitologia.
Le disgrazie di Andromeda cominciarono il giorno in cui sua madre sostenne di essere più bella delle Nereidi, un gruppo di ninfe marine particolarmente seducenti. Queste, offese, decisero che la vanità di Cassiopea aveva decisamente superato i limiti e chiesero a Poseidone, il dio del mare, di darle una lezione. Per punizione, Poseidone mandò un mostro terribile (alcuni dicono anche un’inondazione) a razziare le coste del territorio del re Cefeo. Sbigottito per le devastazioni, con i sudditi che reclamavano una sua reazione, l’assediato Cefeo si rivolse all’oracolo di Ammone per trovare una via d’uscita. Gli fu detto che per quietare il mostro doveva sacrificare sua figlia, la vergine Andromeda.
Ecco che allora l’innocente Andromeda fu incatenata a una costa rocciosa per espiare le colpe della madre, che dalla riva guardava in preda al rimorso. Mentre Andromeda se ne stava incatenata alla rupe battuta dalle onde, pallida di terrore e in lacrime per la fine imminente, l’eroe Perseo, fresco dell’impresa della decapitazione di Medusa la Gorgone, capitò da quelle parti. Il suo cuore fu rapito alla vista di quella fragile bellezza in preda all’angoscia.
Il poeta latino Ovidio nel suo libro Metamorphoses ci dice che Perseo in un primo momento scambiò Andromeda per una statua di marmo. Ma il vento che le scompigliava i capelli e le calde lacrime che le scorrevano sulle guance gli rivelarono la sua natura umana. Perseo le chiese come si chiamasse e perché fosse incatenata lì. Andromeda, completamente diversa dalla sua vanitosa madre, in un primo momento, per timidezza, neanche gli rispose; anche se l’attendeva una morte orribile fra le fauci bavose del mostro, avrebbe preferito, per modestia, nascondere il viso tra le mani se non le avesse avute incatenate a quella roccia.
Perseo continuò a interrogarla. Alla fine, per timore che il suo silenzio potesse essere interpretato come ammissione di colpevolezza, gli raccontò la sua storia, che interruppe improvvisamente, lanciando un urlo di terrore alla vista del mostro che, avanzando fra le onde, muoveva verso di lei. Un attimo di pausa, per chiedere ai genitori di Andromeda di concedergli la mano della fanciulla, e Perseo si lanciò contro il mostro, lo uccise con la sua spada, liberò l’estasiata Andromeda e la fece sua sposa. Più tardi Andromeda gli diede sei figli, compreso Perse, progenitore dei Persiani, e Gorgofone, madre di Tindaro e Icario, entrambi re di Sparta.
Tralasciando l’aspetto mitologico, nel brano la giovane cantante Elodie canta di una relazione con un uomo più adulto ma nonostante questo piuttosto immaturo. La donna del brano sta rifiutando un rapporto illusorio con la persona sbagliata. Il brano che si potrebbe dire autobiografico, racconta un momento preciso della vita della stessa artista, le difficoltà incontrate e la forza impiegata per reagire alle cose. ”La canzone parla di un momento della mia vita e di un modo di reagire alle cose. Alla semplicità di come mi racconto, senza filtri, perché io non ne ho mai avuti. Quindi ho la possibilità di presentarmi in modo più vero, più onesto”.
Sofia Urso IV C BS