L’ETNA TRA REALTA’ E MITOLOGIA CLASSICA
ETNA: oltre al grande numero di tesori artistici di varia epoca, con i suoi quarantotto siti ambientali l’Italia è il paese al mondo che detiene il maggior numero di luoghi inseriti nella lista dell’UNESCO per valore paesaggistico, di cui ben sette sono solamente in Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo. Di questi sette il più grande e sicuramente quello più imponente è il Monte Etna, chiamato dagli abitanti dei dintorni etnei “u Mongi Beddu”: mons Jebel, dal latino mons “monte” e dall’arabo Jebel (جبل) “monte”, poi trasformato nel dialetto locale. L’apparente ripetizione, monte monte, è stata volutamente cercata per dare maggior solennità a questa rilievo, poichè ripetere due volte la parola era come indicare “il monte sommo” o “il monte dei monti”, proprio per rimarcare la sua magnificenza. Oggi il nome “Mongibello” indica la parte sommitale dell’Etna; l’area dei due crateri centrali, nonché i crateri sud-est e nord-est, ma ancora qualche anziano lo utilizza per indicare l’intero edificio vulcanico. Un secondo nome, forse un po’ meno comune del precedente che viene attribuito al vulcano è “a Muntagna”, per indicare il monte per antonomasia, oppure “Iddu”, Lui.
Tuttavia, qualunque sia il nome con cui lo si voglia chiamare, l’Etna è comunque il più grande vulcano che, innalzandosi imponentemente sull’isola del Mezzogiorno, la caratterizza.
Infatti la diversità e la complessità del paesaggio intorno al vulcano, la colorata contrapposizione dei substrati vulcanici, le vegetazioni boschiva arbustiva e arborea che si combinano sopra la vista della Sicilia e del Mar Mediterraneo, unitamente alla magnificenza del monte, la rendono unica. Il Monte Etna, del resto, è uno dei vulcani più attivi ed icona tra gli stessi, eccezionale esempio di processi geologici evolutivi e di formazione di piattaforme vulcaniche.
Esso è caratterizzato da attività eruttive continue dai suoi crateri sommitali e di abbastanza frequenti emissioni di fiumi di lava dai crateri laterali. E questa eccezionale attività vulcanica è stata documentata da almeno 2700 anni. Le diverse e accessibili caratteristiche vulcaniche, come i crateri sommitali, i coni vulcanici inattivi, i fiumi di lava, le grotte di lava (spettacolo unico in tutta Europa ad eccezion fatta per Norvegia e Islanda) e la depressione della Valle del Bove, hanno fatto del Monte Etna una destinazione primaria per ricerche e viaggi di istruzione.
Oggi il Monte Etna è quindi uno dei più studiati e monitorati vulcani al mondo, e continua ad influenzare gli studi di vulcanologia, geofisica ed altre discipline della scienze della Terra. Il monte ha inoltre molte nomine ufficiali ed è anche nel Guinness dei primati, poichè non solo è il più alto e attivo in Europa, ma è anche diventato di recente il più attivo su scala mondiale! Il nostro vulcano si trova infatti al secondo posto nella classifica mondiale dei monti più attivi del mondo, preceduto dal Monte Yasur, in Vanautu, e seguito da Stromboli, rispettivamente al primo e al terzo posto. Tuttavia il grande monte che sovrasta la Sicilia ha anche una storia lunga e antichissima che risale a milioni di anni fa e che forse molti non conoscono. Infatti possiamo trovare delle prime testimonianze dell’Etna del poema epico “Odissea” di Omero.
Molti a questo punto diranno che, nell’appena citato poema, non vi è nessun riferimento a esso, perché nessuno palesemente lo ha dimostrato, ma in realtà vi è, anche se in modo celato e non conclamato. Infatti tutti conoscono le vicissitudini del grande Ulisse e ricordano quando, nel suo pellegrinaggio verso Itaca, toccò la Sicilia dove, sbarcando nella piana di Catania, incontrò i Ciclopi, tra cui Polifemo, figlio di Poseidone. In verità molti ritengono che il gigantesco ciclope non fosse altro che la personificazione del monte Etna e che questo enorme gigante tanto cattivo e tanto imponente rappresentasse, nella realtà, l’enorme montagna che aveva così tanto colpito Omero. Si è arrivati a questa ipotesi tenendo in considerazione le numerose similitudini come l’ubicazione; l’unico occhio del mostro – come il grande cratere centrale del vulcano – e i macigni che lancia in mare alla rinfusa accecato tanto dall’ira che dall’inganno di Odisseo, che sarebbero invece le bombe e i lapilli che il vulcano fa fuoriuscire dal cratere insieme ai gas e al fumo. Si attribuisce ai Faraglioni dei Ciclopi ad Acitrezza l’essere proprio i massi lanciati dal ciclope e probabilmente lo stesso Ulisse o Omero dovettero trasformare il monte in un Ciclope perché i loro contemporanei o chi ascoltava e leggeva la storia non avrebbero capito di cosa si stesse parlando. Altra visione mitologica dell’Etna la si può ritrovare nella stessa bandiera della Regione Sicilia, che è composta dai colori giallo e rosso e poi dalla figura che spicca al centro: il volto di una donna e tre gambe.
Le tre gambe rappresentano i tre capi dell’isola: capo Peloro (o punta del Faro, Messina, a Nord-Est), capo Passero (Siracusa a Sud), capo Lilibeo (o capo Boeo, Marsala, a Ovest); mentre il volto di donna non è un volto comune ma quello di Medusa.
Nella mitologia Medusa è una delle Gorgoni, sorelle con le fattezze di donna ma con dei serpenti al posto dei capelli che pietrificano chi la guarda. Nel nostro caso i capelli sono i lapilli e gli schizzi di lava che fuoriescono dal vulcano, mentre l’abilità del “pietrificare” è data dalle ceneri infuocate che così agiscono, come nel caso di Pompei ed Ercolano, dove si trovano ancora resti di abitanti pietrificati sotto l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Sono molte altre, naturalmente, le apparizioni dell’Etna nella mitologia, anche se di minor importanza…. Quello che però non si può ignorare è che il patrimonio culturale custodito nel sito dell’Etna, unito al suo valore ambientale e non solo, rende nel complesso la nostra isola uno dei paradisi del Mediterraneo e noi, da Siciliani, dovremmo averlo sempre presente ed essere i primi promotori del turismo e della conoscenza della nostra terra, oltre ad esserne fortemente fieri.
Santi Scarpaci
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.