Gli Scacchi un gioco che ha validità in contesto didattico

Gli scacchi, bisogna entrare nel concetto che questo gioco, oltre ad essere il preferito della Regina Bianca di Alice in Wonderland, e anche basato su schemi, mosse, logica e il saper intuire cosa farà l’avversario in reazione alla tua mossa. Per esempio so di un mentalista che è riuscito a far terminare una partita esattamente come lui aveva precedentemente pensato: egli aveva posizionato una scacchiera con dei pezzi dentro una cloche, successivamente quando la partita è finita con lo scacco matto dell’avversario, lui ha rivelato la scacchiera da lui preparata, che era composta dagli stessi pezzi che erano rimasti sul tabellone di gioco e messi nella stessa posizione.

Questo perché conoscendo alla perfezione gli schemi di gioco e di reazione di una persona, riuscirai a condizionare la partita a tal punto da farla finire come volevi tu. Per questo gli scacchi sono un gioco utile ad allenare la mente, la logica, il pensiero, la concentrazione, e tutto ciò che riguarda le capacità cognitive.

Come questo possa collegarsi con l’ambiente didattico, viene fuori da sé: come ho già detto, gli scacchi aiutano a sviluppare la capacità di concentrazione e ad allenare il cervello, potenziando le abilità cognitive e l’intelligenza.

Il gioco degli scacchi possiede anche una funzione educativa, poiché come ogni sport anche questo ha delle determinate regole da rispettare, dei principi come quello del “saper perdere”, e quindi può essere un buon mezzo educativo ma anche divertente.

Giocando a scacchi, tra l’altro, si è sempre in compagnia di qualcuno, e sia che il dialogo sia costituito da maledizioni per chi è in vantaggio, sia che invece siano buone parole di incoraggiamento per chi è insicuro (anche se sono poche le persone che lo incoraggeranno, la maggior parte si limiterà ad approfittarne per vincere), il risultato sarà un momento di socializzazione.

In breve gli scacchi aiutano ad allenare il cervello, sviluppano le capacità cognitive e l’intelligenza, educano a saper perdere (ma soprattutto vincere) e a rispettare le regole, e permettono la socializzazione fra i due sfidanti; mi sembra che sia un perfetto gioco didattico da fare a scuola.   

Gregorio Rizzo Ugdulena 2C I.C. San Francesco di Paola