Antartide, la prima pista di atterraggio è italiana!
Chi solcò per la prima volta i ghiacciai dell’Antartide sapeva di poter andare oltre.
Il continente, scoperto solo 200 anni fa, oggi ospita quasi 80 basi scientifiche ed è silenziosamente la penisola più contesa dalle grandi potenze del mondo.
Ogni anno è raggiunto da centinaia di ricercatori ed esploratori ma, a causa dei cambiamenti climatici, il ghiaccio usato come pista per gli aerei si assottiglia oltremodo rendendo rischioso l’atterraggio. Per questo motivo l’Aeronautica Militare ha progettato una piattaforma in ghiaia, così da consentire agli studiosi di raggiungere il continente ogni mese dell’anno.
La prima pista di atterraggio è orgogliosamente un progetto tutto italiano, un progetto che rientra nel programma di ricerca in Antartide con il personale dell’Aeronautica militare italiana e la collaborazione dei palombari della Marina, dei sommozzatori dei Carabinieri e delle guide alpine dell’Esercito.
La pista è costruita su uno strato di morena che, a sua volta, poggia su un ghiacciaio dallo spessore di 60 metri ed è stata realizzata e orientata in maniera tale da salvaguardare i pinguini presenti nel sito prescelto.
Nella stagione dove non è mai buio, il trasporto dei materiali è una corsa contro il tempo e la prima donna a condurre un velivolo in Antartide è italiana, il capitano Anna Maria T.
Da oltre 20 anni un aereo dell’Aeronautica italiana non arrivava da queste parti: 50 ore di volo per raggiungere i confini del mondo dove si studia la storia del clima terrestre e la nuova terra promessa per le risorse minerarie, per la pesca e addirittura per il turismo: un gigantesco laboratorio di studio a cielo aperto per tutto il mondo.