Il pino della discordia di piazza San Sebastiano a Barcellona
Piazza S. Sebastiano viene così denominata perché sorge nel sito in cui era ubicata l’antica chiesa dedicata a S. Sebastiano. La piazza costituiva il primitivo nucleo di Barcellona P.G. fino al 1900 e, oltre la chiesa omonima, vi si trovavano l’antica Chiesa degli Agonizzanti, il Teatro Placido Mandanici, distrutto nel 1967 da un incendio ed il Monte di Pietà.
Nel 1900 la chiesa di s. Sebastiano venne demolita per due motivi: la popolazione, in seguito all’unione dei due nuclei di Barcellona e Pozzo di Gotto nel 1836 era raddoppiata e dunque era necessario un luogo di culto più capiente; inoltre il vecchio duomo avrebbe impedito di tracciare l’asse viario costituito dall’odierna via Roma, sbocco d’accesso alla Stazione ferroviaria. Negli anni ’30 vennero messi a dimora nella piazza dei pini, forse non tenendo conto dello sviluppo che tali alberi avrebbero avuto sia per quanto riguarda le loro chiome che per il loro apparato radicale. Barcellona si sviluppa ulteriormente, cambiando volto ed i pini di piazza s. Sebastiano, come dei silenti giganti assistono a tale trasformazione, sino a quando nel 2015 uno di loro, a causa del forte vento cade. L’abbattimento degli alberi di piazza San Sebastiano ha avuto inizio proprio nel novembre del 2015 per motivi di sicurezza, in quanto i forti venti che avevano causato la caduta dell’albero di pino avrebbero potuto far cadere anche gli altri. Questa decisione è stata sostenuta anche da Legambiente.
II definitivo addio ai pini di piazza San Sebastiano è avvenuto proprio in questi giorni ed è stato oggetto di polemiche da parte dei cittadini barcellonesi e del gruppo di “Riforestazione Barcellona” che si sono opposti al loro taglio stazionando sotto l’unico albero superstite, situato davanti all’ingresso dei giardini Oasi in via Roma. Con una Ordinanza Sindacale firmata dal vicesindaco Filippo Sottile è stato stabilito il nullaosta alla rimozione dell’albero, ma la Sovraintendenza dei Beni Culturali e ambientali di Messina ha bloccato le operazioni di abbattimento, rinviandole. Tutto ciò ha comportato anche l’intervento del Sindaco Roberto Materia sul posto che ha cercato di risolvere la situazione dialogando con gli oppositori e stabilendo il taglio dei rami nella speranza che l’albero riesca a sopportare le più avverse condizioni meteo.
Durante le ore di Storia, studiando le Guerre indiane, abbiamo letto un documento di un Capo indiano che mi ha fatto riflettere molto sull’attenzione e la cura che l’uomo moderno riserva alla natura.
In questo documento il Capo di una tribù indiana critica il comportamento dell’uomo bianco affermando che “la sua avidità divorerà la terra, lasciandosi dietro soltanto un deserto”. In un altro passo del documento si legge ancora: “Gli Indiani preferiscono il dolce suono del vento che danza su una superficie di uno stagno e l’odore stesso del vento lavato dalla pioggia e profumato di pino”.
Questo testo scritto nel 1854 è oggi più che mai attuale in quanto l’uomo nella sua corsa al progresso è stato poco rispettoso dell’ambiente. La selvaggia costruzione di edifici attraverso la mano dell’uomo ha spesso devastato la natura compromettendo il suo rapporto con l’uomo stesso.
La vicenda del “pino della discordia” ci ricorda che ogni città dovrebbe avere un Piano Verde che individui zone di verde pubblico da curare e rispettare, al cui interno l’uomo possa trovare un luogo tranquillo a contatto con la natura ed in esso si potrà preservare la memoria storica della città.
Zoe CASTELLANO III B Scuola Media “G. Verga” I.C. “L. Capuana”