venerdì, Novembre 22, 2024
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“Io sono Martina”, una triste realtà in una fiaba di Giulia Carmen Fasolo

La libertà di essere felice è già tua,non devi chiederla a nessuno

Con questa citazione significativa, Giulia Carmen Fasolo, operatrice all’accoglienza e all’ascolto presso il centro anti-violenza “Frida Onlus” di Barcellona Pozzo di Gotto, introduce la sua breve ma intesa favola, intitolata “Io sono Martina” e che narra, dal punto di vista di una bambina, una triste e dura verità, che sfortunatamente è sempre più frequente nonostante la sensibilizzazione riguardo la violenza di genere, la violazione dei diritti della donna e il femminicidio.

"Io sono Martina", una triste realtà in una fiaba di Giulia Carmen Fasolo

Questa favola racconta infatti la storia – realmente accaduta – di una bambina come tutte le altre e delle “carezze pesanti” con cui il padre la salutava quotidianamente, carezze a cui Martina non riusciva a dare una spiegazione. L’unica cosa che rimase alla piccola fu sognare, immaginare un mondo che ad alcuni può sembrare la normalità, ma che lei considerava irraggiungibile. Questa speranza di avere genitori amorevoli e di essere amata, venne però presto infranta dalla compagna di banco Agnese, che la fa riflettere sull’irrealizzabilità del suo sogno.

"Io sono Martina", una triste realtà in una fiaba di Giulia Carmen Fasolo

Una volta cresciuta la situazione non migliora. Sposatasi con un collega di lavoro per allontanarsi dal padre, veniva picchiata regolarmente dal marito, un uomo che col tempo si rivelò violento. Ma quando scopre di essere incinta Martina scappa con una scusa dalla sua stessa casa, un luogo sicuro per alcuni, una terribile prigione per altri, e cerca rifugio in un centro anti-violenza, dove può confidarsi con una giovane ragazza che l’accolse sorridente. Raccontò delle carezze non volute, dei calci, delle sberle, dei lividi, della sua paura di non farcela, del pensare di essere costretta ad assecondare le volontà del marito… Scappando riuscì a salvare la figlia dal padre, impresa che sua madre non era riuscita a compiere, e la chiamò Libera. Lei avrebbe potuto vivere nel mondo che Martina sognava, in una realtà in cui nessuno picchia nessuno e senza lacrime, dove avrebbe potuto credere in se stessa.

Sfortunatamente questa fiaba non è solo una storia inventata da Giulia Carmen Fasolo, ma una realtà che oggi milioni di donne vivono. Ed è importante conoscere cosa succede loro per evitare che cose come quelle che sono accadute a Martina avvengano e per insegnare agli uomini che le donne non vanno sfiorate nemmeno con un fiore e alle donne a trovare il coraggio di scappare ed evadere da questi uomini… Per conoscere una realtà in cui nessuno picchia nessuno.

Irene Calabrese

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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