Il teatro “elisabettiano” alla base del teatro moderno
” Il teatro che cos’è? ” Spesso noi ragazzi, presi dalla frenesia e dalla tecnologia accattivante, a questa domanda rispondiamo facendoci dominare da diversi pregiudizi, quali “il teatro è noioso, non si capisce niente, parlano difficile” oppure “il teatro è per vecchi”, o ancora “il teatro è per pochi, costa molto, bisogna andare vestiti bene, ci sono marmi e velluti rossi…”. Insomma, il teatro che viviamo noi giovani, così come molti adulti, è ricco di veri e propri preconcetti e per scardinarli è necessario acquisire una sua conoscenza dal di dentro. Esso infatti non è solo spettacolo che si compie quando ci sono attori che recitano davanti a spettatori, ma è una straordinaria palestra di convivenza, è un’esperienza che resta nel cuore e segna la memoria di chi lo ha vissuto. Il teatro è un linguaggio di emozioni che affonda le radici in tempi lontanissimi. Esso nasce nell’antica Grecia, strettamente legato alla religione, ma sotto il regno di Elisabetta I d’Inghilterra conobbe una straordinaria fioritura e nuove origini.
La regina incentivò infatti l’apertura di nuovi teatri e scuole di recitazione e durante questi anni fiorì il genio poetico di William Shakespeare, uno dei massimi drammaturghi di tutti i tempi, colui che seppe rompere con la tradizione classica. Egli infranse in particolare le regole dell’ “unità di tempo, di luogo e di azione” fissate da Aristotele, in base alle quali le tragedie dovevano svolgersi in una sola giornata, in uno spazio e rappresentare una vicenda interamente legata a pochi protagonisti. Le tragedie e le commedie nate durante l’Età elisabettiana sono quindi ambientate in luoghi diversi e le storie possono durare anche anni. Le compagnie che le mettevano in scena erano per la maggior parte itineranti, i testi erano scritti e venivano rappresentati così come erano nati. Gli spettacoli erano molto seguiti dal pubblico e durante il regno di Elisabetta il teatro era un passatempo diffuso e a prezzi modici, quindi il popolo si riversava nelle sale e vi trascorreva intere giornate pranzando, litigando, criticando e applaudendo gli attori. Piaceva, in particolare, un teatro che esprimesse forti emozioni, che provocasse anche reazioni eccessive. Non era solo una fonte di intrattenimento, ma anche un modo per insegnare alla gente la moralità, l’etica o la storia. Era un divertimento prettamente popolare, ma non solo. Il teatro era frequentato dal meno ricco così come dal nobile che, pur di divertirsi, non sdegnava di mescolarsi alla plebaglia. I biglietti erano per tutte le tasche: dal posto in piedi da un penny, a quello più costoso per il palcoscenico accanto agli attori, dove i nobili amavano sedersi per farsi vedere e diventare loro stessi parte dello spettacolo. C’erano inoltre tre file di gallerie coperte e fornite di posti a sedere che circondavano la platea in piedi, scoperta e soggetta al sole e alla pioggia.
Il palco, sormontato da un tetto, non era nettamente separato dalla platea e lì gli spettatori potevano muoversi liberamente arrivando fin quasi al palcoscenico. Non c’era sipario, nè scenografia nè ovviamente luci, ma i costumi erano sfarzosi e c’erano musiche ed effetti sonori. Ciò infatti che distingue principalmente il “teatro elisabettiano” dalla cultura degli effetti speciali di oggi è che la parola era più rilevante della scenografia. Nello spettacolo, inoltre, l’abito venne ad assumere un ruolo fondamentale, poiché gli attori delle compagnie erano esclusivamente maschi, poiché non era ancora consuetudine per le donne partecipare alle rappresentazioni da palcoscenico. Ci pensavano i cosiddetti “giovani ragazzi”, ancora non sviluppati, ad interpretare i personaggi femminili ed era quindi necessario nascondere il loro aspetto sotto costumi femminili e trucchi pesanti per permettere che risultassero credibili. L’epoca della “Regina Vergine” fu perciò tra le più ricche di produzioni teatrali e di edificazione di teatri nel corso della storia non solo d’Inghilterra ma, tra i più importanti, una particolare menzione va a quello fondato dalla compagnia di Shakespeare nel 1599 a Londra, il “Teatro Globe”, costruito interamente in legno e purtroppo distrutto nel 1613 da un incendio scoppiato a causa delle fiaccole usate per illuminare.
Solo recentemente, nel 1999, esso è stato ricostruito interamente su modello originario ed è tornato oggi a ospitare spettacoli lungo le rive del Tamigi, a ricordo di un tempo glorioso in cui la corte di Elisabetta I proteggeva gli artisti e il pubblico elisabettiano non era semplice spettatore ma partecipava attivamente alla rappresentazione. Un’epoca quella in cui gli autori, sapendo rompere con la tradizione classica, hanno sicuramente gettato le fondamenta del teatro contemporaneo e lo hanno reso vivo e pronto ad accogliere anche noi giovani, se lo sappiamo capire e amare.
Miriana Furnari
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.