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Vittime di un amore malato: è un dovere salvarle

Vittime di violenze: il 25 novembre è la data stabilita dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di spingere i governi, associazioni e organizzazioni internazionali a sensibilizzare la gente e renderla consapevole delle violenze fisiche e psicologiche che tantissime donne, in qualunque parte del mondo, subiscono sia dentro che fuori dall’ambiente domestico. Già nel passato la donna è stata sempre considerata come un essere inferiore, costretta a subire violenze e maltrattamenti da parte del marito o dal padre.

Vittime di un amore malato: è un dovere salvarle

Con il passare del tempo, però, essa ha cercato in tutti i modi di ribellarsi ed emanciparsi, per conquistare i propri diritti, soprattutto per aiutare le nuove generazioni ad avere una vita migliore, senza violenze e senza distinzione di genere. Ancora oggi, tuttavia, in una realtà moderna come quella in cui viviamo, questa idea di una presunta superiorità dell’uomo sulla donna è ancora molto presente. Molto spesso sentiamo quindi parlare di “femminicidio”. Ma cos’è di preciso? La parola femminicidio sta a significare “uccisione di una donna in quanto tale da parte di un uomo”. Questo fenomeno però è frutto di una società maschilista e patriarcale, che non riesce ad accettare la donna come un essere indipendente in grado di pensare, insomma un essere umano al pari dell’uomo. Così purtroppo le donne tutt’oggi continuano ad essere vittime, molto spesso inconsapevoli, spesso proprio delle persone che amano e che, nonostante tutto, continuano a difendere. In Italia la violenza di genere aumenta a dismisura e questo è molto preoccupante: quest’anno le vittime sono già novantaquattro e la maggior parte di questi omicidi è avvenuta per mano di mariti, fidanzati o ex compagni.

Vittime di un amore malato: è un dovere salvarle

Le donne che subiscono violenza abitualmente tra le mura di casa a volte non riescono a trovare la forza per denunciare ciò che è accaduto, per vari motivi, non si rendendosi conto che il silenzio non aiuta a risolvere il problema, contribuendo anzi a farlo crescere. La storia di Martina, un racconto scritto da Giulia Carmen Fasolo che abbiamo letto in classe con la nostra insegnante, mi ha fatto riflettere perché questa bambina non riusciva a capire che quello di suo padre non era amore e per molti anni ha sopportato tutte le violenze convinta che una vita senza botte fosse solo un sogno. Neanche quello di Marco, futuro suo marito, era vero amore. Il vero amore non ti picchia, ma Martina non riusciva a reagire e più passava il tempo più si convinceva che quello era l’amore più grande del mondo. Soltanto quando scoprì di essere incinta qualcosa in lei cambiò. Il pensiero che sua figlia o figlio potesse subire tutto quello che lei stessa aveva sopportato, le diede il coraggio e la forza di reagire. Oggi la violenza sulle donne è un tema molto discusso grazie soprattutto alle tante associazioni che organizzano tante manifestazioni contro il fenomeno e continuano a impegnarsi quotidianamente aiutando molte donne in difficoltà. Durante la “Giornata Mondiale contro la violenza di genere”, inoltre, in molte piazze italiane possiamo vedere una grande distesa di scarpe rosse, diventate il simbolo di protesta contro questa “mattanza”. Il colore rosso simboleggia infatti il sangue di tutte le vittime ed è un modo per non dimenticare e ricordare a tutti che non si può rimanere impassibili di fronte a un fatto così grave.

Aurora Biondo

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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