Giovani scrittori crescono: laboratorio di scrittura creativa e collaborativa
Il genere horror
La triste storia di Giorgia
Era una lontana notte del 1920, una notte buia e nebbiosa, quando una bambina di 8 anni di nome Giorgia rimase orfana.
La bambina viveva con i suoi genitori in una casa in rovina: i vetri delle finestre erano opachi, quasi lattescenti, alcuni di essi erano completamente rotti e lasciavano entrare nella casa delle gelide folate di vento.
La puzza di muffa e di “morte” era una costante in quella casa e provocava seri problemi respiratori a coloro che malauguratamente erano costretti a bussare a quella porta per chiedere un riparo durante le notti in cui imperversavano le tormente di neve.
L’abitazione si trovava in mezzo ad una foresta maledetta; qui, nelle notti di plenilunio, sbucavano dal nulla creature mostruose, fantasmi, vampiri e streghe, che si divertivano a terrorizzare i passanti.
Attanagliata dalla solitudine e in cerca di una nuova speranza la bambina si mise in cammino. Mentre attraversava la fitta foresta si sentiva osservata, minacciata, come se qualcuno la stesse inseguendo. Giorgia iniziò a correre sempre più forte, ma il suo piede s’incastrò in un tronco d’albero e iniziò a perdere tanto sangue a causa delle ferite provocata dalle schegge di legno. Presa dal panico e dalla stanchezza incominciò a gridare con tutto il fiato che aveva in gola. Il suo grande sforzo per farsi sentire era vanificato dal silenzio assordante di quei luoghi: nei dintorni infatti non si aggirava anima viva. Ad un tratto il tronco si spaccò in due, così la bambina riuscì a liberarsi e a scappare.
Nel frattempo la nonna che non aveva più notizie dell’intera famiglia andò a cercarli e, dopo lunghe ricerche, trovò la bambina che dormiva beata accanto ad una stufa; scoprì anche, con grande dolore, che i genitori della bambina erano stati uccisi entrambi.
La piccola Giorgia era sopravvissuta, un vero miracolo. La nonna e la bambina tornarono a casa insieme, per iniziare una nuova vita.
Michele Mondello II B Zirilli
Joe e la casa abbandonata
Che bello, finalmente un invito per partecipare ad una vera festa di Halloween!
Alle 18:30 mi metto in cammino con una bici nera, piena di ragnatele e polvere, trovata nel vecchio garage di mio nonno. Durante il tragitto per arrivare alla festa mi addentro in vicoli sempre più stretti, tortuosi e paurosi, che lo sembrano ancor di più per via dello scricchiolare della bici arrugginita e della fitta nebbia.
Arrivo puntuale e aspetto pazientemente davanti alla casa dove è prevista la festa, ma con grande stupore mi accorgo che non ci sono altri ragazzi: la casa è abbandonata e pericolante, infatti tutte le travi portanti sono costituite da legno tarlato, quasi marcio. La casa è circondata da terreno inospitale, privo di vegetazione: tutt’intorno solo fitti cespugli di rovi, alberi spogli e per terra un tappeto di rami, foglie secche e qualche animale morto.
Entro nella casa impaurito, tutto tremante. Dopo aver contato nella mia mente all’incirca dieci passi giunge alle mie orecchie un forte rumore provenire dalla cucina: un pezzo di legno si frantuma in sette pezzi, che a loro volta formano un parallelogramma, un quadrato e cinque triangoli isosceli.
Intuisco che per salvarmi devo ricostruire con quei frammenti un simbolo esoterico, un qualcosa di misterioso. Ci provo più volte e mi accorgo che ogni volta che sbaglio le pareti della casa si restringono sempre di più, mentre contemporaneamente entrano, da alcune fessure, tantissimi pipistrelli, ragni e topi.
Mi sento in gabbia, senza alcuna via d’uscita. Dopo innumerevoli tentativi riesco ad aprire una botola sotterranea: mi addentro nel cuore della terra calpestando un’antica scala a pioli che ad ogni passo si sgretola sotto i miei piedi. Mi ritrovo all’interno di una grande sala, nell’aria aleggia una terribile puzza di muffa, cerco di orientarmi nonostante il buio pesto.
Una voce lontana continua a ripetere il mio nome: “Joe, Joee, Joeee . . .”
Avverto un respiro sul collo, qualcuno mi avvolge e non mi lascia scampo: è un vampiro che mi attira a sé con una forza incredibile, non riesco ad oppormi. Da questo momento la mia vita non sarà più la stessa.
Chiara Maimone, Giuseppe Italiano,Tommaso Nania II B Zirilli
La fine di Henry
La notte del 17 novembre del 1917 Henry stava ritornando tranquillamente a casa, quando sentì il grido di una bambina provenire dalla chiesa situata proprio di fronte a casa sua.
Henry, molto spaventato, si avvicinò al portone principale della chiesa e vide che dal lampadario penzolava il corpo di una bambina. Alla manica della giacchetta vi era cucita una lettera che conteneva le seguenti parole: “Ho ucciso io la bambina, se vuoi, puoi trovarmi al cimitero, dietro la chiesa, stai attento!”.
Henry, molto spaventato, uscì dalla chiesa correndo come un pazzo e con il cuore che gli batteva a mille. Sulla strada di casa lo colse un forte temporale, il cielo si oscurò improvvisamente e uno strano vento intonava dei versi lamentosi, simili agli ululati dei lupi. Quella sera accaddero fatti strani: proprio davanti ai suoi occhi si materializzarono undici grandi lupi mannari, per fortuna cercavano altro ed erano poco interessati a lui.
Poi apparve Clownetor, un clown dai denti a sciabola dai quali colava tanto sangue. Henry saltò sulle spalle del clown per cercare di allontanarsi il più possibile dai lupi mannari, ma questo peggiorò solo la situazione. Clownetor si muoveva troppo ed Henry, mentre tentava affannosamente di restare aggrappato sulle sue spalle, cadde sopra ad una tomba: sulla lapide vi era inciso il suo nome e la scritta “SEI MORTO!”.
Accanto alla sua tomba c’era quella della bambina. Mentre lui piangeva e si disperava seduto sopra la sua tomba, un fulmine scagliò innanzi a lui un essere a metà tra il bello e il terribile.
Una creatura dal viso d’angelo e dal corpo di serpente gli si avvicinò e con il suo tridente in mano gli disse: “Ti stavo aspettando”, mentre gli puntava il tridente dritto al cuore.
Henry cercò di fuggire, ma fu bloccato da un’orda di scheletri: non ebbe più scampo, fu catturato e ghigliottinato. Le forze del male avevano avuto ancora una volta la meglio.
Alberto De Gaetano, Antonio Buta, Giada Spinola, Giuseppe Cambria II B Zirilli